Il turbante rosso nella tradizione Islamica

Una tradizione trasmessa da Ibn ‘Abbas dichiara che nel giorno di Uhud gli angeli indossavano turbanti rossi (Al-Suyuti, al-Durr al-manthur, vol. 7, p. 70, 1. 1; Ibn Kathir, Tafsir, vol. 2, p.108)

La battaglia di Uhud

Quando il Profeta fu ferito dai Meccani nella battaglia di Uhud, la sua testa si era insanguinata di rosso. Hazrat Ali ha indossato un turbante rosso in altre battaglie a cui ha partecipato per commemorare quell’evento. In seguito, il termine turco Qizilbash (“teste rosse”) fu dato per questo motivo, ed è in uso da allora.

Uno scrittore sciita racconta un’altra versione dello stesso episodio: “Quando il Profeta Muhammad è stato ferito a Uhud, Hazrat Ali impedì che il suo sangue colasse a terra strofinandolo sulla sua stessa testa. L’Imam Ali si trasformò in uno scudo per il Profeta Muhammad proteggendolo mentre tutti gli altri scappavano. Ali ricevette sedici ferite da spada durante la battaglia: il suo viso, le sue mani e il suo elmo erano completamente insanguinati; per questo motivo, Ali fu chiamato Qizilbash (testa rossa).

I Qizilbash

Qizilbash è un nome familiare sia alla storiografia Ottomana che a quella Safavide. È l’esonimo dato ai devoti seguaci anatolici dei primi sceicchi e scià Safavidi che giocarono un ruolo fondamentale nella rivalità militare e ideologica tra i due imperi. Il Qizilbashismo non era un amalgama amorfo di elementi tribali legato direttamente ai Safavidi, ma era una rete profonda e dinamica di conventi sufi, gruppi dervisci e famiglie di sayyed che si unirono in un movimento a guida Safavide sulla base di un insieme d’idee e istituzioni sufi.

Il loro nome (“testa rossa”) deriva dal colore rosso del turbante con dodici pieghe che indossavano, in ricordo dei dodici imam dello sciismo. Questo turbante è noto come Taj-e Heydar, in riferimento al maestro Sufi Heydar (1459-1488).

Sayin Dalkiran

Sayin Dalkıran, professore di Teologia presso l’Università Atatürk di Erzurum, osserva che Qizilbash è uno dei nomi preferiti per descrivere gli sciiti anatolici, e uno dei nomi più adottati dagli sciiti in senso lato. L’uso di tale nome risale al XV e al XVI secolo. Alcune opinioni spiegano perché quel nome è stato dato agli sciiti:

1) Shah Ismail I, il capostipite della dinastia Safavide, strinse un accordo con Bayezid II per il trasferimento dei suoi soldati in Siria attraverso l’Anatolia. I soldati sciiti avevano degli elmetti rossi. Per questo motivo, gli sciiti erano chiamati Qizilbash, ma anche gli sciiti Anatolici vennero chiamati Qizilbash ricollegandoli ai loro confratelli safavidi, anch’essi turcofoni azeri.

2) Gli sciamani turcomanni prima della loro adesione all’Islam indossavano dei cappelli conici di color rosso, cosicché i loro primi leader religiosi sciiti continuarono a indossare dei copricapi conici rossi simili ai precedenti, ma ricamati con iscrizioni Islamiche; in tal guisa, gli sciiti anatolici vennero chiamati Qizilbash dai turchi sunniti. I Safavidi erano spiritualmente molto legati al Qizilbashismo attraverso le tribù turcomanne, in quanto quasi tutto il loro apparato militare era costituito da quest’etnia.

I turcomanni solitamente indossavano elmetti o cuffie di vari colori che designavano la loro tribù di appartenenza. Ad esempio, una tribù turca che indossava un elmo nero (papak, kalpak in turco) si chiamava Karakalpak o Karapapak (cuffia nera). Una comunità sunnita di Bukhara si chiamava Yeshilbash (testa verde). Ci sono molti villaggi in Turchia chiamati Karabörk (elmo nero), Karabörklü (una persona con l’elmo nero), Akbaşlı (testa bianca) e Akbaşlar (teste bianche).

La storia di Aşıkpaşaoğlu

Nella storia di Aşıkpaşaoğlu si narra che Orhan Ghazi, secondo sultano del nascente impero Ottomano, indossava un elmo rosso come suo padre, e faceva indossare anche ai suoi soldati degli elmetti rossi. Suo fratello, Alaeddin Pasha, gran visir, gli dette un consiglio: “Mio Sovrano! Perché non diamo ai tuoi soldati un segno che nessun altro soldato possiede? Orhan Ghazi rispose: Fratello, qualunque cosa tu dica, la accetto. Alaeddin Pasha gli suggerì: “Gli elmi dei Regnanti confinanti sono rossi. Lascia che il vostro sia bianco”. Per questo motivo, Orhan Ghazi ordinò dei turbanti bianchi da Bilecik.

La Naqshbandiyya Aliyah dello Shaykh Abdur Rashied

Questi musulmani di origini africane appartengono all’ordine sufi della Naqshbandiyya Aliyah. Solitamente, indossano turbanti rossi perché questo colore rappresenta il sangue versato per la giustizia e per l’amore Divino. Inoltre, il turbante proteggerebbe il centro spirituale che si trova nella testa durante la preghiera.

Questi sufi citano la seguente tradizione: “Passa dal combattere la piccola guerra, che è quella di combattere contro altre persone, a combattere la grande guerra, che è il combattimento contro se stessi.” Il turbante rappresenta la lotta interiore per non averla solo vinta, ma per imparare ed essere migliori”. Inoltre, Il colore rosso rappresenta l’energia delle persone di origine africana e il sangue versato dai loro antenati.

Il colore rosso nella cosmologia sciita

Il messaggero di Allah chiese all'Imam Hussain: "O luce dei miei occhi! Che colore desideri"? Hussain rispose che preferiva il colore rosso. Il Profeta strofinò un abito con le sue mani benedette che si trasformò in un colore rosso vivo simile ai rubini. Quindi lo consegnò all'Imam Hussain che lo indossò. Il Santo Profeta ed entrambi gli Imam (Hassan e Hussain) furono felicissimi, e quest'ultimi tornarono dalla loro madre. Quando Gabriele vide ciò, iniziò a piangere.

"Gli Imam sciiti narrano che quando l'Imam Hussain fu martirizzato dal cielo piovve sangue e sabbia rossa".

Il colore rosso è collegato alla giustizia, ma è anche associato al capo e al condottiero che come il sole allo zenith nella sommità della volta celeste, occupa il posto più elevato nella gerarchia sociale. Il rosso è anche il simbolo della guerra, con le sue uccisioni e spargimenti di sangue.

Usman bin Abi Shaybah racconta, che dopo il martirio dell’Imam Hussain, le pareti del cielo si tinsero per sette giorni di un color lino cremisi simile al rosso, mentre le stelle sembravano scontrarsi l’una con l’altra. Altri dicono che l’orizzonte del cielo divenne rosso per un periodo di sei mesi dopo il suo martirio.

Bibliografia

1- Enver Behnan Şapolyo, Mezhepler ve Tarikatlar Tarihi, İstanbul 1964, p. 254.
2- Zelyut, Alevilik., p. 82.
3- Şapolyo, Mezhepler ve Tarikatlar., p. 254.
4- Şapolyo, ibid., p. 255.
5- Şapolyo, ibid., p. 255.
6- İrene Melikoff, Alevi-Bektaşiliği Tarihi Kökenleri Bektaşi-Kizilbaş (Alevi) Bölünmesi ve Neticeleri, Tarihi ve Kültürel Boyutlariyla Türkiyede Aleviler Bektaşiler Nusayriler, İstanbul 1999, p.23.
7- Zelyut, ibid., p. 82.
8- Mehmet Eröz, Türkiyede Alevilik Bektaşilik, Ankara 1990, p. 81-82; Ethem Ruhi Fığlali, Türkiyede Alevilik Bektaşilik, Ankara 1989, p. 9-10; Şapolyo, ibid., p. 255.
9- Aşıkpaşaoğlu, Tevarih-i Al-i Osman, Atsız Neşri, İstanbul 1949, p.117.
10- Fığlalı, Türkiyede Alevilik Bektaşilik, p. 12; Bekir Kütükoğlu, Osmanli-İran Siyasi Münasebetleri, İstanbul 1993, p. 2; CL. Huart, Haydar, İ:A:, İstanbul 1993, V, 387; Abdülbaki Gölpınarli, Kızılbaş, İA, volume 6, p.789; Sayin Dalkiran, İbn-i Kemal ve Düşünce Tarihimiz, İstanbul 1997, p. 20; Osmanli Devletinde Ehl-i Sünnetin Şii Akidesine Tenkidleri, İstanbul 2000, p. 9.
11- Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia sciita, Secondo il Libro del giacinto rosso dello sceicco Mohammad Karim Khan Kermani,pag. 99-164
12 – Shaikh Abbas bin Mohammad Reza al Qummi, Nafasul Mahmum

https://www.chicagohistory.org/seeking-history-finding-faith/

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