Il fascino per Krishna nel sufismo di Ras Khan

Ras Khan, un sufi Krishnaita

Il sufismo Krishnaita

Uno dei filoni meno conosciuti del sufismo indiano è la tradizione mistica krishnaita sviluppata dai sufi musulmani. Nei versi composti da questi sufi, che sono ancora ampiamente cantati nelle campagne dell’India settentrionale, l’amore [lila] tra Krishna e le sue gopi, costituisce l’immagine e il motivo centrale che simboleggia il perfetto attaccamento tra il sufi e Dio.

Krishna, immagine della perfezione

La vita di Krishna è l’immagine ideale della vita di un uomo perfetto. Il vero significato della parola Krishna è Dio, e l’uomo identificato con quel nome era colui che era cosciente di Dio e che adempì il suo messaggio nel periodo in cui era destinato a darlo; in breve, era un Profeta.

I sufi sampradaya

I sufi sampradaya hanno svolto un ruolo importante nella diffusione del sufismo Krishnaita in India. Seppur concentrati nella zona settentrionale del paese, i primi sufi hanno contribuito alla fioritura del sufismo sampradaya in tutto il subcontinente indiano fin dal terzo secolo dell’Egira arricchendo il movimento Bhakti.

La successione disciplica (conosciuta anche come sampradaya o guru parampara) di Mo’inoddin Cishti includeva sufi come Khwaja Qutubuddin e Khwaja Fariduddin Ganj Shakar. I Suhrawardi sampradiya furono iniziati da Sheikh Bahauddin Zakariya. Il XV secolo portò la sampradaya sufi di Sheikh Abdullah Shattar. Ci sono molte sampradaya sufi tra cui la Khodiya (portata da Mohammed Ghawth in India) e la Qalandariya di Sheikh Bir Ali Shah Qalandar. In quest’ultimo gruppo di sufi, c’è un gruppo di mendicanti digambara.

Sadasuhagin e le tradizioni nirguna e sirguna bhakti

I sufi trassero dal movimento Bhakti del sud la vicinanza con il Divino che era visto dai sufi come una “sadasuhagin”, la Sposa eterna. Date le loro origini islamiche, era naturale che i sufi cantassero solo il nirguna.

Invece, nell’intera gamma della poesia sufi punjabi si costruisce l’immagine estetica e fisica dell’Amato, così un sufi sintetizza le tradizioni nirguna e sirguna Bhakti.

Biografia di Ras Khan

Ras Khan nacque nel 1548 e morì nel 1628. Il suo nome originale era Syed Ibrahim Khan, mentre Ras Khan era il suo pseudonimo in hindi. È il più noto tra i sufi musulmani indiani che scrisse principalmente in uno stile krishnaita. Quel poco che sappiamo della sua vita mitica è avvolto nel mistero.

È detto che sia nato nel villaggio di Pihani, nel distretto di Hardoi, nell’attuale Uttar Pradesh. Per quanto riguarda le modalità con cui intraprese il cammino krishnaita, le opinioni sono molto discordanti.

La maggior parte degli studiosi afferma che Ras Khan era un sardar pashtun e il suo luogo di nascita fosse Kabul (Afghanistan). Ras Khan era il figlio di un jagirdar e nella sua giovinezza viveva nel lusso. Ricevette una buona educazione ed era un poeta musulmano devoto ad Allah. Ras khan parlava sia hindi che persiano e tradusse il “Bhagavata Purana” in persiano.

Syed Ibrahim Khan scrisse dei bhajan devozionali a Krishna e si trasferì da Delhi a Brindavan per vivere lì e cantare i suoi bhajan. I suoi bhajan sono così parte integrante della topografia locale che vengono cantati senza che nessuno sappia che sono stati scritti da un musulmano. Alla sua morte, era considerato ancora un musulmano osservante e fu sepolto a Brindavan.

Il suo santuario si trova vicino al fiume Yamuna, a Gokul Bhramand Ghat, luogo di nascita di Krishna. È un posto molto tranquillo. Molti devoti di Krishna vanno lì per rendere omaggio e a meditare.

La bellezza di Krishna nei versi di Ras Khan

I versi di Ras Khan trattano fondamentalmente della bellezza di Krishna e dell’amore tra Krishna e le sue gopi. Ma il Krishna a cui si riferisce Ras Khan non è la divinità antropomorfa della scuola saguna Bhakti. Piuttosto, il suo Krishna è una qualità che non ha forma fisica. In effetti, quindi, ciò che abbiamo qui è una forma di sufismo Krishnaita.

In un racconto contenuto nel Bhaktakalpadruma, un testo medievale in lingua Braj bhasha di Pratapa Simha (Raja di Sidhua, Uttar Pradesh), Ras Khan una volta si recò a Brindavan insieme al suo precettore sufi. Lì ebbe una visione di Krishna e cadde svenuto.

Le opere di Ras Khan

Gli scritti in lingua Brij Bhasha di Ras Khan sono numerosi, i cinque più importanti sono il Sujana Raskhana, il Premavatika, il Danalila, l’Astayama e una raccolta di Padas [distici]. Di questi il più noto è Premavatika [‘La foresta dell’amore’].

Il Premavatika è composto di cinquantatré versi, la maggior parte dei quali trattano la natura del vero amore spirituale, prendendo a modello l’amore tra Radha e Krishna. Ras Khan inizia l’opera dicendo:

‘La dimora dell’Amore è Shri Radhika,
il figlio di Nanda [cioè Krishna] è il colore dell’Amore’.

Ma il cammino dell’Amore non è facile, ci dice:

‘Tutti dicono: “Amore! Amore!”
ma nessuno conosce l’amore”,

egli aggiunge, perché

‘Se una persona conosce l’amore,
perché il mondo dovrebbe piangere?’.

Dopodiché si lancia in una lunga discussione sulla natura dell’amore divino.

“L’amore è inaccessibile, incomparabile, incommensurabile
È come l’oceano –
Chi giunge alla sua riva non tornerà indietro
Quando bevve il vino dell’Amore,
Varuna divenne il Signore delle acque
Perché bevve il veleno per Amore,
il Signore della Montagna [Shiva] è venerato”.

Quando il viaggiatore sul sentiero mistico comincia a comprendere la natura del vero amore, allora i rituali e i legami esterni cominciano a perdere significato per lui. Così, dice Ras Khan:

“Le regole del mondo, i Veda e il mondo, la vergogna, il lavoro e il dubbio
Rinuncia a tutto questo una volta che pratichi l’amore
Che cosa sono infatti le norme e le negazioni in confronto all’Amore?”

“Senza l’Amore tutto è inutile”, osserva Ras Khan, che poi aggiunge:

“Tra le Shruti, i Purana, gli Agama e gli Smriti, l’Amore è l’essenza di tutto.
Senza la conoscenza dell’Amore non c’è esperienza di ananda [beatitudine].
La conoscenza, l’azione e l’adorazione sono la radice dell’orgoglio.

Leggendo gli Shastra si diventa un Pandit, recitando il Corano si diventa un Maulvi.
Ma se non hai conosciuto l’Amore in questo, a che serve, chiede Ras Khan?”.

Da qui Ras Khan inizia un’intricata descrizione del percorso dell’Amore e dell’abbandono a Dio, mettendo in discussione tutte le ortodossie, tutti i formalismi e tutte le divisioni create dall’uomo. Questa è, in un certo senso, l’essenza del suo messaggio. Conclude la sua opera con i seguenti versi:

“Strappando il suo cuore a una donna altera [cioè alle insidie del mondo]
Miyam1 [lui stesso] è diventato Ras Khan una volta che ha visto la bellezza di Premadeva [il Dio dell’Amore]”.

Conclusione

I sufi che utilizzavano l’immaginario Krishnaita perseguivano un duplice scopo:

1) rendere le loro dottrine più comprensibili alle masse

2) avvicinare gli indù e i musulmani gli uni agli altri creando un discorso universalmente condiviso.

Nota

1. Miyāṃ (मियां): è un modo rispettoso per rivolgersi a un musulmano.

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