Ivan il terribile e l’islam

ALLAH E’ GRANDE SULL’ELMO DI IVAN IL TERRIBILE

Said Holmarez Meyguni, ex console generale dell’Iran ad Astrakhan, ha notato che un’iscrizione araba sulla parte superiore dell’elmo di Ivan il Terribile recita “Allah Mohammad”. Il diplomatico iraniano ha dichiarato che si tratta della forma abbreviata della ben nota espressione “Allah è grande e Muhammad è il suo profeta”.

Gli orientalisti russi stanno analizzando rispettosamente il suggerimento di Meyguni, ma stanno indagando ulteriormente non solo sulla traduzione, ma sul significato di tale iscrizione sulla corona dello zar russo che conquistò i khanati musulmani di Astrakhan e Kazan. Elena Arutyunova, una specialista del museo di Astrakhan dove l’elmo di Ivan fu mostrato, ha detto all’agenzia di stampa ufficiale russa Itar-Tass che anche i linguisti devono approfondire le osservazioni del console iraniano.

Una spiegazione suggerisce che questo copricapo fu dato al padre di Ivan il Terribile da un Sultano turco. Questa spiegazione è evinta da un’altra iscrizione in lingua slava che identifica l’appartenenza di quest’elmo al principe Ivan Vasilyevich, il figlio del grande principe Vasiliy Ivanovich.

L’elmo stesso ha una storia interessante. Attualmente appartiene all’Armeria Reale del governo Svedese, ma era stato appositamente prestato al museo di Astrakhan per una mostra in onore dell’incorporazione “forzata” di quel khanato da parte di Ivan. In precedenza, continua il giornale moscovita, era stato esposto nel Palazzo dell’Armeria del Cremlino di Mosca.

Secondo l’Izvestiya, è possibile che l’elmo di Ivan il Terribile sia finito a Stoccolma durante il Periodo dei torbidi, tra il 1611 e il 1612, dopo che venne confiscato a Mosca e inviato insieme ad altri tesori a Varsavia per il re Sigismondo. Nel 1665, in seguito alla guerra polacco-svedese e alla sconfitta polacca, gli svedesi si impossessarono della corona trasferendola come trofeo da Varsavia al paese scandinavo. L’apparizione dell’elmo di Ivan nell’inventario della Camera dell’Armeria Reale di Stoccolma nel 1663 supporta questa spiegazione.

Perché Ivan il Terribile ha fatto giurare sul Corano?

Edizione: 590, Jumada al-Awwal 1441

Gli storici hanno un atteggiamento molto ambiguo nei confronti dello zar Ivan il Terribile (1530-1584). Alcuni lo chiamano tiranno, altri lo rimproverano per l’assassinio di suo figlio, altri ancora lo reputano uno statista eccezionale sotto il quale lo stato russo si è notevolmente rafforzato ed espanso.

Infatti, dopo la conquista di Kazan e Astrakhan da parte dello zar, il territorio della Russia divenne più grande. Allo stato russo si unirono dei popoli che professavano l’Islam (per esempio i tatari), i quali in seguito prestarono servizio per conto del sovrano. Questa situazione portò lo zar e la sua cerchia a studiare l’Islam e i popoli che lo professavano, ma anche a sviluppare una politica statale appropriata nei loro confronti.

Il ricercatore Rezvan Yefim spiega che negli archivi del Ministero degli Affari Esteri compilato nel 1560 sotto Ivan il Terribile è menzionato il “Corano Tataro”.

L’Archivio di Stato russo degli atti antichi contiene una delle copie del Corano sopravvissuta fino a oggi sulla quale i musulmani giuravano. La cosa più interessante è che l’ayat 91 della sura “An-Nahl” (“Le api”) è scritta in oro in questa copia del Corano, e accanto a essa c’è una traduzione in russo corsivo risalente all’inizio del XVII-XVIII secolo (vedi sopra foto).

La traduzione di questa ayat è la seguente: “Obbedite al patto di Allah dopo che l’avete accettato e non mancate ai giuramenti solenni che avete prestato, chiamando Allah garante contro voi stessi. In verità Allah conosce il vostro agire”. (Corano, 16:91)

Forse questo frammento del Corano è la prima traduzione russa esistente, scrive Rezvan Yefim. Il capo bibliografo della Biblioteca di Stato russa, A. A. Kruming, afferma che nel 1570, un impiegato di nome Pyotr Grigorievich Sovin portò il Corano al sovrano. Ivan il Terribile, così, ebbe almeno un’idea generale del Corano ed esigette dai suoi sudditi musulmani di giurare sul loro Libro sacro.

La politica musulmana dello stato imperiale russo

Dopo che Ivan il Terribile aveva conquistato i khanati musulmani di Kazan (1552) di Astrakhan (1556), si volse verso l’Islam con interesse, ma dopo la sua feroce campagna anti-islamica sarebbe stato un suicidio ammetterlo. Maksim Moiseev, professore di storia medievale all’università di Novosibirsk, afferma che Ivan il Terribile divenne piuttosto indifferente alle opinioni religiose dei suoi sudditi; infatti, ero lo squilibrio tra libertà religiosa e la sicurezza dello Stato che aveva portato alla repressione e alla conversione di una parte della popolazione musulmana.

Nell’Astrakhan conquistata, infatti, si formò un doppio potere: insieme all’amministrazione provinciale, la nobiltà locale prese parte alla gestione della città. Anche i materiali siberiani non danno motivo di parlare di una politica mirata di cristianizzazione della popolazione vinta. L’analisi dei libri degli ambasciatori ci permette di affermare che i casi di battesimo dei tatari catturati furono casi isolati. Si deduce che la politica statale russa durante il regno di Ivan il Terribile era abbastanza indifferente alla fede dei suoi sudditi. Le fonti documentarie rivelano l’originalità delle relazioni cristiano-islamiche, specialmente riferendosi alla natura della guerra di Kazan, che non ha avuto un carattere “crociato”; infatti, il reinsediamento di una parte della nobiltà kazana nella regione di Novgorod non ha comportato la sua cristianizzazione obbligatoria.

Tolleranza religiosa sotto Ivan il Terribile?

Le indagini sfidano il punto di vista tradizionale sulla cristianizzazione aggressiva. L’inclusione dei khanati di Kazan e Astrakhan nello stato russo a metà del XVI secolo ha cambiato radicalmente la mappa etnica e confessionale del regno. Tuttavia, non dimentichiamo che i musulmani nella Russia centrale non sono mai stati un fenomeno esotico. Già durante il regno dell’Orda d’Oro, i musulmani vivevano nelle terre russe in piccoli gruppi. La formazione di “xenie” musulmane a Mosca e Nizhni Novgorod risalgono al XIV secolo.

La prima diaspora a Mosca

A Mosca, già a cavallo tra i secoli XIV e XV, a quanto pare, c’era una diaspora tatara. Nel 2007, gli archeologi di Mosca hanno scoperto un inventario scritto su foglio di betulla circa le proprietà di un tataro di nome Turabei. Ci sono anche delle informazioni sulle proprietà terriere tatare presso la città di Mosca. Con la disintegrazione dell’Orda, il processo di emigrazione verso il nord-est della Russia si intensificò. Si formò il “regno di Kasimov”, ma dalla metà del XVI secolo questo fenomeno diventa estremamente attivo, e copre non solo i gruppi elitari, ma anche gli strati sociali inferiori.

Le fonti della diaspora musulmana sono più volte menzionate nella storiografia. Fino alla metà del XVI secolo, la convivenza tra la popolazione musulmana e ortodossa in Russia era limitata, ma la “presa” di Kazan e di Astrakhan ribaltò la situazione. Contemporaneamente, una profonda crisi politica ed economica coinvolse la potente Orda Nogai. Questa situazione aumentò notevolmente le migrazioni musulmane nelle terre russe. La convivenza tra musulmani e cristiani è studiata in molte fonti storiche e negli archivi diplomatici. La corrispondenza tra il principe Andrej Michajlovič Kurbskij, e il suo amico lo zar russo Ivan il Terribile, è una risorsa unica per la comprensione della storia russa del XVI secolo.

A metà del XVI secolo, uno dei più importanti successi dello stato russo nella politica orientale fu la conquista di Kazan. Questo confronto è spesso visto come uno scontro di civiltà, una crociata, in quanto un certo numero di storici si affidano agli scribi della “Congregazione monastica dei Fratelli Giosefiti” di Joseph Volotsky della cerchia del metropolita Macario (1482 – 1563). Tuttavia, lo storico Alexander Filyushkin (1970-) scrive che l’analisi di testi specifici ci obbliga a essere cauti in relazione alla politica estera dello stato russo a metà del XVI secolo. Infatti, quando nel 1526 Macario fu nominato arcivescovo di Novgorod, dove pose in essere una politica pro-moscovita, il suo lavoro di evangelizzazione si rivolse sopratutto verso le tribù ugro-finniche.

L’epistola di Macario

Nella sua famosa epistola inviata alla città di Svijažsk, il metropolita menziona la parola “Kazan” solo cinque volte in un’epistola di 1670 parole. Macario sottolinea che la conquista di Kazan avvenne senza spargimento di sangue e la popolazione musulmana non venne perseguitata. Macario era preoccupato per la purezza morale e religiosa della guarnigione russa nella fortezza di recente costruzione, e per niente dell’idea di convertire i musulmani al cristianesimo. Nel successivo messaggio del metropolita, inviato allo zar durante la campagna di Kazan nel 1552, non va oltre sostegno spirituale della chiesa per la battaglia. In questo lavoro, Macario rafforza in qualche modo la retorica anti-Kazan. Quindi, i cittadini di Kazan sono già “senza dio”, “traditori e apostati”. Le affermazioni che i cittadini di Kazan sono “lingue cattive o ignobili” sono rare nell’istruzione.

Quindi, possiamo dire con una certa cautela che il ruolo del metropolita Macario nel giustificare la “cattura di Kazan” e nel dargli un carattere crociato è molto esagerato.

La diaspora Kazana

Dubbi ancora più seri sulla natura anti-islamica della politica orientale di Ivan il Terribile appaiono nel corso dell’esame di vari dati sullo svolgimento della guerra di Kazan. Nell’assedio di Kazan, i tatari del Khanato di Qasim e non solo, si schierarono dalla parte dei russi. Dopo le repressioni disposte a Kazan nel 1546 dal Khan Safa Giray di Kazan, una parte significativa dell’aristocrazia di Kazan emigrò in Russia. La morte del Khan nella primavera del 1549 provocò altri dissidi interni alla nobiltà kazana, a cui fece seguito una nuova ondata di fuggitivi nei paesi vicini. A poco a poco, tutti gli insoddisfatti del regime instaurato a Kazan si trasferirono a Mosca. Nel 1548 l’emigrazione da Kazan fu guidata dal Khan Tabai-bek, mentre dal 1551 la diaspora di Kazan fu guidata da Khosrov-bek. Il ruolo degli espatriati di Kazan in questa guerra era probabilmente notevole.

Khan Tabai-bek

L’ammutinamento

Khosrov-bey (o bek, beg) era tra i consiglieri che suggerirono a Ivan il Terribile la costruzione in sole quattro settimane della fortezza di Sviajsk nel 1551 per assediare Kazan. Fu tra quelli che scortarono la governatrice Söyembikä con suo figlio nel loro viaggio da Sviajsk a Mosca, dove arrivarono il 5 settembre 1551. In realtà, l’ammutinamento del marzo 1552 fu provocato dai bey e dai mirza di Kazan che servivano lo zar Ivan il Terribile, i quali vociferavano al popolo di Kazan: “… tutti sanno perfettamente che saremo sconfitti, lo hanno sentito sia dai Tatari di Gorodec che dallo stesso Shahghali“.

Molti aristocratici kazani che non sostenevano la ribellione rimasero nella Sviajsk russa. Il principe tataro Khuday kul, già battezzato Peter Ibragimovich e marito della sorella del Gran Duca Basilio III, e l’emissario moscovita Burnash-bey, cercarono di calmare e rassicurare i cittadini, ma senza successo. Successivamente, gli aristocratici furono trasferiti sotto sorveglianza a Sviajsk. Il tradimento di alcuni bey e mirza generò sfiducia negli altri.

Il ruolo dei sayyid

Il 21 o 22 agosto 1552, lo zar Ivan IV Vasilyevich fu raggiunto da Kamai-Mirza, figlio del bey Hussein di Kazan. Insieme a Kamai, arrivarono sette soldati. Secondo i loro racconti, c’erano circa 200 persone che volevano lasciare la ribelle Kazan, tuttavia, avendolo appreso, i residenti di Kazan cercarono di “attirare” il maggior numero di loro evitando defezioni. Kamai era tra i disertori, mentre i prigionieri indicavano agli assedianti una fonte d’acqua segreta. È degno di nota che sayyid Ak Cherevsev fosse un partecipante attivo all’assedio di Kazan del 1552. Questa circostanza è tanto più interessante perché i sayyid sono persone la cui genealogia risale al Profeta. Nel mondo musulmano erano considerati i principali rappresentanti delle idee religiose, avevano il diritto di dire impunemente la verità ai monarchi, denunciare il loro comportamento ingiusto e non erano soggetti alla pena di morte.

Pertanto, è difficile immaginare che rappresentanti così diversi del mondo musulmano possano sostenere l’idea stessa di una crociata. È opinabile che sayyid Ak Cherevsev, un discendente dell’Orda bianca che guidava i musulmani del regno di Qasim, avesse delle motivazioni anti-islamiche durante la campagna di Kazan. Perciò, la maggior parte dei partecipanti alla guerra di Kazan aveva degli obiettivi geo strategici sulla regione.

Tatari musulmani e cristiani

Tuttavia, Ivan il Terribile, che beneficiava dell’appoggio di una parte dell’élite tatara, non fece della conversione al cristianesimo una condizione per arruolare gli sconfitti al servizio della Russia. Inoltre, evitò di distruggere completamente tutte le moschee di Kazan. Dopo che Ivan il Terribile prese la città, ricordano gli apostati musulmani, lo zar battezzò forzatamente il suo esercito, ma sorprendentemente, il suo comandante in capo, un tataro battezzato (Kryashen) di nome Il’ia Sofiiskii, rifiutò l’imposizione della nuova fede e divenne un famoso shaykh musulmano.

Quando Ivan il Terribile invase lo stato di Kazan, alcuni accettarono di essere battezzati, ma altri resistettero. Così, i villaggi vennero spaccati in due, da una parte i musulmani e dall’altra i cristiani. Ad esempio, il villaggio di Kibä-Khuja fu diviso in due: Verkhnie Kibiak-Kozi (Yugharï Kibä-Khuja) rimase musulmano, mentre Bol’shie Kibiak-Kozi divenne abitato da battezzati (Kryashen).

Il ritorno all’Islam

Nel corso del XIX secolo, decine di migliaia di tatari cristiani ortodossi come Matveev e sua moglie presentarono una petizione formale allo zar per essere riconosciuti legalmente come musulmani a rischio di essere arrestati, imprigionati e deportati. Così nel 1866, la polizia arrestò il commerciante Mikhail Matveev. Suo padre, un anziano della parrocchia, lo pregò ancora una volta di riunirsi alla chiesa, ma lui si rifiutò ostinatamente di ascoltare nonostante il triste destino che lo attendeva in Siberia. Ma le suppliche del padre non cambiarono nulla. La moglie di Matveev si attenne fieramente alla decisione del marito, ripetendo instancabilmente che entrambi si consideravano musulmani. Cosa spiegava la determinazione di questa giovane coppia? Cosa significava diventare musulmano nella Russia imperiale?

Lo studio delle apostasie dei Kryashen dimostra che la conoscenza coranica tradizionale fu sempre vissuta e compresa dai tatari. Infatti, già nel decimo secolo, i cristiani (Kryashen) tatari nella città di Biliarsk che era un luogo simbolico, seguivano gli insegnamenti dello Shaykh Ni’matullah e di suo figlio ‘Ata’ullah. La maggior parte degli storici concorda che i tatari sono musulmani; le conversioni del sedicesimo e del diciottesimo secolo erano forzate o insincere, erano conversioni di convenienza, non di convinzione. A tal riguardo, gli storici sottolineano che i Kryashen nella Russia imperiale presentavano petizioni al governo per essere riconosciuti ufficialmente come musulmani. Nelle loro petizioni collettive, gli “apostati” spesso sostenevano di non essere mai stati cristiani, e che erano musulmani praticanti.

Bibliografia

Моисеев М. Мусульманская политика русского государства в эпоху Ивана Грозного: дискуссионные аспекты (Maksim Moiseev, la politica musulmana dello stato russo sotto Ivan il terribile: aspetti controversi)

Kefeli, Agnès Nilüfer, Becoming Muslim in Imperial Russia: Conversion, Apostasy, and Literacy, 2014

/ 5
Grazie per aver votato!