Il Tantrismo della Famiglia di Muhammad e del mondo Islamico

La Famiglia di Muhammad e la sua discendenza hanno ereditato il vero sangue di Maria. Molti studi compiuti da Musulmani e non, confermano che nella tradizione Islamica, ed in particolare Sciita, il carattere di Maria, Fatima, Gesù e Hossein sono legati tutti insieme.1 Anche la tradizione Induista giunge alla stessa conclusione. L’ispirata yogini e scrittrice Saraswati Raman dichiara: “L’Adi-Guru si incarnò in Muhammad Sahib, il Messaggero e fondatore dell’Islam, mentre la Dea Sita, incarnazione dell’Adi Shakti, rinacque in sua figlia Fatima”. Il Maestro Primordiale, o Dattatreya, il grande mago che restaurò il vero Vedismo e che fu l’iniziatore dei riti Tantrici, ebbe in totale dieci principali Avatar che si incarnarono in Medio Oriente. Saraswati Raman prosegue: “Questi avatar nacquero in Arabia col nome di Hasan e Hossein (reincarnazioni di Lava e Kusha, figli di Rama e Sita), i due figli di Fatima (Madre Divina), figlia di Muhammad Sahib. Essi furono entrambi assassinati, il primo fu avvelenato, il secondo venne martirizzato in un combattimento violento a Karbala. Sacrificarono la loro vita in nome della religione… Dopo Fatima, la reincarnazione di Sita morì, e scoppiò la guerra settaria tra i Musulmani. La nascita dei Musulmani Sciiti (Shiya) fu voluta dalla Dea Sita. Il nome di Sita, la moglie di Rama, che è il personaggio centrale femminile del poema epico Indù del Ramayana, è pronunciato anche Shita e Shiya.2 Le donne Shiya (Sciite) sono considerate giuste, innocenti e belle nelle loro espressioni materne; allo stesso modo, le donne di Janakapur, luogo di nascita di Sita in India, sono benedette da Mahalakshmi… La quarta incarnazione umana di Adi Shakti fu la Vergine Maria, Madre di Cristo”.

Muhammad era un illuminato perché aveva studiato tutte le religioni. Non era un analfabeta. Conosceva profondamente i Veda e le tre divinità Saraswati, Lakshmi e Parvati (Tridevi), cioè i poteri latenti di questi tre “guna”, secondo una definizione attribuita a Dara Shikoh. La sua anima gemella Khadija era insieme a Lui coinvolta nella combinazione di energie maschili e femminili che sono importanti per adorare e raggiungere Dio.

“Tutto viene da Allah” (Corano, 4: 78), specialmente l’energia Divina di Madre Kundalini che attraversa il corpo. Il Profeta Muhammad è stato definito erroneamente dagli Imam e dagli Sheikh ciechi un illetterato (ummiyun). “E che invero, l’uomo non ottiene che il [frutto dei] suoi sforzi” (Corano, 53: 39). Ummiyun non significa solamente illetterato, si riferisce anche ai gentili che non avevano un Libro Santo (Corano, 3: 20). Il termine Ummi si avvicina alla parola Umm che significa madre. Gli antichi arabi consideravano le donne poco intelligenti, e di conseguenza, ummi significava analfabeta. La parola, in realtà, deriva dal Sumero Umiya, un vocabolo che significa “colui che ha appreso tutte le arti e le scienze, tra cui l’astronomia, la matematica, la medicina, la geografia, lo yoga, il tantra”, e molto altro ancora.

Allah disse: “Se non fosse stato per la Famiglia di Muhammad, non avrei creato l’intero universo”. Il Profeta Muhammad e la Sua Famiglia sono stati dei Guru designati da Dio, e durante la loro vita furono la manifestazione del Principio del Maestro (Principio Guru) nell’area denominata Void o Bhava Sagara (Oceano delle Illusioni). Nel sistema Kundalini, il Void si trova intorno a Manipura Chakra. Le vibrazioni della Santa Famiglia del Profeta Muhammad assomigliano molto a quelle degli Adi-Guru Dattatreya, Nanak e Adi Shankaracharya.

 

La pratica del Tantra Yoga illumina l’essere umano, collega spiritualmente il maschio e la femmina equilibrandoli a livello mentale, fisico ed emotivo, apre il loro cuore e li consegna a Dio. L’energia Kundalini, il risveglio del divino serpente o dell’energia madre, l’apertura dei chakra o delle ruote celesti esistenti nel corpo, si fondono nel suono silenzioso. Soprattutto dopo la morte di Khadija, Muhammad si impratichì con queste energie ottenendo molte illuminazioni.

Il nome della più lunga Sura del Corano, “Al-Baqara (La Vacca)”, è un simbolo per la totale devozione alla Madre Divina Fatima. Nello Yoga, il Dhenu Mudra, il Mudra della Vacca, che rappresenta la mammella della Mucca, è un simbolo di prosperità. Nel pantheon Egizio, Het-Heru o Hathor, fu raffigurata come una Vacca. Il suo epiteto di “Mucca” fu associato al pianeta Venere e alla costellazione del Toro. La Dea Hathor rappresenta una delle incarnazioni più complete del principio femminile. La Dea Hathor è la Signora del Cielo, la Vacca alata che diede vita al creato. Anche la Dea Mehetueret, nella religione Egizia, era una Vacca divinizzata, chiamata “Vacca celeste” o “La grande giovenca”, adorata come Dea cosmica della rinascita. L’adorazione della Mucca, in India, ha radici nell’era astrologica del Toro. L’era del Toro ha un profondo significato simbolico. La Mucca, nel mondo antico, era la base sociale ed economica. Le Mucche e i Tori furono addomesticati per lavorare per conto degli esseri umani. La “Divinità” di un’era, tuttavia, è soggetta a diventare il “diavolo” della prossima. In tal modo, l’umanità può progredire. Al termine dell’età del Toro, l’Ariete si impose. Per questo motivo, il Corano ordina a Mosè di sacrificare una Mucca. Inizia l’era dei sacrifici animali e del Tantrismo, la cui origine risale perfino all’era pre-Vedica. Le fonti scritturali di Mucche e di altri mammiferi da sacrificare sono legate alla necessità di trascendere il cervello dei mammiferi e di sviluppare le funzioni cerebrali superiori. La carne in decomposizione all’interno del nostro sistema digestivo genera delle istruzioni animalesche trasmesse all’energia vitale Ra o Kundalini, l’energia sessuale da trasmutare. Al fine di ottenere la libertà, i testi Tantrici affermano che un uomo saggio deve “mangiare la carne.” Non bisogna aspettare, dobbiamo catturare e macellare la parte animale della nostra natura inferiore. Osservando il comportamento animale riconosciamo le tendenze del nostro Io inferiore. La macellazione avviene quando sostituiamo gli atteggiamenti negativi con quelli positivi con la dovuta conoscenza e la corretta comprensione. Una volta che la natura animale è stata macellata, la carne deve essere preparata e cotta prima di essere mangiata. In senso figurato, la preparazione e la cottura comporta l’analisi e la spiritualizzazione delle nostre emozioni negative attraverso la conoscenza del fuoco della pentola a pressione che sono le pratiche yogiche, la meditazione e la contemplazione.

Yahya Suhrawardi, il fondatore della “teosofia orientale” o della filosofia illuminativa, conclude alla fine del suo trattato intitolato “Risala fi haqiqat al-ishq” (Messaggio sulla Realtà dell’Amore), che finché “la Mucca dell’ego non è macellata, uno non mette piede nella città [eterna]”.

Molti degli insegnamenti Coranici e delle tradizioni Islamiche attuali sono attribuibili ad ‘Aisha, la giovane moglie del Profeta Muhammad, che fu influenzata da suo padre, Abu Bakr, un politico più che un mistico. Abu Bakr rimosse il “Quinto Veda” dal Corano, cioè quella distinzione che il maestro Sufi Abd al Karim Jili fa tra la metafisica e la pratica quotidiana Indù e identifica la prima con la dottrina Islamica dell’unità divina. Seyyed Hossein Nasr afferma che il riferimento di al-Jili al ”quinto Veda” indica appunto l’interiore identità tra le dottrine esoteriche e metafisiche delle due tradizioni, l’Islamica e l’Induista. Il “Quinto Veda” è chiamato nella tradizione Satpanthi, “Sahebi” o “Imami Quran”. È un Veda segreto”, chiamato anche Athar Ved (letteralmente, il Veda immobile, stabile,” da non confondere col quarto Veda, l’Atharva Veda). Anche qui si individua un riferimento alla rivelazione Tantrica, giacché è considerato un “Quinto Veda” diversamente dai quattro Veda originali, essendo accessibile alle donne e agli uomini d’ogni casta. I Tantra sono un dialogo tra Shiva e sua moglie. Shiva fornisce a Parvati le istruzioni pratiche per vivere l’esperienza del trascendente. Gli Shakta considerano i loro libri il “Quinto Veda”. Il “Quinto Veda” conosce il vero significato dei Veda e sospinge l’essere umano al sacrificio animale con una vera intenzione Vedica affinché l’uomo e l’animale possano entrare in uno stato di benedizione.

La Manusmriti narra il potere supremo del sacrificio animale: “(Un Brahmino) nato due volte che conosce il vero significato dei Veda, e compie sacrifici animali con quest’intenzione (Vedica), sospinge sé stesso e l’animale ad entrare in uno stato di maggiore benedizione.” (Manusmriti, capitolo 5, versetto 42)

Il simbolismo del miracoloso viaggio notturno del Profeta al cielo contiene i misteri del Tantrismo Islamico. Il Profeta è salito sul Buraq, un destriero mistico con una testa di donna, ali e una coda da pavone, e attraverso i sette cieli si è accostato Trono Divino. Un hadith rapportato da al-Bukhari riferisce che il letto del Profeta era ancora caldo quando tornò dal Mi’raj. In questa notte, il Profeta Muhammad si avvicinò alla distanza “della lunghezza di due archi” (Corano, 53:9) da Allah. Il maestro Persiano Sufi Fakhr-al-Din Iraqi spiega: “Immaginate che l’amante e l’Amato siano un unico cerchio diviso da una linea in due curve sagomate a forma di archi. Questa linea sembrerebbe esistere, ma non esiste, e se viene cancellata nel momento della Riunione, apparirà di nuovo il cerchio intero come in effetti è. Questo è il segreto della Lunghezza dei due archi.” Il “letto ancora caldo” del Profeta significa secondo l’arcana interpretazione dell’Islam Tantrico, che Muhammad faceva questo «viaggio celeste» o mi’raj durante il rapporto sessuale con sua moglie Khadijah.

L’interpretazione Coranica alla luce del Sahaja Yoga è stato il tema della prima conferenza internazionale di Studi Islamici organizzata nella città di Lucknow, sede della cultura Sciita in India. Molti studiosi provenienti da tutto il mondo Islamico hanno dibattuto sul pensiero di Nirmala Devi, la fondatrice del Sahaja Yoga. Si è discusso, inoltre, sui benefici che i Musulmani potrebbero trarre da questa forma di Yoga. In quest’occasione, Hossein Top, un Sufi Turco presente, ha sostenuto che i sette cieli citati dal Profeta erano i sette “chakra” della coscienza.

“Egli è colui che fece discendere la Sakinah” (Corano, 9:26, 48:4)

L’energia Kundalini o Sakinah

L’energia Kundalini che sale al più alto livello è chiamata Shechinah in Ebraico, Shekem in Egizio, Shakti nello Yoga Dravidico, Shen nel Taoismo e Sakinah nel Corano.

Il metodo migliore per raffinare la forza grezza della Salat Kundalini e di trasformarla nella pura energia della Sakinah, è compiuta con metodi Tantrici. Mescolando, fondendo, vaporizzando, cocendo, elevando, coltivando e imbrigliando la forza della Salat Kundalini con le pratiche Tantriche sessuali, una sorta d’alchimia interna si presenterà per trasmutare la forza sessuale in energia Divina.”

“Egli v’ha create da voi stessi delle spose, acciocché raggiungiate la Sakinah con esse (in arabo li-taskunuu)… in questo v’ha un segno per gente che sa meditare” (Corano, 30:21)

Alcune tecniche nei manoscritti di Tantrismo Islamico (Bengala, 16°-17° secolo)

Il concetto del Sat Chakra bhed (la penetrazione dei sei chakra) o la “penetrazione dei sei plessi nervosi” è centrale nell’opera del poeta e yogi Sciita Shah Abd al-Hakim (1620- 1690) intitolata “Chari maqam bhed” (La divulgazione del mistero dei quattro maqam).

Shah Abd al-Hakim si riferisce frequentemente al “Sole” e alla “Luna” che rappresentano le narici destra e sinistra. Il Sole e la Luna, nel Tantra Indù e Buddista, simboleggiano i due importanti nervi mistici a destra e a sinistra, noti anche come Ida e Pingala, e si considera generalmente la loro unione come l’unione delle due correnti del vento vitale, il prana (inalazione) e l’apana (espirazione). Hakim sostiene spesso che la pratica yogica del kumbhaka, o la ritenzione dell’aria inalata, è l’aspetto più importante degli esercizi yogici. La stazione di nasut è allo stadio della sharia, scrive Hakim, è la dimora dell’angelo Gabriele (firishtah Jibrail) che vive sotto forma di un pavone in mezzo a onde splendenti di luce. Questa stazione ha tre colori: rosso, bianco e giallo. Il cercatore mistico è invitato a contemplare il suo volto, che non è altro che un “riflesso dell’anima.” L’immagine del precettore mistico (murshid) è anche di essere “mentalmente percepito”. Con l’aiuto dello zikr, il cercatore pulisce con un panno lo specchio della sua mente ed osserva “il signore del corpo sottile”. La mente è allontanata da tutte le distrazioni all’interiorizzato “grido di Allah” nel cuore. Lo zikr di Allah è seguito da continue ripetizioni del suono hu hu. Tutti gli altri suoni sono banditi dalle orecchie, così come il pensiero del cibo dalla mente. Il mistico assume una postura accovacciata (asana) con entrambe le mani sulle sue ginocchia ed esegue il kumbhaka. L’aria dalla regione inferiore dell’ombelico è attirata verso il cuore. Inoltre, egli occupa il suo tempo eseguendo la preghiera (namaz) e leggendo il Corano in solitudine. Alla stazione successiva di malkut, l’aria proveniente da “una stella verde che è situata alla radice dell’ombelico”, soffia incessantemente nel corpo del mistico attraverso i canali nervosi. Il cuore è centrale nel controllo dell’aria, ha due passaggi uno a destra e l’altro a sinistra, il primo è “la dimora del sole” e il secondo è “adornato dalla presenza della luna.” Firishtah Israfil, simile in forma e dimensione a un granello, guarda fisso alla radice dell’ombelico. L’esecuzione del kumbhaka e della contemplazione del murshid è importante nella pratica mistica anche a questo stadio. Durante l’inspirazione si ripete la prima parte del credo islamico (kalima), “non c’è dio” (lailaha), e durante l’espirazione si recita la seconda parte, “eccetto Allah” (illallah). La “longevità” aumenta in modo direttamente proporzionale al grado di ritenzione di aria inalata. La cultura di questo “percorso” mistico concede al praticante “vitalità” per il suo corpo e anche il potere di parola (bakya-siddhi).

Firishtah Mikail, nella forma di un elefante, presiede il maqam di jabrut nel terzo manzil di haqiqa.  Qui c’è acqua perenne che contiene l’immagine riflessa della luna. Questa è la “fonte dell’intelligenza”, e il cervello, che ha la dimensione di una perla, è depositato nella testa. La tecnica meditativa, qui, è di contemplare la perla concepita come un “lago” al fine di stabilire l’identità delle visioni “spesse” e “sottili.” In questo stato d’animo, essa si trasforma in uno specchio in cui si osserva l’immagine del murshid. Questa meditazione è praticata con lo zikr: i due pollici toccano le orecchie e la loro parte anteriore, il medio e il mignolo raggiungono rispettivamente gli occhi, le narici e le labbra, mentre uno dei talloni è premuto contro l’ano. Con la testa abbassata, il mistico esegue il khumbakha, ed incontra il suo atma. L’immagine dell’atma diventa un tutt’uno con il mistico proprio. Tutti i sentimenti profani di desiderio, rabbia, avidità, e attaccamento sono evitati, e “l’immagine di Allah” appare nella sua visione.

La stazione finale di lahut, presieduta dal firishtah Izrail (o Azrail) “sotto forma di una tigre,” è la “sede del fuoco.” Il corpo contiene un “pozzo di fuoco” ardente come carboncini. Questa stazione è illuminata da “una stella luminosa.” Del fumo esce incessantemente dal pozzo e l’aria dal fumo. Il fuoco, da un lato, provoca “fame e sete,” e dall’altro, è l’origine di “potenza, forza e virilità sessuale.” Un individuo continua a vivere finché il fuoco è nel corpo, e la “separazione” del fuoco dal corpo” comporta la sua morte. Un praticante valido a questo maqam rivolge la sua mente lontano dalle “falsità del mondo” e guarda “lo specchio della propria mente” con l’aiuto dello zikr. Questo gli permette di acquisire una visione “divina” o sottile, e di osservare “una stella rossa.” La meditazione dell’aspirante, preferibilmente “in solitudine”, si rivolge costantemente all’immagine del firishtah e al proprio murshid nella sua mente, ora che è completamente purificata da tutte le “sostanze immonde”. Il praticante ha preparato adesso sé stesso “a trovare Allah.” Si dovrebbe, quindi, imparare “la pratica dello yoga”, aggiunge Hakim, e “raggiungere la padronanza dei quattro maqam.” Quest’esercizio lo libera dai “grandi peccati” e gli permette di guadagnarsi il bakya-siddhi.

Se Abd al-Hakim localizzò i manzil sufi e i maqam nel corpo stesso del mistico, Saiyid Murtaza si spinge più in là, e identifica la loro posizione nel corpo con i chakra yogici-tantrici, o plessi nervosi. La sua idea riguardante le formule e le tecniche mistiche dimostra che l’influenza locale è più che fondata. Murtaza identifica la stazione di nasut col muladhara chakra, così com’è “chiamato nello yoga”. Al pari di Hakim, egli considera questa parte della fisiologia mistica come la “sede del fuoco eterno,” ma a sua differenza cita Izrail come il firishtah che presiede questa stazione. Qui, la kalima è l’appropriato zikr eseguito dal praticante ad “orecchie e a occhi chiusi”. Quest’ultimo deve essere “vigile” che il fuoco, che rende “un corpo immortale”, sia mantenuto vivo dalla pratica yogica delle contrazioni create alla radice anale. Il suono di anahuta/anahata è sempre nelle orecchie del mistico che costituiscono “i principali sbocchi per l’anima.” Inoltre, l’aria è sempre là nel muladhara, e c’è “una lampada” che brucia in questo chakra rivelando un’immagine per la meditazione. La shakti di Shiva deve rimanere “confinata” in questo posto. La mente è mantenuta pura con l’aiuto dello zikr di lailaha seguito da illallah ripetuto nove volte. Il tutto è concluso con lo zikr di rasulallah.

La stazione di malkut, “nella regione ombelicale”, è presieduta da Israfil e si identifica con lo yogico manipura-chakra. Il naso costituisce la “porta d’ingresso” di questa stazione. Il mistico deve imparare i movimenti di cinque tipi diversi d’aria che soffiano in questa parte della fisiologia mistica. Finché c’è aria, c’è vita. Il mistico pone il mento sulla sua gola, la gamba destra sulla coscia sinistra, e si concentra sulla “punta del naso.” Questa posizione arresta “il respiro” all’interno del corpo. Il mistico osserva “un’immagine” dell’anima. Chi è in grado di visualizzarla completamente e per sempre, può “predire” eventi. Dopo aver raggiunto questo traguardo, il mistico fissa la sua attenzione su “una stella” posizionata nella “regione di “manipura.” I firishtah, i sura e gli asura abitano questo luogo. Il sole e la luna occupano, rispettivamente, i lati destro e sinistro del corpo, e l’aria deve confinarsi alla narice sinistra durante il giorno e alla destra durante la notte. Dal suo guru, il praticante dovrebbe imparare “il grande nome segreto” nascosto nella kalima, a cui deve ricorrere. Questo conduce allo yoga-siddhi, e Allah dona “vita molto lunga.”

Il maqam di jabrut è presieduto da Mikail e si trova nella regione cerebrale. Gli occhi costituiscono le sue “porte”. C’è “un torrente sempre fluido” nella regione del cuore che mantiene il corpo “regolare”. I praticanti lo conoscono come il lago che è depositario del nettare celeste (amrit-kunda),” il quale rende il bevitore “indistruttibile ed immortale.” Perciò, è anche la fonte dell’“intelligenza cognitiva”, e nei circoli mistici ha la funzione di ajna-chakra. Ci sono loti dorati sbocciati pienamente nell’acqua. Paramatma e jivatma esistono in uno stato unitivo, come la luce della lampada in relazione al suo olio. È in questa forma che il compagno supremo di Allah, Nur Muhammad (Nur-i Muhammad), risiede qui. C’è un “loto bianco”, “una perla” nel loto, e Nur-i Muhammad è all’interno della perla. Il luogo contiene anche adi-chandra e mul-chandra o garal-chandra (entrambi di origine nathista). Il mistico raggiunge il suo scopo in questa stazione dato che consegue una visione di Nur-i Muhammad.

In seguito, il praticante si sposta nella stazione finale di lahut situata presso la regione del cuore, che è la dimora del fuoco sotto la tutela del firishtah Jibrail. Noto allo yogi come anahata-chakra, il maqam di lahut rivela la natura dell’essere supremo al ricercatore con l’aiuto di pratiche yogiche circa la “sigillatura della decima porta”, e anche il ricordo continuo del ajapa-japa (la costante consapevolezza del mantra) gli conferisce “un’inviolabilità.” L’essere supremo contempla la sua propria forma e produce “il sudore” da cui Nur-i Nabi è creato. Paramatma e Jivatma rimangono uniti vicendevolmente come due “sostanze luminose.” Il Signore risiede nel “loto dai mille petali”, e un cercatore dovrebbe esaminare il suo cuore. L’aspirante mistico, qui, deve anche lottare contro Iblis e i suoi compagni, ovvero “desiderio, rabbia, avidità, e attaccamento.” La mente deve essere “epurata” da questi sentimenti prima che la “visione del Signore Niranjan” compaia nello “specchio pulito del cuore.” Questo proposito è raggiunto con lo zikr di lailaha, estraendo verso l’alto “l’aria” e trasferendola da “un nervo all’altro.” Infine, lo zikr di illallah, dovrebbe essere “scagliato” contro la “creatura peccaminosa,” Iblis, e questo zikr è accompagnato da “un’espirazione lenta”.

Qualche tavola dei manoscritti di Tantrismo Islamico (Bengala, 16°-17° secolo)

Nel Tantrismo Ismailita, l’ascesa dell’elemento femminile passivo, rappresentato dall’Anima Acquiescente (nafs-i-mutma’inna), in seguito al “fervido raccoglimento” (bemunagat), lungo la “vena centrale”, per giungere a quella vetta del Sinai formata da “sette monti”,  costituita dai “sette spiriti” e dai “sette colori”, procedenti dalle “sette gerarchie”, ha una corrispondenza speculare col processo yogico del Sat Chakra bhed, la fenditura delle sette ruote”, per cui la potenza femminile in sé già assopita (kundalini-shakti) viene risvegliata ed ascende dal centro radicale (muladhara) attraverso i seguenti sei, fino a quello collocato al di sopra del cervello fisico, ove si congiunge all’immobile ed ineffabile creatore.

Il Tantrismo Islamico, quindi, non è sesso perverso o demoniaco. Si occupa dell’ascesa della Kundalini attraverso la realizzazione del Sé, non invoca Rakshasa (demoni) e non pratica danze nude nei templi. Tantra significa “tecnica per controllare il meccanismo”, è un processo alchemico. Nel “Syar Bahr al-Nisa” (L’oceano delle donne), testo Sufi-Tantrico Malese, le mogli del Profeta Muhammad, Maymuna, Khadijah, Salama e ‘Aisha, rappresentano rispettivamente acqua, terra, aria e fuoco, mentre Fatima rappresenta l’aggregato dei quattro elementi, perché eccelle su tutte le donne.

Il Profeta dell’Islam ha insegnato che quando marito e moglie si guardano negli occhi amorevolmente, i loro peccati sono perdonati. Quando si tengono per mano, le loro buone azioni sono registrate, ma quando fanno l’amore sono circondati da angeli in preghiera. Il Profeta ha dichiarato: “Nell’atto sessuale di ognuno di voi c’è una sadaqa (un atto di carità)”.

Il grande Shaikh Ibn ‘Arabi praticò alcuni metodi “Tantrici” che oscillano tra il sogno iniziatico delle donne all’esaltazione del rapporto sessuale come metodo di suprema realizzazione. Trasmise la sua diretta conoscenza da Allah a quattordici donne, otto delle quali ricevettero questa trasmissione nei sogni.

In definitiva, Muhammad trascorse molto tempo nell’Akasha, l’etere in cui l’essere umano si collega al Brahman. Le voci di angeli, maestri, demoni, deva e della Madre Devi pervengono attraverso questo canale. Muhammad trasmise le sue illuminazioni ad ‘Ali, ‘Aisha, Fatima e a molti altri. Purtroppo, oggi conserviamo solo il Corano di ‘Aisha. Gli scritti di Fatima e ‘Ali furono distrutti. Molti altri Musulmani hanno trasmesso le parole del Profeta, tuttavia, la comprensione della verità resta lontana. Finché non comprendiamo la nostra energia fisica, non capiremo mai come Krishna, Buddha, Gesù e Muhammad siano stati degli illuminati. Erano anime realizzate che non incorrevano nei pericoli di certi circoli Tantrici. I chakra femminili hanno caratteristiche particolari e sono ancora soffocati. La loro illuminazione aprirà un nuovo capitolo nella storia della civiltà.

Note

1. Un giorno il Profeta si rivolse al Principe dei Credenti, dicendo: “Oh ‘Ali! Per Colui nelle cui mani è la mia anima, se non fosse che alcuni gruppi della mia comunità direbbero di te ciò che i Cristiani dicono di Gesù, figlio di Maria, io oggi direi di te cose che indurrebbero qualsiasi Musulmano a prostrarsi ai tuoi piedi per raccogliere da sotto di essi la polvere e per cercare la tua benedizione (barakah)”

L’Imam Muhammad al-Baqir, il quinto Imam Sciita disse: “La notte che ‘Ali fu ucciso, sotto ogni pietra che era stata girata fu trovato del sangue rappreso. La stessa cosa accadde anche quando Aronne (Harun), fratello di Mosè, e Giosuè, figlio di Nun, furono uccisi; e anche quando Gesù fu innalzato al cielo, e quando Simon Pietro (Sham’un al-Safa) e Hossein, figlio di ‘Ali, furono uccisi.” Gesù era il figlio della vergine pura (batul) Maria, la signora delle donne. Maria era pia e povera, ma venne sorretta da Dio come segno della Sua speciale grazia e della Sua misericordia. Fatima la risplendente, detta anche ‘la grande Maria’ (al-Maryam al-Kubra), ha in comune queste caratteristiche nella pietà Islamica… Gesù è quindi, in un certo senso, il fratello di Hossein. Quest’ultimo non può pretendere la nascita verginale, ma condividono una natività miracolosa in quanto rimasero nel grembo materno per soli sei mesi. Alcune tradizioni attribuiscono questa natività miracolosa pure a Giovanni Battista. In realtà, le due personalità di Gesù e Giovanni tendono spesso a fondersi in una figura strettamente analoga a quella di Hossein nella pietà popolare.” (Mahmoud M. Ayoub, Redemptive Suffering in Islam, pag. 35)

Mahmoud M. Ayoub, Redemptive Suffering in Islam: A Study of the Devotional Aspects of Ashura in Twelver Shi’ism, Walter de Gruyter , 1978, pag. 302. Il testo è anche on-line: http://www.dte.ir/portal/file/?304936/Redemptive_Suffering_in_Isl-m-_.pdf

Per maggiori informazioni consultare:

Jane Dammen McAuliffe, Mary and Fatima in Qur’anic Exegesis,” Islamochristiana 7 (1981); Mary F. Thurlkill, Chosen among Women: Mary and Fatima in Medieval Christianity and Shi’ite Islam. University of Notre Dame Press, 2007, pag. 209.

Il carattere comune di Maria, Fatima, Gesù e Hossein, ha spronato il santuario Sciita Indiano di Aza Khana-e-Zehra in Hyderabad, ad invocare Gesù nel periodo natalizio: http://bakshi786islam.altervista.org/santuario-sciita-indiano-invoca-gesu/ 

2. Shita/ Sita, eroina dell’epico Ramayana /shitapoti/ marito di Sita/dio Rama. Rajendra Singh, Annual Review of South Asian Languages and Linguistics: 2010, pag. 10

Bibliografia

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