Il Profeta Muhammad (ﺺ) spicca nelle Scritture Indù

Nel Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

È stato pubblicato in India un libro che ha sollevato numerosi dibattiti e molta indignazione. Se l’autore fosse stato un Musulmano sarebbe stato immediatamente arrestato ed il suo libro strettamente censurato. Ma l’autore di quest’importante libro di ricerca intitolato “Kalki Avatar” [Guida e Profeta per l’universo] è d’etnia Bengalese, e proviene dall’Università d’Ilahabad. Pandit Vaid Parkash è un Bramino Indù, un celebre sapiente di Sanscrito ed un gran ricercatore. Pandit Vaid Parkash, dopo un lungo e difficile lavoro, presentò il frutto delle sue ricerche ad otto Pandit reputati dei grandi ricercatori in India, ed annoverati tra i maggior eruditi Indù. I loro Pandit [saggi], dopo aver analizzato questo libro, hanno confessato che si trattava di un autentico lavoro di ricerca.

I libri religiosi Indiani citano la “Guida ed il Profeta” col nome specifico di “Kalki Avatar” […].

A sostegno delle sue argomentazioni, Vaid Parkash cita il Veda, uno dei libri sacri degli Indù:

  1. Il Veda afferma che il “Kalki Avatar” sarà l’ultimo Messaggero o Profeta di Bhagwan [Allah], guida per il mondo intero. Dopo aver menzionato questi riferimenti, il Pandit Parkash sostiene che essi si possano solamente applicare al Profeta Muhammad (ﺺ).
  2. Secondo le profezie dell’Induismo, il “Kalki Avatar” nascerà in un’isola. Il territorio Arabo [in cui è nato Muhammad (ﺺ)] è conosciuto col nome di “Jaziratu-l-Arab” [penisola/isola Arabica].
  3. Nel libro sacro degli Indù, il nome di “Kalki Avatar” è designato dal termine “Vishnu Bhagat” e sua madre è denominata “Somanib”. In Sanscrito [la lingua nobile degli Indù], Vishnu designa Allah ed il senso letterale di “Bhagat” è “schiavo”. La traduzione Araba dell’espressione “Vishnu Bhagat” è “lo schiavo d’Allah” [Abdullah]. “Somanib” in Sanscrito significa “pace” e “tranquillità”, termini che in Arabo si possono tradurre col nome di “Amina”. Il nome del padre di Muhammad (ﺺ) era Abdullah, mentre quello di sua madre, era Amina.
  4. Nel libro degli Indù, è citato che il “Kalki Avatar” vivrà tra gli ulivi e i datteri, sarà sincero e onesto. Pandit Parkash scrive: “Questo è vero, e si applica a Muhammad (ﺺ)…”
  5. Il Veda cita che il “Kalki Avatar” nascerà tra la rispettabile e nobile dinastia della sua terra. Questo è vero, perché vale per Muhammad (ﺺ) […]. Egli è nato alla Mecca tra la nobile, stimata e prestigiosa tribù dei Coraisciti.
  6. Il “Kalki Avatar” sarà istruito nella grotta dal Messaggero di Bhagwan. […] Muhammad (ﺺ), fu la sola persona alla Mecca ad esser stata istruita dall’Angelo Gabriele nella grotta di Hira.
  7. È scritto nei libri sacri degli Indù che Bhagwan doterà il “Kalki Avatar” di un cavallo velocissimo grazie al quale percorrerà il mondo e ascenderà ai sette cieli. Al-Buraq, l’animale di “al Israa’ wa-l Mi’raj” non è quello descritto da questa profezia?
  8. È anche scritto nei libri Indù che il “Kalki Avatar” sarà rinforzato [reso forte] ed aiutato [con forza] da Bhagwan. Noi sappiamo dai racconti che, Muhammad (ﺺ) […] è stato aiutato e sostenuto da Allah e dai Suoi Angeli il giorno della battaglia di Badr.
  9. I libri Indù menzionano che il “Kalki Avatar” sarà un esperto nell’arte di cavalcare, nel tiro con l’arco e nel maneggio della spada. Il commentario di Pandit Vaid Parkash attira l’attenzione sul fatto che l’epoca dei cavalli, delle spade e delle lance è trascorsa; quindi, è inopportuno aspettarsi nell’era delle armi moderne, dei tank, dei missili e delle armi da fuoco un “Kalki Avatar” colla spada nel fodero, o munito di lancia e frecce. In realtà, il “Kalki Avatar” attribuisce a Muhammad (ﺺ) il ruolo di Profeta a cui fu rivelato il libro celeste del Corano.

Una breve introduzione alle scritture Indù

Il Veda, le Upanishad, i Purana ed il Brahmana Granth sono i quattro libri sacri della religione Indù. L’ultimo è un commentario sui Veda, ma lo si considera un libro rivelato. Questi libri sono in lingua Sanscrita, la lingua degli Indù. Il Veda è suddiviso in quattro libri: Rig Veda, Yajur Veda, Sam Veda e Atharva Veda. Si ritiene che siano il Testo sacro più antico che sia pervenuto ai giorni nostri, ma il Rig Veda è il più antico fra loro. È stato compilato durante tre lunghi e differenti periodi. Le opinioni divergono considerevolmente sulla data di compilazione o di rivelazione dei quattro Veda. Swami Daya Nand, fondatore dell’Arya Samaj, afferma che i Veda sono stati rivelati 1.3 miliardi [?!] d’anni fa, mentre altri [i sapienti e gli orientalisti Indù] affermano che non hanno più di quattromila anni. L’analisi dei Veda rivela che questi libri sono stati rivelati in luoghi differenti e a Rishi Profeti diversi. I Veda sono le scritture più veritiere degli Indù.

Le Upanishad sono considerate provenienti dai Veda, ma quest’ultimi sono superiori e più autentici. Però, certi Pandit considerano le Upanishad superiori ai Veda. Seguono i Purana. I Purana sono i testi più letti tra tutte le Scritture Indù perché sono più facili da trovare [è difficile trovare i Veda]. Il compilatore dei Purana che è Maharishi Vyasa li ha classificati in diciotto volumi. Questi libri contengono la storia della creazione dell’universo, la storia dei primi ariani ed i racconti della vita delle “divinità” Indù. I Purana sono stati rivelati nello stesso periodo dei Veda o un po’ prima. Il carattere sacro e la venerazione dei Purana è ammessa e riconosciuta in tutti i libri autentici degli Indù.

Per molto tempo, le Scritture Indù furono principalmente nelle mani dei Pandit [religiosi, letterati] e di un ristretto gruppo d’uomini che avevano imparato il Sanscrito [la maggioranza della popolazione Indù parla l’Hindi e comprende solo qualche parola di Sanscrito]. Sir William Jones, era un giudice che fondò la Società Asiatica del Bengala ed apprese il Sanscrito durante l’ultimo decennio del diciottesimo secolo. Contribuì a suscitare l’interesse per il Sanscrito e le opere Indù in Europa, e grazie ai suoi sforzi le Scritture Indù sono state tradotte in inglese.

Nel 1935, il Pandit Pran Nath (1918-1996), pubblicò un articolo sul “Times of India” che mostrava che il Rig-Veda contiene dei dettagli storici sui Re Babilonesi ed Egiziani, e sulle loro guerre. Inoltre, dimostrò che un quinto del Rig Veda deriva dalle Scritture Babilonesi. Da una prospettiva Islamica, è probabile che agli Indù furono rivelati dei libri contenenti la descrizione delle lotte compiute dai Profeti (ﻉ) d’Allah inviati precedentemente ad altri popoli.

Ci sono numerosi esempi in queste Scritture Indù. L’Atharva Veda è conosciuto anche col nome di “Brahma Vedaâ”, il cui significato è “la Conoscenza Divina”. Un’analisi dei Veda rivela che Brahma è effettivamente Abramo (Ibrahim In Arabo), la lettera iniziale “A” è stata spostata e messa alla fine del nome “Brahma”. Ugualmente, la prima sposa d’Abramo (ﻉ), Sarah, è citata nei Veda col nome di Saraswati, e il Profeta Nuh (ﻉ) [il Noé del diluvio] corrisponde a Manuh o Manu. Per qualche Pandit, l’Atharva Veda è il libro d’Abramo (ﻉ). I Profeti Isma’il (ﻉ) [Ismaele] e Ishaq (ﻉ) [Isacco] sono chiamati rispettivamente Atharva e Angira nel Veda.

Tavola 1

BrahmaIbrahim (Abramo)
SaraswatiSarah
Manu, ManuhNuh (Noé)

Il retroterra delle Profezie

Il culto dell’eroe Indù è ben noto, ed è ragionevole supporre che dopo un lungo periodo di rispetto e di riverenza verso certi Profeti (ﻉ), gli Indù abbiano considerato questi Messaggeri (ﻉ) di Allah pari a degli “Dei.” Inoltre, è verosimile che il libro di Abramo (ﻉ) e d’altri Profeti (ﻉ) contengano delle profezie relative all’ultimo Profeta, Muhammad (ﺺ). Gli storici musulmani dell’India affermano che le tombe dei Profeti Sheesh [Sheeth, Seth (ﻉ)] e Ayyub [Giobbe (ﻉ)] si trovino a Ayodhya, nella provincia dell’Uttar Pradesh, in India. Nell’antichità, Ayodhya fu conosciuta col nome di Khosla stando allo Satapatha Brahmana.

Alcuni Pandit hanno recentemente iniziato a rigettare i Purana semplicemente perché vi si trovano molte profezie e dei segni chiari a sostegno della verità del Profeta Muhammad (ﺺ). Così questi Purana non vengono più considerati appartenenti alla tradizione Vedica, giacché i veri libri sarebbero persi. Ciononostante, questo modo di procedere non è corretto. È impossibile che tutti i Purana, i quali furono così letti e studiati profondamente siano caduti nell’oblio e demoliti, mentre i Veda che solo pochi possono leggere e comprendere siano rimasti inalterati fino ad oggi.

Un’altra obiezione alle profezie sostiene che esse siano state aggiunte ai Purana successivamente. Quest’argomento non ha fondamento. Un libro così conosciuto, molto diffuso e letto regolarmente nei momenti della preghiera non poteva essere falsificato tanto facilmente. Del resto, tutti i Pandit e i religiosi Indù, non possono aver cospirato e aggiunto segretamente queste profezie ai Purana. È poco probabile che questa falsificazione [dei testi] sia stata fatta in favore del Profeta (ﺺ) e contro la loro stessa religione.

Tutti i libri principali degli Indù contengono delle profezie su Muhammad (ﺺ). Queste profezie citano molte delle sue qualità, gli episodi della sua vita, dei dettagli su Abramo (ﻉ), la Ka’bah, Bakkah [Makkah] e l’Arabia. Inoltre, sono menzionati altri appellativi del Messaggero (ﺺ) dell’Islam: “Mahamad”, “Mamah” e “Ahmad”. Il nome “Mahamad” appare nei Purana, “Mamah” nel Kuntap Sukt [dell’Atharva Veda] e “Ahmad” nel Sama Veda.

L’Islam nell’Induismo

I Musulmani nati nel subcontinente Indiano hanno spesso riflettuto sulla seguente domanda posta dai loro connazionali di religione Indù: “se per l’Islam, i Messaggeri ed i Profeti (ﻉ) furono inviati ad ogni nazione del mondo, quale fu quello inviato in India? Possiamo considerare le principali divinità dell’Induismo, Rama e Krishna degli apostoli di Dio, e i Musulmani li rispetteranno come rispettano quelli che sono citati nel Corano?”

Il Corano menziona i Profeti (ﻉ) inviati agli Ebrei, ai Cristiani, ai popoli pagani d’Arabia in particolare e all’intera umanità in generale, ma non cita specificatamente l’India. Il Santo Corano dichiara:

“… e non v’è nazione in cui non sia stato già un Ammonitore in antico.” [Corano, 35:24]

“… e ogni popolo ha la sua guida.” [Corano, 13:7]

“E così inviammo messaggeri dei quali già t’abbiam narrato la storia e messaggeri dei quali non t’abbiam nulla narrato.” [Corano, 4:164]

“E già prima di te inviammo Messaggeri: di alcuni narrammo a te la storia, di altri nulla narrammo…” [Corano, 40:78]

“C’è un Libro Divino a ogni fine d’un Era.” [Corano, 13:38]

Molto è stato scritto da studiosi Musulmani e da convertiti all’Islam sul ruolo futuro del Profeta Muhammad (ﺺ) all’interno della maggior parte delle religioni mondiali. Allah l’Eccelso volle che il mondo intero sia composto di Musulmani, Egli vuole che essi prevalgano, ma probabilmente conosce bene i Suoi piani per provare che i Musulmani sono veramente gli eredi della Verità… È però necessario, che i Musulmani rafforzino la loro fede in Allah e rispettino meglio le altre religioni, dimostrando che tutte le religioni sono state create originariamente dall’Unico, il Vero Dio.

Le domande poste all’inizio di questo paragrafo trovano la loro risposta nel libro scritto da Maulana Abdul Haq Vidyarthi e da U. Ali, “Muhammad in Parsi, Hindu and Buddhist Scriptures,” un lavoro davvero dotto con riferimenti particolareggiati che analizzano i testi originali. In questa relazione sono riportati solamente alcuni passaggi di queste spiegazioni.

Recentemente, il Dott. Zakir Naik, grande predicatore Musulmano Indiano, definito dallo stesso Sheikh Ahmed Deedat il suo omonimo più, un’autorità negli studi sulle religioni comparate e nei dialoghi interreligiosi, ha tenuto delle conferenze presso la “Missione Ramakrishna” in India, e su alcuni punti lo Swami (maestro) non ha saputo rispondere. Nel seguente video Zakir Naik spiega queste similitudini:

Il Dott. Naik inizia citando due fonti in cui è usata la parola Allah nelle scritture Indù:

· La parola Araba “Ilah” (Dio) è usata nel Libro 2, Inno I, versetto II del Rig-Veda. Nel Rig Veda che è la più Sacra Scrittura degli Indù, l’attributo dato a Dio l’Onnipotente “Ilah” è pronunciato esattamente come “Allah.”

· La “Allo Upanishad” celebra Allah. Tra le varie Upanishad, nella “Allo Upanishad” Dio è nominato parecchie volte come “Allah”. Dallo stile e dalla data di compilazione sembrerebbe far parte dell’Atharva Veda. Vachaspati afferma che l’Allah Sukta è un sukta o un inno dell’Atharva Veda. Nel Shabdkalpadrum, compilato da Raja Radha Kant, l’Allah Sukta è citato come un sukta dell’Atharva Veda. L’Allo Upanishad è stato stampato separatamente dal Veda — l’edizione di Bombay è tradotta pure in Gujrati da uno Shastri Pandit, mentre l’altra di Calcutta è di Upendra Nath Mukhopadhya. L’Allo Upanishad riporta la seguente citazione Profetica:

“Allah è il padrone degli attributi più Elevati, è Completo, Perfetto, Saccente. Muhammad (ﺺ) è il Messaggero di Allah, il Saggio. Luce su Luce, Allah è Imperituro, Uno, sempre Perfetto e Autosussistente.”

Commento dello Swami: è probabile che esistano delle parole Sanscrite il cui suono sia simile ai termini Arabi. Ma esiste una differenza immensa tra le interpretazioni dell’Islam e quelle delle Upanishad. La più significativa è che le Upanishad non hanno bisogno di un Dio personificato, perché un simile Dio può essere solo un utile espediente. L’Islam specifica un Dio chiamato “Allah.” Invece, per l’Induismo, il Buddhismo, il Jainismo, ecc… il nome non è rilevante e centrale, perché ci sono molti nomi, un nome è solo un simbolo.

Commento di Zakir Naik: «siamo totalmente d’accordo con voi. Diversamente dai Cristiani, i quali insistono che il nome di Dio non è Allah, ma Jahvé o Geova, anche per i Musulmani il nome di Dio non è importante. Non è importante il nome dato a Dio, ma l’atteggiamento e la fede che si ripongono in Lui. Per esempio, gli Arabi pagani chiamavano Dio “Allah”, dicevano che “Allah” ha un figlio o che “Allah” è questa statua, ecc… Allo stesso modo, i Cristiani Arabi d’oggi chiamano Dio Allah, e affermano che Allah ha un figlio che ritornerà sulla terra nella forma umana. Questi concetti sono incompatibili con l’Essenza Divina o la Sua natura. Così, i Musulmani prima d’intraprendere un viaggio recitano “Khuda hafiz” (Dio ti protegga, “Khuda” in Persiano e in Urdu significa Dio). Per i Musulmani è importante che Khuda o Allah o Dio sia Uno e Unico. La parola “Allah” è usata dai Musulmani al posto di Dio perché non ha un genere preciso, maschile o femminile, il suo significato in Arabo è “Il Dio”, – negando così qualsiasi possibilità di associarGli dei partner – ma il vocabolo Dio può benissimo implicare l’esistenza di Dee, del Dio Padre, della Dea Madre, ecc…

Ritornando alla domanda posta da alcuni fedeli Indù se le divinità di Rama e di Krishna possano essere considerate dei Profeti (ﻉ) d’Allah, e se i Musulmani li rispetteranno, il Santo Corano dichiara: “E già prima di te inviammo Messaggeri: di alcuni narrammo a te la storia, di altri nulla narrammo…” [Corano, 40:78]. Nel 1935, il Pandit Pran Nath (1918-1996), pubblicò un articolo sul “Times of India” che mostrava che il Rig-Veda contiene dei dettagli storici sui Re Babilonesi ed Egiziani, e sulle loro guerre. Inoltre, dimostrò che un quinto del Rig Veda deriva dalle Scritture Babilonesi. Da una prospettiva Islamica, è probabile che agli Indù furono rivelati dei libri contenenti la descrizione delle lotte compiute dai Profeti (ﻉ) d’Allah inviati precedentemente ad altri popoli. È anche possibile che i loro commentari furono incorporati più tardi divenendo una parte dei libri rivelati.

I Musulmani considerano gli Dei Indù dei Profeti (ﻉ) d’Allah, indipendentemente dalle mitologie scritte dai vari scrittori nelle differenti epoche. Adesso, però, leggiamo queste profezie citate nei testi religiosi Indù che annunciano l’avvento dell’ultimo Messaggero di Dio, il Profeta Muhammad (ﺺ):

“Oh gente, ascoltate ciò necessariamente! L’uomo lodato sarà elevato fra le persone. Noi diamo rifugio all’emigrante tra sessantamila e novanta nemici, il suo mezzo di trasporto sono venti tra cammelli e cammelle, e la sua maestà tocca il cielo o un po’ più in basso. [Atharva Veda, Kanda 20, Sukta 127, Mantra 1 — 3]

  • Nessuna spiegazione Indù è data di questo Sukta (capitolo) per quanto ne sappia. “L’uomo lodato” è Muhammad (ﺺ): in Arabo significa l’encomiabile o il degno d’elogi. L’emigrante indica il viaggio dalla Mecca a Medina. La sua maestà tocca il cielo o un po’ più in basso è un versetto del Corano: [si trovava] all’orizzonte più elevato, poi s’avvicinò scendendo ancora più in basso (Corano, 53:7-8)

Studiando le sconcordanze esistenti nelle differenti edizioni dell’Atharva Veda, lo Sheikh Bengalese Aftab-ud-Din Ahmad (1901-1956) ha scoperto in esso una chiara profezia sul Santo Profeta (ﺺ) dell’Islam:

“La magniloquenza di questo passo non si riscontra in nessun’altra scrittura dei quattro Veda. Questa profezia presenta una certa discrepanza nelle varie edizioni dell’Atharva Veda perché ci sono dei tentativi di correzione. Il passo contraffatto riporta: “Diede a Mamah Rishi un centinaio di monete di oro, dieci rosari, trecento cavalli Arabi e diecimila vacche.” L’edizione dei Veda stampata ad Ajmer differisce in molte parole dal testo del Sayna Bhashya dell’Atharva Veda. Per esempio, l’edizione di Ajmer riporta il termine ishae, mentre nel Sayna Bhashya lo stesso vocabolo è scritto Rishi. È molto probabile che al posto di Mamah Rishi ci sia stato scritto Muhammad (ﺺ) Rishi. In ogni caso, non è mai esistito nessun Mamah Rishi tra i Rishi Vedici. Il fatto che cavalcasse cammelli e cammelle dimostra che non era un Rishi Indiano, perché, secondo la Manu Smirti, Shalok 201, è vietato ai Rishi montare cammelli. Fu durante l’emigrazione a Medina che il Profeta Muhammad (ﺺ) fuggì da 60.000 nemici. La sua posizione nel cielo è una traduzione del versetto Coranico: ” [si trovava] all’orizzonte più elevato” (Corano, 53:7). Le diecimila vacche si riferiscono ai 10.000 compagni che lo accompagnavano al tempo della conquista della Mecca, citati anche nella Bibbia, Deut. 33:30. I dieci rosari sono i dieci distaccamenti della sua armata comandati da dieci differenti comandanti. I trecento cavalli Arabi indicano che la profezia riguardi un Profeta Arabo. Questi Mantra Vedici si riferiscono ai due più ragguardevoli episodi della vita del Santo Profeta (ﺺ). Il primo riguarda l’emigrazione: deciso a mettersi in salvo da 60.000 nemici, Allah gli assicurò protezione a Medina. Quest’evento rappresentò il momento di maggior debolezza del Profeta (ﺺ). Il secondo episodio, che è il momento di massima gloria della sua vita, avvenne quando alla testa di 10.000 angeli entrò vittorioso alla Mecca cavalcando un cammello.”

Questi commenti Islamici alle scritture Indù non sono di parte, ma sono confermati dal Pandit Vaid Parkash, autore del libro “Kalki Avatar Aur Muhammad Saheb” (la traduzione dall’Hindi è a cura di Mir Abdul Majeed).

Il Pandit Parkash asserisce:

«Nel 20mo Libro dell’Atharva Veda, Inno 127, alcuni Sukta (capitoli) sono conosciuti come Kuntap Sukta.

Kuntap significa il consumatore di miseria e di difficoltà. Kuntap significa anche ghiandole nascoste nell’addome. Questi Mantra furono chiamati probabilmente così, perché il loro vero significato era nascosto e sarebbe stato rivelato in futuro. Il loro significato nascosto è anche connesso all’ombelico come punto centrale di questa terra. Makkah (la Mecca) è chiamata Ummu-l-Qur’a, la madre delle città o l’ombelico della terra.

In molti libri rivelati la Mecca fu il primo tempio dell’adorazione Divina in cui Dio Eccelso diede nutrimento spirituale al mondo. È detto nel Corano:

“La prima Casa che è stata eretta per gli uomini è certamente quella di Bakka, benedetta, guida del creato.” (Surah Ali-Imran, capitolo 3, versetto 96)

Questo Kuntap simboleggia Makkah o Bakkah. Molti autori hanno tradotto questi Kuntap Sukta come M. Bloomfield, il Prof. Ralph Griffith, il Pandit Rajaram, il Pandit Khem Karan, ecc… I punti principali contenuti in questi Kuntap Sukta dell’Atharva Veda, Libro 20, Inno 127, sono compresi tra il versetto 1 ed il versetto 13:

Mantra 1: Egli è Narashangsa o il Lodato [(Muhammad (ﺺ)]. Egli è Kaurama: il principe della pace o l’emigrante, che è salvo, anche nel mezzo di una folla di 60.090 nemici.

Mantra 2: Egli è un Rishi sulla groppa del cammello, il cui carro tocca il cielo.

Mantra 3: Egli è Mamah Rishi a cui furono date cento monete d’oro, dieci rosari, trecento buoni destrieri e diecimila vacche.

Mantra 4: Vachyesv rebh. “Oh! Tu che sei glorificato.”

Mantra 14: Noi glorifichiamo o lodiamo il grande eroe con una canzone d’encomio ed una preghiera. Per favore accetta questa lode cosicché il malvagio non possa nuocerci.

La parola Sanscrita Narashangsa significa “il lodato”, che è la traduzione letterale del nome Arabo Muhammad (ﺺ). Il termine Sanscrito Kaurama significa “colui che diffonde e promuove la pace.” Il Santo Profeta (ﺺ) fu il “Principe della Pace” e predicò l’uguaglianza del genere umano e la fratellanza universale. Kaurama significa anche un emigrante. Il Profeta (ﺺ) emigrò da Makkah a Madinah, e fu così un Emigrante.

“Sarà protetto da 60.090 nemici” precisa il numero della popolazione Meccana al tempo del Messaggero (ﺺ) d’Allah. “Il Profeta (ﺺ) monterà un cammello” indica chiaramente che non si tratta di un Rishi Indiano, giacché è vietato ad un Bramino cavalcare un cammello stando ai Libri Sacri dell’Est, volume 25, Leggi di Manu, pag 472.

Nella Manu Smirti, capitolo 11, versetto 202, è detto: “Ad un Bramino è proibito montare un cammello o un asino, o fare un bagno nudo. Dovrebbe purificarsi sopprimendo il suo respiro.”

In questo Mantra il nome del Rishi è Mamah. Nessun Rishi in India e niun Profeta hanno il nome Mamah, poiché quest’ultimo è derivato da Mah, il cui significato è stimare molto, riverire, esaltare, ecc… Alcuni libri Sanscriti riportano il nome del Profeta Muhammad (ﺺ), ma questo sostantivo nella grammatica Sanscrita può avere un senso cattivo. Inoltre, è scorretto applicare la grammatica Sanscrita ad un nome Arabo. Effettivamente Mamah ha lo stesso significato e la pronuncia è un po’ simile al nome Muhammad (ﺺ).

“Diede cento monete d’oro” si riferisce ai credenti e ai primi compagni del Profeta (ﺺ) durante la sua turbolenta vita Meccana. Più tardi, a causa delle persecuzioni, emigrarono dalla Mecca in Abissinia. Quando il Profeta (ﺺ) emigrò a Medina, fu successivamente raggiunto da tutti i suoi compagni.

I 10 rosari rappresentano i 10 migliori compagni del Santo Profeta (ﺺ) conosciuti come gli Ashra-Mubbashshira (i 10 annunciatori di buone notizie). Gli fu predetta in questo mondo, dalle stesse labbra del Profeta, la salvezza nella vita futura ed il loro ingresso in Paradiso. Questi compagni erano: Abu Bakr, Umar, Uthman, Ali, Talha, Zubair, Abdur Rahman Ibn Auf, Saad bin Abi Waqqas, Saad bin Zaid e Abu Ubaidah (possa Allah esser soddisfatto di tutti loro).

Il termine Sanscrito “Go” deriva da Gaw, il cui significato è “andare alla guerra.” Una vacca è anche chiamata Go ed è un simbolo sia di guerra sia di pace. Le 10.000 vacche si riferiscono ai 10.000 compagni che accompagnavano il Profeta (ﺺ) quando entrò vittorioso alla Mecca. Si trattò di una vittoria unica nella storia dell’umanità senza spargimento di sangue. I 10.000 compagni erano pii e compassionevoli come buoi, ma allo stesso tempo erano forti e fieri. Il Santo Corano li descrive in questo modo:

“Muhammad (ﺺ) è il Messaggero d’Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro.” [Surah Fatah, 48:29]

Nel Mantra 4, Rebh indica il Profeta, perché il suo significato è “colui che loda”, ma tradotto in Arabo equivale ad Ahmad, che è un altro nome del Santo Profeta (ﺺ) dell’Islam.

La battaglia dei Confederati è descritta nei Veda. È citata nell’Atharva Veda, Libro XX, Inno 21, versetto 6:

“Dio di verità! Questi liberatori si nutrono dei loro atti di coraggio infondendo canti che ti allietarono nel campo di battaglia. Quando tu sconfissi senza combattere i 10.000 avversari dei credenti, dei fedeli.”

Questa Profezia del Veda descrive la nota battaglia d’Ahzab o dei Confederati durante la vita del Profeta Muhammad (ﺺ). Il Messaggero (ﺺ) d’Allah ne uscì vittorioso senza un effettivo conflitto. Il Santo Corano riporta:

“Quando i credenti videro i coalizzati, dissero: «Ciò è quanto Allah e il Suo Messaggero ci avevano promesso: Allah e il Suo Messaggero hanno detto la verità». E ciò non fece che accrescere la loro fede e la loro sottomissione. ” [Surah Ahzab, 33:22]

La parola Sanscrita “Karo” nel Mantra significa “il Lodato”, e tradotto in Arabo significa “Ahmad”, il secondo nome del Profeta Muhammad (ﺺ).

I 10.000 avversari citati nel Mantra furono i nemici del Profeta (ﺺ) e dei Musulmani che erano numericamente solo 3000.

Le ultime parole del Mantra “aprati ni bashayah” significano che i nemici furono sconfitti senza un combattimento reale.

I nemici sconfitti nella conquista della Mecca sono menzionati nell’Atharva Veda, Libro 20, Inno 21, versetto 9:

“Oh Indra, tu hai spodestato 20 Re e 60.099 uomini superando con le veloci ruote del tuo carro coloro che vennero a combattere il Lodato, o il famoso orfano lontano (Muhammad).”

La popolazione della Mecca al tempo del Profeta (ﺺ) contava circa 60.000 abitanti. C’erano numerosi clan alla Mecca ed ognuno aveva il suo capo. In totale c’erano 20 capi che comandavano alla Mecca.

Un Abandhu significa un uomo indifeso, famoso e Lodato situato in un luogo lontano. Muhammad (ﺺ) vinse i suoi nemici con l’aiuto di Dio.

Muhammad (ﺺ) è predetto nel Rig-Veda. Questa predizione si trova nel Libro I, Inno 53, versetto 9 del Rig-Veda.

La parola Sanscrita utilizzata è “Sushrama” che significa “il degno di Lode” o “il ben lodato”, ed equivale in Arabo al nome Muhammad (ﺺ).

Il Profeta Muhummad (ﺺ) è preannunziato anche nel Sama-Veda, Libro II, Inno 6, versetto 8:

“Ahmad ottenne dal suo Signore la conoscenza della legge eterna. Ricevetti da lui la luce proprio come dal Sole.” La Profezia conferma:

Il nome del Profeta è Ahmad, poiché Ahmad è un nome Arabo. Molti traduttori non lo capiscono che si tratta di “Ahm at hi”, e traducono il Mantra come “Ho ottenuto solo da mio padre la vera saggezza.”

Il Profeta (ﺺ) riuscì ad avere la legge eterna, cioè la Shariah.

Il Rishi fu illuminato dalla Shariah del Profeta Muhammad (ﺺ). Nel Corano è detto:

“Non ti abbiamo mandato se non come nunzio ed ammonitore per tutta l’umanità, ma la maggior parte degli uomini non sanno. ” [Surah Saba capitolo 34 versetto 28]»

Muhammad (ﺺ) profetizzato come Narashangsa

La parola “Narashangsa” è la combinazione di “Nar” e di “Aashangsa.” “Nar” significa uomo, mentre “Aashangsa” significa “lodato”, così “Narashangsa” significa “uomo lodato.”

Il Profeta Muhammad (ﺺ) è chiamato “Narashangsa” nelle Scritture Indù in molti altri posti oltre a quelli sopra citati:

I. Rig Veda, Libro 1, Inno 13, versetto 3
II. Rig Veda, Libro 1, Inno 18, versetto 9
III. Rig Veda, Libro 1, Inno 106, versetto 4
IV. Rig Veda, Libro 1, Inno 142, versetto 3
V. Rig Veda, Libro 2, Inno 3, versetto 2
VI. Rig Veda, Libro 3, Inno 29, versetto 11
VII. Rig Veda, Libro 5, Inno 5, versetto 2
VIII. Rig Veda, Libro 7, Inno 2, versetto 2,
IX. Rig Veda, Libro 10, Inno 64, versetto 3
X. Rig Veda, Libro 10, Inno 182, versetto 2
XI. Samveda Uttararchik, Mantra 1349
XII. Yajurved, capitolo 29, versetto 27
XIII. Yajurved, Libro 1, capitolo 6, versetto 4
XIV. Yajurved, Libro 1, capitolo 7, versetto 4
XV. Yajurved, capitolo 20, versetto 37
XVI. Yajurved, capitolo 20, versetto 57
XVII. Yajurved, capitolo 21, versetto 31
XVIII. Yajurved, capitolo 21, versetto 55
XIX. Yajurved, capitolo 28, versetto 2
XX. Yajurved, capitolo 28, versetto 19
XXI. Yajurved, capitolo 28, versetto 42

La profezia nei Kuntap Sukt (Atharva Veda)

I Kuntap Sukt sono sezioni contenute nel ventesimo capitolo dell’Atharva Veda. Sono letti ogni anno nelle grandi assemblee religiose e nei luoghi in cui i sacrifici sono offerti. Diciassette capi Pandit riuniscono annualmente i Mantra che devono essere recitati con gran devozione. I Kuntap Sukt sono menzionati in parecchi libri antichi Indù – Aitreya Brahmana, Kaushitki Brahmana, Gopath Brahmana, Shankhayana Shraut Sutar, Ashvlayana Shraut Sutar e Vaitan Sutar.

Il Dott. Vidyarthi mostra che la parola Kuntap deriva da Bakkah (Makkah), così in Sanscrito e in Arabo hanno lo stesso significato. La “bi” Araba è detta “pi” in Sanscrito (ad esempio la bevanda Pepsi è scritta e pronunciata Bebsi nel mondo Arabo). La “ta barbuta” in Arabo è muta e diventa una h secondo la sua posizione (vedere Tavola 2). Per esempio, l’accentazione “tun” (tanwin) in Medinatun è sostituita da una h muta (la ti e la enne cadono). Inoltre, molte parole Sanscrite trovano degli equivalenti in Arabo (vedere Tavola 3). Quindi, si può vedere la somiglianza tra la parola Kuntap e Bakkah (ognuna contiene le lettere k, n, t o h muta, p o b). Il Dott. Vidyarthi ha spiegato ancora che nel contesto profetico, Kuntap si riferisce alla Ka’bah e a Makkah (Mecca). È interessante osservare che i vocaboli Bakkah e Ka’bah abbiano le stesse lettere radicali.

Tabella 2

PronunciaScritto in AraboSignificato o uso
MedinahMedinatunCittà
BaytBaytunCasa
BakkahBakkatu, BakkatunNome corretto, Città
MakkahMakkatuNome corretto, Città
JeddahJeddatuNome corretto, Città
MuhammadMuhammdunNome corretto
KhadijahKhadijatuNome corretto, Femminile (la “enne” finale non appare nei nomi femminili)

Il terzo Mantra (versetto 3) del Kuntap Sukt è il seguente:

Ecco la traduzione fatta dal Pandit Raja Ram:

“Diede a Mamah Rishi un centinaio di monete d’oro, dieci rosari, trecento destrieri e diecimila vacche.”

La radice del nome Mamah è Mah, il cui significato è stimare altamente, onorare, riverire, magnificare ed esaltare. Il nome “Muhammad” significa “il Lodato” in Arabo. In Sanscrito, molti nomi Musulmani sono disprezzati. Per esempio, Mahmud Ghaznavi, che governò su alcune regioni dell’India, è chiamato Mamud Gajnavi. Perciò, Mamah è sinonimo di Muhammad nella frase a tutti gli effetti. Nell’Induismo, la parola Rishi indica un insegnante di mistica o un Profeta, ma può anche implicare la divinità di qualcuno. Questa parola deriva dal Profeta Idris (ﻉ), qui la lettera iniziale “I” è stata spostata in fin di parola come avviene per Abramo (ﻉ) e Brahma. Nel caso di Mamah, la “d” è fatta cadere (Muhammad ha per lettere radicali h, m e d).

Le cento monete d’oro si riferiscono ai primi compagni del Profeta Muhammad (ﺺ), ottanta dei quali fuggirono in Abissinia per sottrarsi alla persecuzione. Nel Satapatha Brahmana, un commentario rivelato dell’Yajur Veda, l’oro denota metaforicamente l’elevato potere spirituale di un uomo.

I 10 rosari rappresentano i 10 migliori compagni del Santo Profeta (ﺺ) conosciuti come gli Ashra-Mubbashshira (i 10 annunciatori di buone notizie). Gli fu predetta in questo mondo, dalle labbra del Profeta (ﺺ), la salvezza nella vita futura e l’ingresso in Paradiso. Questi compagni erano: Abu Bakr, Umar, Uthman, Ali, Talha, Zubair, Abdur Rahman Ibn Auf, Saad bin Abi Waqqas, Saad bin Zaid e Abu Ubaidah (possa Allah esser soddisfatto di tutti loro). Corrispondono alle dieci distinte personalità dei Veda denominate “Dash ashrijah” – “i dieci mazzi di fiori del Paradiso.”

I trecento buoni destrieri (cavalli di razza Araba ) indicano i combattenti Musulmani della battaglia di Badr (il loro vero numero fu 313; ma, in molte profezie i numeri vengono arrotondati). La parola Sanscrita Arvah significa un cavallo Arabo veloce, particolarmente usato dagli Asura (i non Ariani).

Le 10.000 vacche corrispondono ai 10.000 compagni che accompagnavano il Profeta (ﺺ) quando entrò vittorioso alla Mecca. Il termine Sanscrito “Go” che deriva da Gaw significa “andare alla guerra”, ma è utilizzato per un bovino di sesso maschile e femminile. Il bue o la vacca simbolizzano nei Veda la guerra, la pace e l’amicizia. Queste qualità si ritrovano nei compagni del Profeta Muhammad (ﺺ). Erano dei sant’uomini, pii e compassionevoli come una vacca, anche se fieri e forti per ristabilire la pace e la giustizia.

“Muhammad è il Messaggero d’Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro. Li vedrai inchinarsi e prosternarsi, bramando la grazia d’Allah e il Suo compiacimento. Il loro segno è, sui loro volti, la traccia della prosternazione: ecco l’immagine che ne dà di loro la Torâh. L’immagine che invece ne dà il Vangelo è di un seme che fa uscire il suo germoglio, poi lo rafforza e lo ingrossa, ed esso si erge sul suo stelo nell’ammirazione dei seminatori. Tramite loro Allah fa corrucciare i miscredenti. Allah promette perdono e immensa ricompensa a coloro che credono e compiono il bene.” (Corano, 48:29)

“O voi che credete, se qualcuno di voi rinnegherà la sua religione, Allah susciterà una comunità che Lui amerà e che Lo amerà, umile con i credenti e fiera con i miscredenti, che lotterà per la causa d’Allah e che non teme il biasimo di nessuno . Questa è la grazia d’Allah ed Egli la dà a chi vuole. Allah è immenso, sapiente.” (Corano, 5:54)

Un hadith (detto) del Profeta Muhammad (ﺺ) che si trova nella collezione di Sahih Al-Bukhari, Volume 9, numero 159, ed altri dettagli aggiuntivi che si ritrovano nella collezione di Sahih Muslim, Sharh an-Nawawi, Volume 8, spiegano meglio questa profezia. Questo detto narra un sogno del Profeta (ﺺ) quando era ancora alla Mecca, prima di emigrare a Medina:

«Abu Musa riferì che il Profeta (ﺺ) disse: “Vidi in sogno mentre emigravo dalla Mecca verso una terra nella quale ci sono delle palme da dattero. Pensai trattarsi delle oasi di al-Yamamah o Hajar, ma risultò essere quella di Yathrib (Medina). Là vidi mucche (macellate com’è descritto nel Sahih Muslim) – ma ciò che è presso Allah è meglio. Le vacche simboleggiano i credenti uccisi nel giorno della battaglia di Uhud, invece il bene che vidi in sogno fu la ricompensa che Allah ci concesse dopo la battaglia di Badr.”»

Questo hadith rivela che le mucche del sogno furono i compagni del Profeta (ﺺ), mentre le diecimila vacche nei Mantra Vedici, si riferiscono ai 10.000 santi compagni del Profeta Muhammad (ﺺ).

La traduzione dei Mantra 1-13 del Kuntap Sukt (Atharva Veda) riportata qui sotto, è tratta dall’opera del Pandit Raja Ram e di altri traduttori Indù. Il testo tra parentesi [] spiega i punti oscuri del Mantra.

Mantra 1

“Oh popolo, ascoltate! Una persona degna di lode (Narashangsa o Muhammad) sarà lodata. Oh Kaurama, abbiamo ricevuto tra i sessantamila e novanta Rusama [i Rusama erano la popolazione Meccana al tempo dell’entrata alla Mecca del Profeta (ﺺ). Kaurama significa l’emigrante che fu il Profeta (ﺺ) dell’Islam, ma anche il principe della pace che è al sicuro come un padrone di casa tra 60.090 nemici ].”

Mantra 2

Venti cammelli trainano la carrozza con all’interno lui e le sue mogli. La cima di quella carrozza o cocchio di buoi scende giù dalla volta del cielo [è un Rishi che durante il viaggio su di un cammello trainante un cocchio, tocca il cielo].

Mantra 3

Diede a Mamah Rishi un centinaio di monete d’oro, dieci rosari, trecento cavalli Arabi e diecimila vacche [le cento monete d’oro sono i primi 100 compagni, 80 dei quali emigrarono in Abissinia; i dieci rosari sono i dieci compagni eletti a cui fu promesso il Paradiso dal Profeta (ﺺ); i trecento cavalli sono i 313 compagni della battaglia di Badr; le diecimila vacche sono i 10.000 compagni che accompagnavano il Profeta (ﺺ) quando entrò trionfante alla Mecca distruggendo gli idoli della Ka’bah].

Mantra 4

Diffondi la verità, oh tu che sei glorificato [Ahmad], diffondi la verità, fallo come l’uccello che canta su un albero fruttificato e maturo. Le tue labbra e la tua lingua si muovono rapidamente come le lame affilate di un paio di forbici [questo mantra si riferisce al versetto coranico: “non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono] nel cielo, e continuamente dà frutti, col permesso di Allah. Allah propone metafore agli uomini, affinché riflettano”, Corano, 14: 24-25. Per il Pandit Raja Ram è lo stato del Profeta (ﺺ) quando ricevette la rivelazione dall’Arcangelo Jibril (Gabriele)].

Mantra 5

Gli oranti si affrettano a compiere le preghiere come poderosi tori. Solamente i loro bambini restano a casa, e in essa aspettano le vacche [le vacche si riferiscono ai compagni del Profeta (ﺺ). I compagni del Profeta (ﺺ) osservavano strettamente le cinque preghiere quotidiane all’ora prescritta. Si affrettavano a pregare durante le battaglie di Badr, Uhud e Ahzab (Fossato o Alleati )].

Mantra 6

Oh tu che sei implorato (il Signore), oh Tu che reggi fermamente la saggezza dalla quale ottieni vacche e buone cose. Diffondila tra i teologi proprio come un arciere colloca il suo dardo nel punto giusto [la saggezza del Corano].

Mantra 7

Canta le lodi per il Re del Mondo o la Luce dell’Universo, Egli è un Dio ed è il migliore tra gli uomini. Egli è una guida per tutti i popoli e dà protezione a chicchessia [sono le qualità del Profeta Muhammad (ﺺ)].

Mantra 8

Egli dà rifugio a chiunque, dà pace al mondo non appena sale sul trono. Gli uomini nella terra di Kuru parlano del suo ruolo di pacificatore al tempo della costruzione della casa [Kuru significa “protettore di casa” in ebraico, e Kore vuole dire una casa. Si riferisce alla prima casa di adorazione, la Ka’bah che è una sicura dimora per le persone. In questo senso, la terra di Kuru significa la terra dei Coraisciti. Questo Mantra allude alla ricostruzione della Ka’bah cinque anni prima del magistero profetico di Muhammad (ﺺ) e del suo ruolo di riconciliatore tra le ostili e rivali tribù dei Coraisciti, ognuna delle quali rivendicava l’onore di collocare la Pietra Nera nel posto giusto. La Pietra Nera è una materia di origine celeste e solo un lacerto è rimasto della “Casa Antica della Ka’bah” (al-Bayt al-‘atiq ), la quale fu fatta calare da Dio direttamente dal Paradiso sulla Terra ed andò pressoché distrutta dal Diluvio Universale].

Mantra 9

Nel reame del Re, che dà pace e protezione a tutti, una moglie chiede a suo marito se deve preparargli prima una cagliata o qualche liquore [è la descrizione del Giardino che è stata promessa ai timorati [di Allah]: ci saranno ruscelli di un’acqua che mai sarà malsana e ruscelli di latte dal gusto inalterabile e ruscelli di un vino delizioso a bersi, e ruscelli di miele purificato. (Corano, 47:15). La moglie è una huri che lo serve].

Mantra 10

L’orzo maturo scaturisce dalla crepa e si innalza verso il cielo. Le persone prosperano nel regno del Re che dà protezione a tutti [le persone prosperano felicemente sotto la Sua guida e dalla più profonda degradazione si elevano alla somma gloria].

Mantra 11

Indra risveglia il canto della sua lode e gli chiede di andare incontro alla gente in ogni direzione. Gli fu domandato di glorificare Indra e i potenti. In questo modo, tutti gli uomini pii apprezzeranno i suoi sforzi e Dio lo ricompenserà [Indra che ha il primato sulle altre divinità dell’Induismo, risvegliò la lode per il Profeta (ﺺ) che spedì delle lettere a molti Re e governatori del mondo invitandoli ad abbracciare l’Islam. A decretare il primato di Indra sulle altre divinità dell’Induismo sono soprattutto i numerosissimi inni a lui dedicati che si trovano nel Rig Veda, essi sono quasi un quarto, circa 250, e in altri 50 è citato].

Mantra 12

Vacche, cavalli e uomini si moltiplicano ed aumentano in questo mondo, perché qui governa il generoso, colui che generosamente dona migliaia di offerte e di carità [sono le qualità del Profeta (ﺺ)].

Mantra 13

O Indra, lascia che queste vacche siano al sicuro, e non permettere che al loro padrone sia fatto torto. Oh Indra, non dargli un nemico o che un predone li sopraffagga [Indra indica Dio avendo il primato sulle altre divinità dell’Induismo, mentre le vacche sono i santi seguaci del Profeta (ﺺ) che sono stati salvati dall’ostilità del nemico, possa Indra non arrecar danno al loro Padrone, il Messaggero (ﺺ) dell’Islam].

La Profezia nei Purana

Il compilatore dei Purana, Maharishi Vyasa, è onorato dagli Indù come un grande Rishi ed una persona dotta. Era un pio e timoroso credente. Scrisse la Gita e il Mahabharata. Fra i diciotto volumi dei Purana ve n’è uno intitolato “Bhavishya Puran”, che letteralmente significa eventi futuri. Per gli Indù è Parola di Dio. La profezia col nome del Profeta Muhammad (ﺺ) è contenuta nel Prati Sarg Parv III: 3, 3, Versetto 5.

Prima di presentare la traduzione è meglio chiarire il significato della parola Malechha che compare nella prima parte del versetto 5. Il vocabolo Malechha indica un uomo di un paese straniero che parla una lingua forestiera, anche se questo termine è usato per denigrare la gente sporca o peggio. Sir William Jones ha avuto una gran difficoltà a trovare un Pandit che gli insegnasse il Sanscrito perché era considerato sporco (Malechha). Fu solo grazie all’intervento diretto del Maharaja Shiv Chandra che il Pandit Ram Lochna gli insegnò il Sanscrito.

Non si hanno informazioni precise quando questa parola cominciò ad essere usata in senso spregiativo. Questa circostanza si verificò prima dell’avvento del Profeta Muhammad (ﺺ) o durante la Sua vita? Avvenne dopo la conversione all’Islam del Re Indù Chakrawati Farmas di Malabar (regione costiera del Sud dell’India) o dopo l’arrivo dei Musulmani in India (711 d.C.)?

http://www.cyberistan.org/islamic/farmas.html

Molte parole Sanscrite prese in prestito dall’Arabo e dall’Ebraico sono state modificate com’è stato spiegato negli esempi di Brahma, Saraswati e Manu.

Tavola 3

Il termine “Malechha” deriva dall’Ebraico Ma-Hekha

Ma-Hekha

che significa i tuoi fratelli [per esempio nella Bibbia è detto: “E (Ismaele) abiterà in faccia a tutti i suoi fratelli.” Genesi, 16:12. In altre parole, gli Ismaeliti sono i fratelli degli Israeliti]. Nelle scritture Bibliche questo vocabolo significa un discendente del Profeta Ismail/Ismaele (ﻉ). È risaputo che Muhammad (ﺺ) è un discendente del secondo figlio del Profeta Ismaele, Kedar (Genesi, 25:13). Chi legge in Arabo riesce a vedere facilmente che separando Ma da Hekha avremo “Malhekha,” e adattandolo in Sanscrito suona Malechha.

La profezia contenuta nel Bhavishya Purana è:

“Un insegnante spirituale dei “malechha” apparirà con i suoi compagni. Il suo nome sarà Mahamad…” Bhavishya Puran: Prati Sarg, Part III: 3, 3, 5

Ecco il testo originale completo del Bhavishya Purana, Prati Sarg Parv III: 3, 3, 5-27, tradotto e studiato dal sapiente Musulmano Abdul Haq Vidyarthi, comprensivo di altri punti col nome Mahamad.

Commento dello Swami: Gli Indù non considerano il “Bhavishya Purana” una scrittura religiosa autentica, ma per quanto riguarda l’argomento, vorrei chiarire che “Malechha” significa “degradato” e/o di “casta inferiore” e non ciò che rivendicate nella vostra traduzione. La parola “Mahamad” se è suddivisa in parti nella lingua Sanscrita significa “Maha=grande” e “Mud=danno, cattiveria, comportamento pericoloso”, cioè “grande danno.”

Commento di Zakir Naik: La traduzione dei versetti 5-27 del suddetto testo Sanscrito dei Purana, Prati Sarg Parv III: 3, 3 è stata fatta dal sapiente Musulmano, il Dott. Abdul Haq Vidyarthi. Anch’egli dichiara nel suo libro che questo termine indica gente sporca o anche peggio. Il suo utilizzo varia e dipende da chi lo usa e per chi lo usa. Sir William Jones ha avuto una gran difficoltà a trovare un Pandit che gli insegnasse il Sanscrito perché era considerato sporco (Malechha). Non si sa quando questa parola cominciò a essere usata in maniera dispregiativa, ma Maharishi Vyasa, il compilatore dei Purana, ha definito un saggio Malechha “un uomo di buone azioni, dall’intelletto acuto, di levatura spirituale e riverente alla divinità (Dio). La mia elementare conoscenza di Sanscrito suggerisce di sostituire il termine “sporco” qui in uso, perché non ha un senso logico nella frase, essendo seguito dalla parola “Acharya”, il cui significato è insegnante religioso-spirituale. Lo stesso discorso vale per il nome Mahamad: la tua interpretazione indicherebbe un insegnante spirituale di casta inferiore di nome “grande danno” che apparirebbe insieme ai suoi compagni. Che senso ha questo? Concordo con gli Indù che non considerino il “Bhavishya Purana” un testo autentico, ma è risaputo che alcuni Pandit abbiano recentemente rigettato i Purana, soltanto perché si trovano molte profezie e chiari segni a sostegno della verità del Profeta Muhammad (ﺺ). Un caso riguarda questi Purana che non vengono considerati appartenenti alla tradizione Vedica, giacché i veri libri furono persi. Ciononostante, questo modo di procedere non è corretto. È impossibile che tutti i Purana, i quali furono così letti e studiati profondamente siano caduti nell’oblio e demoliti, mentre i Veda che solo pochi possono leggere e comprendere siano rimasti inalterati fino a oggi. E che dire del testo dell’Atharva Veda che ho citato prima di questi Purana?

Il Pandit Indù Parkash, nel suo libro “Kalki Avatar Aur Muhammad Saheb” commentando questi passi del Bhavishya Purana, Prati Sarg Parv III, Khand 3, Adhyay 3, Shloka 5 – 8, scrive:

«Un insegnante spirituale dei “malechha” (appartenente ad un paese straniero e parlante una lingua straniera) apparirà insieme ai suoi compagni. Il suo nome sarà Muhammad. Il Raja (Bhoj) dopo aver offerto a questo Maha Dev Arabo (di disposizione angelica) un bagno nel Panchgavya* e nelle acque del Gange (purificandolo da tutti i peccati), gli offrirà il dono della sua sincera devozione e mostrandogli tutta la sua riverenza dirà: “Mi inchino dinanzi a Te. Oh orgoglio dell’umanità, abitante d’Arabia! Tu hai destato una grande forza capace di uccidere il Diavolo, e sei stato protetto dagli oppositori malechha.”»

(*: Il Panchgavya è un composto terapeutico Indiano formato da latte, caglio, ghi (burro chiarificato), urina e sterco. Panch in lingua hindi significa cinque. É descritto nei testi medici Ayurvedici)

La Profezia dichiara chiaramente:

a. Il nome del Profeta Muhammad (ﺺ).

b. Appartiene alla terra d’Arabia. La parola Sanscrita Marusthal significa una pista sabbiosa di terra o di un deserto.

c. Una speciale citazione è fatta sui compagni del Profeta (ﺺ), i Sahaba. Nessun altro Profeta (ﻉ) ha avuto tanti compagni come il Profeta Muhammad (ﺺ).

d. Gli è stato assegnato il titolo di “orgoglio dell’umanità” (Parbatis nath). Il Glorioso Corano conferma:

“e in verità di un’immensa grandezza è il tuo carattere” [Corano, 68:4]

“Avete nel Messaggero di Allah un bell’esempio per voi, per chi spera in Allah e nell’Ultimo Giorno e ricorda Allah frequentemente”. [Corano, 33:21]

e. Ucciderà il diavolo, cioè abolirà l’idolatria e ogni tipo di vizio.

f. Il Profeta (ﺺ) sarà protetto dai suoi nemici. Qualcuno argomenta che il Raja Bhoj citato nella profezia visse nell’undicesimo secolo d.C., 500 anni dopo l’avvento del Profeta Muhammad (ﺺ), e fu il decimo discendente del Raja Shalivahan. Queste persone non capiscono che non ci fu un solo Raja di nome Bhoj. I Monarchi Egizi furono chiamati Faraoni, e i Re Romani furono detti Cesare. Ugualmente i Raja Indiani furono nominati Bhoj. C’erano parecchi Raja Bhoj prima dell’undicesimo secolo d.C.

Il Profeta (ﺺ) non fece fisicamente un bagno nel Panchgavya e nelle acque del Gange. Poiché le acque del Gange sono considerate sacre, fare il bagno nel Gange è un idioma che significa scacciar via i peccati, o essere immune da tutti i generi di peccati. In questo punto, la profezia indica che il Profeta Muhammad (ﺺ) era puro, cioè Masum.

  1. Secondo il Bhavishya Purana nel Prati Sarg Parv III, Khand 3, Adhay 3, Shloka 10 – 27, Maharishi Vyasa ha profetizzato:

«Il Malechha aveva rovinato la nota terra degli Arabi. L’Arya Dharma* non è stato trovato in quel paese. Prima anche là apparve un demonio fuorviato che io avevo ucciso; adesso è riapparso perché è inviato da un nemico potente. Sarà mostrato a questi nemici il giusto percorso e sarà concesso loro la retta guida, il noto Muhammad (ﺺ) che è occupato a portare i Pishacha (i demoni mangiatori di carne cruda) sulla retta via. Oh Raja, tu non hai bisogno di andare nella terra degli sciocchi Pishacha, sarai purificato dalla mia cortesia ovunque tu sia. Di notte, colui che ha la disposizione angelica, l’uomo accorto, nell’aspetto di un Pishacha disse a Raja Bhoj: “Oh Raja! Il tuo Dharma Ariano è prevalso su tutte le religioni, ma per ordine di Ishwara Paramatma (Dio, il Supremo Spirito), rafforzerò la fede dei mangiatori di carne. I miei seguaci saranno uomini circoncisi, non avranno il codino sulla testa, porteranno la barba, prepareranno una rivoluzione lanciando l’Adhan (il richiamo che il muezzin lancia dall’alto del minareto) e mangeranno tutti i cibi leciti. Mangeranno tutti i generi di animali eccetto il maiale. Non cercheranno la purificazione presso i santi arbusti, ma si purificheranno guerreggiando. Coloro che combatteranno gli empi saranno conosciuti come Musulmani. Edificherò questa religione per le nazioni che mangeranno carne.”»

Analisi e commento della profezia contenuta nel Prati Sarg Parv III, Khand 3, Adhay 3, Shloka 10 – 27:

Il malfattore ha corrotto la terra Araba.
L’Arya Dharma non è stato trovato in quel paese (*: l’Induismo è definito anche “arya dharma”, la religione degli Ariani, e quindi è nobile).
Il Raja Indiano non ha bisogno di andare nella terra Araba giacché la sua purificazione avverrà all’arrivo dei Musulmani in India.
L’imminente Profeta (ﺺ) testimonierà la verità della fede Ariana, cioè il Monoteismo e correggerà i fuorviati.
I seguaci del Profeta (ﺺ) saranno circoncisi. Non avranno il codino sulla testa, porteranno la barba e creeranno una grande rivoluzione.
Emetteranno l’Adhan, cioè il “richiamo” che il muezzin lancia dall’alto del minareto per la preghiera.
Mangeranno solo cibi e animali leciti, eviteranno il maiale.

Il Corano conferma quest’ultimo concetto in 4 differenti punti:

“In verità vi sono state vietate le bestie morte, il sangue, la carne di porco e quello su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah.” (Corano, 2:173, 5:3, 6:145, 16:115)

Non si purificheranno con l’erba come gli Indù, ma per mezzo della spada lotteranno contro i miscredenti. Saranno chiamati Musulmani. Saranno una nazione che mangia carne.

Nel Santo Corano è detto:

“Vi sono permessi gli animali dei greggi” ( Surah Maidah, 5:1)

“Invero, anche nel bestiame vi è argomento [di meditazione]: vi diamo da bere di ciò che è nel loro ventre e ne traete molti vantaggi; e di loro vi cibate.” (Surah Muminun, 23:21)

  1. Nel Bhavishya Purana, Parv – III Khand 1 Adhay 3 Shloka 21 – 23 è detto: “La corruzione e la persecuzione sono trovate in sette città sacre di Kashi, ecc… L’India è abitata dai popoli Rakshas, Shabor, Bhil e da altre nazioni sciocche. Nella terra dei Malechha, i seguaci del Malechha dharma (Islam) sono persone sagge e coraggiose. I Musulmani hanno tutte le qualità, e tutti i generi di vizi si sono accumulati nella terra degli Arii. L’Islam dominerà in India e nelle sue isole. Avendo saputo questi fatti, O Muni, glorifica il nome del tuo Signore.”

*: Kashi è il nome antico di Benares o Varanasi. Le sette città in India corrispondono ai sette cakra nel corpo umano.

*: I testi vedici celebrano Narada Muni come uno dei dodici mahajana, le grandi autorità della verità eterna. Narada Muni, come eminente rappresentante di Dio, viene spesso considerato il maestro spirituale originale.

Il Corano conferma le parole del Bhavishya Purana:

“Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli associatori.” (Corano, Surah Taubah, 9:33)

“Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la Guida e la Religione della verità, affinché essa prevalga su ogni religione a dispetto degli associatori.” (Corano, Surah Al Saff, 61:9)

“Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la religione della verità, per farla prevalere su ogni altra religione. Allah è testimone sufficiente.” (Corano, Surah Fatah, 48:28)

Altre profezie nell’Atharva Veda

“Benché sia costruito alto, che le sue mura siano in linea retta o no, Dio è visto in ogni angolo di esso. Egli è colui che conosce la Casa di Dio, la conosce perché Dio è là ricordato. Atharva Veda X, 2, 28 [Sulla Ka’bah]

Commento del Dott. Z. HAQ: La Ka’bah non è esattamente cubica ed i suoi lati non sono della stessa lunghezza. Fino ad ora, è rimasta insuperabile. Il Santo Santuario (Haram) di cui la Ka’bah è al centro, è aperto giorno e notte (simboleggiando la vita eterna) in tutto l’anno, ed è sempre pieno di persone che pregano Allah (l’Unico vero Dio). I Musulmani pregano rivolti verso di essa formando un cerchio nell’Haram (la santa Casa), mentre un cerchio di oranti Musulmani si estende e si proietta in questo modo su tutto il pianeta Terra.

“Questa dimora degli angeli ha otto circuiti e nove porte. È insuperabile, c’è la vita eterna in essa ed è risplendente di luce Divina.” Athara Veda X, 2; 31

Commento dello Swami: questa traduzione dall’originale Sanscrito è errata. Il riferimento alle 9 porte (o portali) ricorre piuttosto frequentemente nelle scritture Indù. Gli Studiosi di Sanscrito che da tempo immemorabile hanno tradotto queste shloka presenti nella Gita e nelle Upanishad, si riferirono sempre alle 9 porte che sono le 9 aperture del corpo umano: 2 occhi, 2 orecchi, 2 narici, bocca, ano e genitali.

La corretta traduzione dell’Atharva Veda compiuta da Devi Chand è la seguente: “Questa cittadella del corpo”, insuperabile dagli ignoranti, fornita di otto cerchi e di nove portali, contiene l’intera anima dagli innumerevoli poteri, e continua sempre a marciare sul Dio gioioso, circondato dal Risplendente Essere Supremo.”

( Devi Chand, The Atharvaveda —Sanskrit Text with English Translation)

Commento di Zakir Naik: la tua risposta non prova che la traduzione di queste righe dell’Atharva Veda fatta dal Dott. Vidyarthi sia sbagliata. Possiamo analizzare parola per parola la traduzione Sanscrita. Devi Chand afferma che gli 8 circuiti siano le 8 fasi dello Yoga, mentre le 9 porte si riferiscano alle 9 aperture del nostro corpo. È preparato il tuo corpo per lo Yoga? Se la tua risposta è affermativa, allora tutta l’umanità n’è ignara; se invece la tua risposta è negativa, significa che la comprensione di Devi Chand e la tua che le 9 porte corrispondano alle aperture del nostro corpo diviene assurda.

Seppur convenissimo che le 9 porte siano le aperture del corpo umano, avrei una domanda da porre a questi immemori studiosi e traduttori di Sanscrito! Il termine “umano” presente nel Veda, nella Gita, nelle Upanishad, ecc… designa soltanto il maschio? Si sono dimenticati delle altre due aperture da cui le mamme allattano i loro figli? Non hanno 11 aperture gli esseri umani e la maggior parte dei mammiferi? Quell’interpretazione è assai illogica e sfortunatamente non è un buon inizio. Rifletti un po’…

“Brahma (Ibrahim in Arabo o Abramo) dimora in questa residenza illuminata dalla luce paradisiaca e colma di benedizioni Divine. È il luogo che dona la vita (spirituale) alle persone ed è insuperabile.” Atharva Veda X, 2, 33

La Ka’bah fu costruita dai Profeti Abramo (ﻉ) e Ismaele (ﻉ). È rimasta insuperabile com’è stato spiegato nel versetto precedente. Molti versetti del Santo Corano e dell’Antico Testamento descrivono le benedizioni divine di questa Casa Santa. Il Dott. Vidyarthi fa notare che la Casa di Dio ha nove porte: Bab Ibrahim (Abraham), Bab al-Wida’a, Bab al-Safa, Bab Ali, Bab al Abbas, Bab al-Nabi, Bab-as-Salam, Bab-az-Ziyarat e Bab al Haram. Inoltre, gli otto circuiti sopraccitati sono le linee naturali che toccano le colline circostanti: Jabal-e-Khalij, Jabal-e-Qaiqaon, Jabal-e-Hindi, Jabal-e-Laalaa, Jabal-e-Keda, Jabal-e-Abu Hadidah, Jabal-e-Abi Qabis e Jabal-e-Umar.

La Profezia nel Sama Veda

Il Sama Veda contiene molte profezie sull’avvento del Profeta Muhammad (ﺺ). In questo studio presentiamo una di esse:

“Ahmad ottenne la legge religiosa (Shariah) dal Suo Signore. Questa legge religiosa è piena di saggezza. Ricevo la luce da Lui proprio come la ricevo dal Sole.” Sama Veda, Libro II, Inno 6, versetto 8.

L’altro nome del Profeta Muhammad (ﺺ) è Ahmad, entrambi hanno le lettere radicali h, m e d, entrambe le parole significano il “Lodato”, ma la seconda ha un livello più elevato. Il Santo Corano dichiara che il Profeta ‘Isa [(Gesù, (ﻉ)] citò l’ultimo Profeta col nome di Ahmad (ﺺ).

Commento Indù: questo è un tentativo molto intelligente dell’autore di Islamizzare i testi Indù, esso mira ad accontentare i vostri capricci e le vostre fantasie. Si tratta di un’interpolazione cruda dei testi per convincere gli illetterati Indù. Coloro che desiderano conoscere la verità nascosta della filosofia Indù sulle nove porte del nostro corpo, leggano questo versetto:

“Una persona che ha completamente rinunciato ai frutti di tutti i lavori, dimora felice nella città delle nove porte, senza agire, né generare alcun’azione.” ( Gita V: 13) (traduzione di Ramanand Prasad)

Commento di Zakir Naik: Permettimi di prendere in considerazione la traduzione del suddetto versetto della Gita fatta da A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada: sarva — tutte; karmani — attività; manasa — con la mente; sannyasya — rinunciando; aste — resta; sukham — nella felicità; vasi — chi è controllato; nava-dvare — nel luogo dalle nove porte; pure — nella città; dehi — l’anima incarnata; na — mai; eva — certamente; kurvan — facendo qualsiasi cosa; na — non; karayan — causando il prodursi.

La traduzione di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada è quindi la seguente:

“Quando l’essere incarnato domina la sua natura e con la mente rinuncia ad ogni azione, risiede felicemente nella città dalle nove porte [il corpo materiale] senza compiere o causare alcun’azione.”

Dalle due traduzioni si evince che:

1) Se l’anima è controllata realizza l’appagamento
2) Quando ciò accade l’anima è felice e dimora all’interno della città dalle nove porte; in caso contrario, che fa l’anima? Esce dalla città?

Sembrerebbe che, per l’Induismo, dobbiate controllare voi stessi e cercare di stare all’interno dell’organismo, perché l’anima è libera di lasciare il corpo. È difficile comprendere come l’anima possa uscire dal corpo se non è controllata. Ha per caso una foto? Da questo momento in poi, l’Induismo avrà numerosi problemi d’interpretazione ed i suoi testi sacri dovranno esser riveduti.

I tuoi commenti non indicano le posizioni o le parole interpolate nella traduzione del Dott. Vidyarthi. Detto questo, non ho altro da aggiungere.

Molte Profezie nelle Scritture Indù

I Veda contengono molte profezie sul Profeta Muhammad (ﺺ). Un certo numero di traduttori Europei ed Indù dei Veda hanno rimosso il nome del Profeta (ﺺ) dell’Islam, mentre altri hanno usato dei termini e degli eventi della sua vita nei Mantra (Ka’bah, Makkah, Medinah, Arabia). Altri vocaboli Islamici vengono usati dagli Indù nei rituali purificatori, o per designare dei territori e dei fiumi in India. Alcuni Mantra contenenti delle profezie si mescolano alle spiegazioni, e probabilmente erano in origine dei commentari e delle note in calce che divennero successivamente parte della stessa profezia.

Parecchie profezie sul Messaggero (ﺺ) dell’Islam si trovano nell’Atharva Veda: (1) XX: 21, Mantra 6, 7, e 9, (2) XX: 137, Mantra dal 7 al 9, e (3) X: 2, Mantra 26, 27, 29, 30, e 32. Similmente, nel Rig Veda, ulteriori profezie si trovano in: (1) VII: 96, Mantra dal 13 al 16, e (2) I: 53, Mantra 6 e 9. Infine, una profezia si trova nel Sama Veda III: 10, Mantra 1. Questa relazione è solo un assaggio delle tante profezie. Il lettore interessato può riferirsi al dotto lavoro del Dott. Abdul Haq Vidyarthi, intitolato “Mohammad in World Scriptures,” 1990. Questo libro spiega la terminologia Indù usata nei Mantra ed il suo significato, l’uso di certe frasi e parole all’interno dei Veda e d’altre Scritture Indù.

“Gli uomini privi d’intelligenza, non conoscendoMi (Para Brahma), credono che assuma questa forma e personalità. A causa della loro ignoranza non conoscono la Mia natura superiore, che è immutabile e suprema.” Gita 7-24

“Non c’è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente.” Corano, 2:256

Bibliografia

  1. Dott. Zakir Naik, Prophet Muhammad in Hindu scriptures
  2. Maulana Aftab-ud-Din Ahmad, The Advent of Muhammad Foretold, Ahmadiyya Anjuman Isha’at-e-Islam, Lahore, Pakistan.
  3. Pandit Parkash, Prophet Muhammed in Hindu Scriptures, (Tradotto da Mir Abdul Majeed)
  4. S. Radhakrishnan, The Principal Upanishad, 736 e 737, Sacred Books of the East, volume 15
  5. Maulana Abdul Haq Vidyarthi, Muhammad in World Scriptures, 412 pages, Ahmadiyya Anjuman Ishaat (March 1999)
  6. Devi Chand, The Atharvaveda —Sanskrit Text with English Translation
  7. Abdul Haq Vidyarthi, “Muhammad in World Scriptures,” Adam Publishers, 1990. (it includes chapters on Zoroastrian and Hindu Scriptures)
  8. A.H.Vidyarthi and U. Ali, “Muhammad in Parsi, Hindu & Buddhist Scriptures,” IB.
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