Una lettura antropomorfica della salat

Introduzione

“e cercate il modo di giungere a Lui” (Corano, 5: 35)

La preghiera islamica, salat o namaz, non è solo un sentiero antropomorfico, ma abbraccia interamente la struttura psichico-somatica del corpo umano.

Il namaz e Umm’l-Kitab

“Con le cinque preghiere canoniche (namaz) si rende testimonianza delle cinque gerarchie, poiché il credente [allorché le compie], diventa quella persona che effettua la preghiera del mezzodì con l’assemblea dei Nagib (nobili) che compie la preghiera successiva con l’assemblea dei Naqib, che compie la preghiera della notte con l’assemblea di Miqdad, la preghiera dell’alba con l’assemblea di Salman1

Un sentiero antropomorfico

La preghiera è un’entità antropomorfa. Secondo l’Hikayat Syah Mardan, testo di sufismo malese, l’Io della preghiera è il takbirat al-ikhram (la prima esclamazione, Allahu Akbar – ‘Allah è grande!’); la sua testa è la niyyat (l’intenzione di eseguire una preghiera); il suo spirito è il Corano; le sue mani sono il tashahhud, noto anche come at-tahiyyat (la formula pronunciata in posizione inginocchiata); e le sue gambe sono il salam (l’esclamazione che chiude una preghiera). La base delle cinque preghiere quotidiane è la Fatiha.

L’intero ciclo delle preghiere quotidiane è creato dalle lettere della parola al-hamd (tutte le lodi sono per Allah):

Lo zuhr (la preghiera eseguita a mezzogiorno) deriva dalla prima lettera, l’alif; l’asr (la preghiera del pomeriggio) deriva dalla seconda lettera, la lam; il maghrib (la preghiera della sera) deriva dalla terza lettera, la ha; l’isha (la preghiera della notte) deriva dalla quarta lettera, la mim; e il fajr (la preghiera del mattino) deriva dalla quinta lettera, la dal.

L’enunciazione di queste preghiere è un atto sui generis che consiste di leggere questa parola lettera per lettera dall’inizio alla fine.

Macrocosmo e microcosmo

Le cinque preghiere sono anche correlate al macrocosmo e al microcosmo. Lo zuhr comprende quattro rakat (unità di preghiera) perché la prima manifestazione di Allah, cioè l’inizio della creazione del macrocosmo, è quadruplice (Essere, Conoscenza, Luce, Vista). Il maghrib consiste di tre rakat perché l’evoluzione dell’Essere dall’unità alla pluralità nella Coscienza Divina è triplice (Ahadiat, Wahdat, Wahidiat). Così, zuhr e maghrib testimoniano l’aspetto macrocosmico delle preghiere. Allo stesso tempo, dato che il microcosmo (l’uomo) è composto di quattro elementi, l’asr è costituito di quattro rakat: il fuoco, come ricordiamo, corrisponde ai muscoli; l’aria al respiro; l’acqua alle ossa; e la terra al corpo; insieme formano la parola Allah. Ci sono anche le quattro rakat dell’isha perché l’evoluzione dell’embrione umano dallo sperma è quadruplice (wadi, madi, mani – i componenti dello sperma – e manikam – l’embrione formato da questi componenti). Così, l’asr e l’isha testimoniano l’aspetto microcosmico delle preghiere.

Le quattro posture

Ciascuna delle preghiere racchiude l’intera struttura psichico-somatica di un essere umano. Le quattro posizioni della preghiera sono correlate con i quattro elementi fisici, vale a dire, la posizione eretta con il fuoco, la posizione inchinata con il vento, la posizione prostrata con l’acqua e la posizione in ginocchio con la terra. Inoltre, la posizione eretta rappresenta l’adorazione di Allah con lo spirito, la prostrazione l’adorazione con il sangue, la posizione piegata l’adorazione con l’anima e la posizione in ginocchio l’adorazione con il corpo.

La wasilah della preghiera

“Dato che l’intercessione non sussiste che in Dio, la via d’accesso (wasilah) è da Me a voi, non da voi a Me, senza causa né rivendicazioni, è la sola unione santificante che ne canalizza a suo piacimento la pienezza, attraverso i santi; per vivificare la Comunità.” (commento di Wasiti ad Hallaj, Attar)2

La wasilah è intimamente legata al concetto d’intenzione (niyyah) nella preghiera, ed è nel suo capitolo sull’intenzione, capitolo conclusivo del suo trattato “Sharh tawhid al-saduq“, che Qadi Said Qummi (1640-1696), filosofo, giurista, mistico e medico definisce la wasilah degli Ahl al-Bayt in un elaborata formula d’intenzione, una formula che egli attribuisce al popolo di Dio (ahl Allah) tra gli Sciiti.

I mezzi o gli strumenti della wasilah sono gli Ahl al-Bayt, vale a dire il Profeta, sua figlia Fatimah, l’Imam Ali, i loro due figli al-Hasan e al-Husayn , e i nove imam della stirpe di al-Husayn.

Secondo questa formula l’adoratore si rivolge a Dio nella sua preghiera di mezzogiorno (zuhr) attraverso la wasilah di Muhammad, l’Inviato di Dio (rasul Allah); nella preghiera pomeridiana (‘asr) la wasilah è il principe dei credenti, l’Imam Ali; Fatima la Splendente è la wasilah per la preghiera della sera (maghrib); nella preghiera del crepuscolo (“isha”) la wasilah è al-Hasan e al-Husayn, così come i nove imam della progenie di al-Husayn; e nella preghiera del mattino (fajr) la wasilah avviene attraverso l’hujjah di Dio, il Qaim.

Lo schema personificato della preghiera secondo Qadi Said Qummi

PreghieraPorta di accesso (wasilah)
FAJR QAIM
ZUHR MUHAMMAD
‘ASR ALI
MAGHRIB FATIMA
‘ISHA HASAN-HUSSAYN
Totale 17 rak'at giornaliere

L’Imam Khomeini e il “Mistero della preghiera”

L’Imam Khomeini nel “Mistero della preghiera” allude allo stesso concetto, ma evita lo schema perentorio di Qadi Sad Qummi:

“La via più sicura e più vicina alla salvezza è che colui che prega, in ogni cosa che dice e fa, si arrende alla spiritualità dell’Inviato di Dio, che le benedizioni di Dio siano su di lui e sui suoi discendenti, o al grado del tesoro della vicinanza (maqam al-walayah, cioè, Ali ibn Abi Talib), o all’Imam del Tempo, la pace sia su di loro, e attraverso la loro lingua loda Dio… perché Ali, la pace sia su di Lui, è la via diritta (sirat al mustaqim), la preghiera dei credenti, e il Khidr della via del viandante.”

La Niyyah (intenzione)

Nel suo capitolo sui misteri dell’intenzione (niyyah), Khomeini allude alla wasilah degli Ahl al-Bayt, ma con molta più sottigliezza. Descrive la purificazione delle intenzioni del viandante come “la purificazione della casa di Dio dagli idoli per mezzo della mano di walayah“. Questo è molto più di una semplice metafora: si riferisce piuttosto a un dettaglio importante dell’evento effettivo della purificazione della Ka’ba dopo la conquista della Mecca, quando il Profeta mise Ali b. Abi Talib sulle sue spalle per rimuovere quegli idoli che lui stesso non poteva raggiungere.

“Con Ali la preghiera è stabilita

L’Imam Khomeini nel “Mistero della preghiera” dichiara: “con Ali la preghiera è stabilita“. Qadi Said Qummi nelle sue opere cita il famoso detto di Ali “Io sono la preghiera dei credenti e il loro digiuno“. Entrambi gli autori sostengono che l’Imam Ali è la realtà ontologica della preghiera e della preghiera personificata; tuttavia, Qadi Said Qummi va oltre, e afferma che la preghiera non è altro che uno svelamento e un’auto rivelazione dei differenti livelli di questa realtà e personificazione.

La personificazione generale della preghiera sciita

Preghiera Porta di accesso (wasilah)
FAJR    2 rak’at HUSSAYN*
ZUHR    4 rak’at MUHAMMAD
‘ASR    4 rak’at ALI
MAGHRIB    3 rak’at FATIMA
‘ISHA    4 rak’at HASAN
 Totale 17 rak’at giornaliere

La salat al fajr e surah al fajr3

*: L'Imam Giafar Sadiq ha detto: "recitare la Surat al Fajr durante la preghiera è obbligatorio o raccomandato poiché questo capitolo del Corano appartiene all'Imam Hussayn". In virtù di questo hadith, molti sapienti sciiti associano la preghiera del mattino all'Imam Hussayn. In realtà, non c'è nessuna differenza tra i due schemi. L'Imam Hussayn e il Qaim, l'Imam Mahdi, sono entrambi porte di accesso a Dio, wasilah, durante la preghiera del mattino. L'Abjad del nome "Mahdi" è 59 perché è il 9° figlio dei 5 dell'Ahl al-Kisa (in arabo) o Panj-Tan (in persiano) partendo dall'Imam Hussayn.

Jabir Ibn Hayyan e il 17, prima emanazione naturale

L’alchimista dell’VIII secolo Jabir Ibn Hayyan , riteneva che la cifra 17 avesse le proprietà essenziali per guidare l’Universo e per trasmutare la sostanza. Questo principio era stato già anticipato dal filosofo Posidonio (135-151 a.C.), il quale insegnava che l’anima umana possedeva 17 facoltà, ma Jabir asseriva inoltre che il 17 è il numero chiave per la comprensione della natura.

Aristide Quintiliano, teorico della musica greca antica, dichiarò che il numero 17 è la prima emanazione naturale impartita dalla luna alle cose della terra. In natura, il numero 17 è favorito dal canto delle cicale nordamericane (magicicada septendecim) che si nascondono per 17 anni e poi escono in massa nella foresta per una festa che dura sei settimane.

La cifra 17 unendosi al concetto pitagorico della creazione materiale basato sui quattro elementi primari: Acqua, Fuoco, Terra e Aria; consentiva a Jabir, ispirandosi a un manoscritto di Balinus (Apollonio di Tiana in arabo), di utilizzare la matrice quadrata di ordine tre per dedurre i rapporti con cui gli elementi si combinano per formare tutte le sostanze. Secondo l’alchimia jabiriana, tutte le sostanze possedevano proprietà dipendenti dai Quattro Elementi. Queste proprietà esistevano in rapporti fissi centrati sul numero 17 e se i rapporti venivano alterati poteva avvenire la trasmutazione della sostanza.

Le 17 rak’at della preghiera, simbolo della comunicazione col Divino

Per Jabir il numero 17 è la somma di 1 + 3 + 5 + 8, i numeri contenuti nel quadrato Buduh, che rappresentano i quattro Elementi: 1-fuoco; 3-terra; 5-acqua e 8-aria. Il 28, invece, è il secondo numero perfetto nella tradizione pitagorica: 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 ed enumera le “dimore della luna”, che erano ritenute le controparti microcosmiche delle ventotto lettere dell’alfabeto arabo.

Le 28 lettere arabe fornivano il veicolo della sacra parola Coranica e i mistici musulmani le consideravano una forma di Respiro Divino, l’essenza di tutta la creazione. La sostituzione con numeri nella suddetta matrice quadrata composta da lettere arabe codificate ha permesso di comunicare con i sacri passaggi del Corano. Nell’Islam, questo sistema d’isopsepbia divenne noto come abjad e permetteva un legame col soprannaturale.

Quadrato Buduh. Alcune fonti fanno risalire la formula Buduh ad Adamo che in seguito giunse all'Imam Ghazali. Questa parola, o le sue abbreviazioni, o solo la lettera B o i suoi equivalenti numerici 2, 4, 6, 8, ne fanno una preghiera che protegge i viaggiatori, le lettere e i pacchi postali in transito. In alcuni paesi islamici oggi, questi segni si trovano negli angoli della corrispondenza postale.

Il 17 e il libro della Bilancia delle Lettere (mîzân al-hurûf)

Lo scopo di Jabir era di conformare le nature corporee alla proporzione 1 : 3 : 5 : 8, rappresentata dal numero 17. Jabir ripetutamente sottolinea l’importanza di questo numero in tutte dimensioni; così, il numero 17 è equiparato alla forma (sura) di tutte le cose. Egli affermava che tutti i minerali hanno 17 poteri. Nel “Libro della Bilancia” tenta di scoprire come il numero 17 determina la struttura qualitativa e quantitativa di tutte le cose; ma se la struttura di tutte le cose è governata dallo stesso numero, tutte le cose sono strutturalmente identiche.

In effetti, questo concetto antropomorfico non è solo riconosciuto da Jabir, ma lui lo sviluppa come una legge universale della natura. Tutti i corpi che esistono nel loro stato normale, sono in stato di equilibrio, e sono in equilibrio perché le loro nature costituenti si reggono sul numero 17. Se si perde l’equilibrio di un corpo o, in altre parole, la sua natura non si conforma al 17, scoppierà, perdendo la struttura che lo rende ciò che è. Le pietre, la cui natura va oltre il 17, o ne è inferiore, non conservano il loro stato naturale: si disintegrano e si polverizzano (la kharaja mutafattitan). Questo è il Canone universale dell’Equilibrio (Qanun lil-I’tidal).

Il 17 e la chiamata alla preghiera (iqamah)

Si narra sull’autorità di Abu Mahdhurah che il Messaggero di Allah, la pace sia su di lui, gli insegnò le parole dell’Adhan e dell’Iqamah: diciannove parole per la prima e diciassette per la seconda. [Ahmad, At-Tirmidhi, Abu Dawud, An-Nasa’i, Ad-Darimi e Ibn Majah: Hassan].

Note

  1. Ummu’l-kitab, pag. 196, Irfan Edizioni, 2016
  2. Massignon, La passion de Hallaj, vol. 3, pag. 221 Qadi Said Qummi (1640-1696), filosofo, giurista, mistico e medico personale di Chah Abbas II, il settimo sovrano safavide.
  3. https://en.shafaqna.com/38420/sura-belongs-to-imam-husain-ibn-ali-alaihis-salam/

Bibliografia

V. Braginsky, Universe – Man – Text; The Sufi concept of literature (with special reference to Malay Sufism)
Ummu’l-kitab, Irfan Edizioni, 2016
Massignon, La passion de Hallaj, vol. 3
Syed Abidi, Imam Mahdi – 12th Imam
Annemarie Schimmel, The mystery of numbers, Oxford University Press, 1993
Imam Khomeini, The secret of prayer (Sirr us-Salat), 2009
Syed Nomanul Haq, Names, Natures And Things: The Alchemist Jabir Ibn Hayyan And His Kitab Al-ahjar, Book of Stones, 1995
Ayatollah Ruhollah Khomeini, The Mystery of Prayer, The Ascension of the Wayfarers and the Prayer of the Gnostics, pag. XXXII

/ 5
Grazie per aver votato!