Abu Yazid al-Bistami, il libro della luce e il suo insegnamento spirituale

Introduzione

Abu Yazid al Bistami o Bayazid Bistami, è noto come il Re o il Sultano degli gnostici, al Sultan al arifin. Eremita e asceta, raggiunse la Santità suprema (al-waliya), unendo, alla sua realizzazione spirituale (al-tahqiq) e al suo insegnamento, la Conoscenza (al-ma’rifa) e l’Amore (al-mahabba). Abu Yazid è il modello del Sufi per eccellenza sotto tutti gli aspetti, come l’agiografia (letteratura relativa alla vita dei santi) Islamica ha stabilito nel corso dei secoli.

Lo studio che presentiamo qui su Abu Yazid ha lo scopo d’identificare le caratteristiche di questo grande Sufi Persiano del terzo secolo dell’egira, in base alle informazioni raccolte da al-Sahlagi, e d’indicare anche le peculiarità del suo insegnamento. Il “Libro della Luce” include un gran numero di racconti, che sono in gran parte costituiti dalle parole dello stesso Abu Yazid, e riportati dai suoi seguaci e visitatori, nonché trasmessi alle generazioni successive in forma di hadith: ogni riwaya (narrazione) contiene il khabar (l’informazione) che riguarda Abu Yazid o le sue parole, e garantisce la silsila (catena) dei trasmettitori i cui nomi sono citati e risalgono alla prima persona che è la fonte della “tradizione”.

I — GLI ELEMENTI BIOGRAFICI

Si sa relativamente poco della vita di Abu Yazid, poiché le informazioni che possediamo riguardano principalmente le sue parole e il suo insegnamento spirituale.

Tuttavia, sappiamo che era un discendente di sacerdoti Zoroastriani convertiti all’Islam.

Nel Libro della Luce è detto:

“Sua madre lo partorì nel quartiere dei sacerdoti Zoroastriani, poiché i sacerdoti erano i suoi avi”. (Paragrafo 12, pag. 96-97)

È il più famoso dei Sufi persiani, noto per i suoi detti estatici e per i suoi discorsi spirituali e straordinari.

Le shatahat

Va anche notato che gli storici del Sufismo, e coloro che li hanno citati, hanno sottolineato il lato curioso e straordinario delle osservazioni di Abu Yazid. Questa singolarità investe l’intera questione delle Shatahat, le locuzioni teopatiche, dette anche esclamazioni estatiche o divagazioni estatiche.

La più celebre di queste shatahat è “Subhanii ma a’zama shanii” (Gloria a me, com’è grande la mia magnificenza/potere!) (Paragrafo 135, pag. 170). Questo Subhanii, questa gloria, fu particolarmente rimproverata ad Abu Yazid da Ibn Salim (discepolo di Sahl al-Tustari, morì nel 297 H.), il fondatore della scuola Salimiyya, particolarmente attiva a Bassora, che lo definì un infedele, un kafir.

Poiché questo libro è pieno di locuzioni e detti estatici, è necessario, innanzitutto, dare una definizione precisa della shath.

Definizione della shath

Secondo Ibn ‘Arabi, la shath è qualsiasi pretesa spirituale, contaminata da orgoglio e da illusione soggettiva, affermata “senza un ordine divino.” La parola shath è suscettibile di varie traduzioni. Se si traduce in “frase teopatica”, si intende che Allah stesso parla attraverso la bocca di un Sufi. Secondo Ibn ‘Arabi le shatahat (o shathiyyat) o frasi teopatiche sono irragionevoli. E questo vale anche per quelle pronunciate da Abu Yazid. Se si traduce la shath in “divagazione estatica”, secondo Ibn ‘Arabi non si ha più la “pretesa faraonica” – cioè l’affermazione della divinità – ma solo la pretesa soggettiva di superiorità sulle altre creature in qualsiasi campo.

Ibn ‘Arabi esamina Abu Yazid

Tuttavia, Ibn ‘Arabi ci permette di intravedere la scala spirituale ed eccezionale raggiunta da Abu Yazid al-Bistami. In effetti, Ibn ‘Arabi menziona Abu Yazid tra quelli che avevano raggiunto il maqam dei Malamatiyya, cioè la stazione spirituale realizzata dal Profeta stesso e da alcuni rari Santi. Però, Ibn ‘Arabi inserisce Abu Yazid nella categoria dei contemplativi, i quali ritornano dopo essere arrivati all’Unione con Dio. Questo ritorno li assegna alla guida e alla direzione spirituale, e rende questi esseri eccezionali, gli eredi del Profeta.

Il testo inedito di al-Sahlagi, ciò nonostante, fornisce un utile complemento alle indicazioni biografiche fornite da altre fonti. Quindi, questo lavoro specifica meglio i punti essenziali della vita del grande santo di Bistam.

Al-Sahlagi, osserva innanzitutto, che c’erano tre figure importanti di nome Abu Yazid, ma il più famoso era Abu Yazid Tayfur, figlio di Isa, lui stesso figlio di Surushan.

Abu Yazid al-Akbar

Al Sahlagi precisa che uno dei tre è Abu Yazid “al-Akbar”, il grande.

Nel Libro della Luce è detto:

“Sappi, o tu che vi sono molti soprannominati Abu Yazid tra cui tre, se li conoscerai, vedrai che sono [mistici] di alto rango e magnanimi. … Uno dei tre è più sapiente ed erudito degli altri. Egli è di ben accetta condotta, di pura coscienza, ed è più eloquente e più eminente degli altri due. È il più schietto nell’invocazione di Dio (dhikr) ed ha un livello sublime, un grado più alto, una virtù più elevata e un rango più ammirevole. Nell’espressione è il più chiaro e nel proprio cammino è il più saldo. Egli è Abu Yazid Tayfur, figlio di Isa, figlio di Surushan” (Paragrafo 4, pag. 90)

Nascita ed esistenza

Il nome di al-Bistami aggiunto a Abu Yazid, indica che la sua origine, il luogo in cui visse e morì, fu Bistam, località della Persia, situata tra le montagne del Tabaristan, a sud del Mazanderan e del Mar Caspio, ai confini del Khorasan occidentale e dell’Iraq.

La durata della sua esistenza sarebbe stata di settantatré anni e la data della sua morte sarebbe stata, secondo una tradizione citata da al-Sahlagi, l’anno 234 dell’Egira.

Nel Libro della Luce è detto:

“Il nostro Abu Yazid è morto nell’anno 234 (dell’Egira) all’età di settantatré anni.” (Paragrafo 64, pag. 131)

Ed ancora: “Il suo antenato Surushan era un mazdeo prima di convertirsi all’Islam.” (Paragrafo 5, pag. 91)

Trecentotredici maestri

Poco si sa della gioventù di Abu Yazid, tranne per il fatto che avrebbe servito trecentotredici maestri (ustad), l’ultimo dei quali sarebbe stato l’Imam Giafar al-Sadiq! Abu Yazid è rimasto con lui per due anni come portatore d’acqua, da qui il suo soprannome in quel periodo di “Tayfur al-saqqa”. E l’Imam Giafar al-Sadiq avrebbe predetto ad Abu Yazid il suo destino spirituale. Questa rivelazione disturbò la sua anima; ritornò da sua madre, e fu lei che, con una sola parola, gli restituì la pace.

Nel Libro della Luce è detto:

“Abu Yazid aveva servito trecento tredici maestri, l’ultimo dei quali fu Giafar al Sadiq; e diceva che v’erano due Giafar di cui uno era più maestoso dell’altro. Quello presso il quale Abu Yazid servì per due anni come acquaiolo e per cui veniva chiamato “Tayfur l’acquaiolo”, era Giafar ibn Muhammad Sadiq. [Un giorno] Sadiq disse ad Abu Yazid: In te vedo l’impronta del mio avo…” (Paragrafo 10, pag. 95)

Questa tradizione è interessante per due motivi: il disturbo spirituale vissuto da Abu Yazid in seguito alla rivelazione fattagli dall’ultimo dei suoi maestri, il misterioso Giafar al-Sadiq, indicherebbe l’influenza e il ruolo particolare dell’Imam Giafar. Sebbene nessuna tradizione specifichi l’affiliazione iniziatica di Abu Yazid, né la catena iniziatica che lo collega al Profeta, è lecito pensare come fece più tardi il grande mistico ‘Abd al-Qadir al-Gilani, che abbia ricevuto un’iniziazione alide, cioè Sciita.

Il tasbih per ‘Ali

Nel tasbih, il rosario personale di Abu Yazid è citato ‘Ali. Esso recitava:

“Sia lodato Colui che è al di sopra di ogni cosa, Colui che è Altissimo! Sia lodato il Sublime (‘Ali), il più Alto.” (Paragrafo 440, pag. 317)

Altri khabar (informazioni) riportati da al-Sahlagi mostrano che anche sua madre ebbe un ruolo importante nella realizzazione spirituale di Abu Yazid.

La realizzazione spirituale di Abu Yazid avvenne, comunque, per elezione Divina e passa attraverso la purezza di sua madre. Si intravedono delle somiglianze con la purezza della Famiglia del Profeta, gli Ahl ul Bayt.

La purezza di Abu Yazid nell’utero di sua madre

È detto nel Libro della Luce:

“L’inizio della vicenda e del ritorno a Dio di Abu Yazid si colloca già a partire dall’utero di sua madre e dalla semenza di suo padre. Era ancora un bambino di meno di dieci anni che Dio il Lodato e Altissimo lo informò del Suo decreto e gli ispirò la sapienza dell’azione, senza alcun insegnamento, come un profitto direttamente concessogli da parte Sua. Un giorno egli disse a sua madre: Madre ti scongiuro! Mentre mi allattavi, non hai mai mangiato forse a causa mia qualcosa d’illecito? Non sono sicuro che qualcosa d’illecito non sia arrivato nel mio cuore; io non lo so e temo che ciò formi un velo tra me e il mio Signore.

La madre rispose: – Mi ricordo solo che una volta andai a casa di un vicino e tu eri tra le mie braccia; prendendone da un barattolo, ti unsi la testa di unguento, senza dire loro niente; e un altro giorno, prendendone da un loro recipiente, ti applicai agli occhi dell’antimonio, ancora senza chiedere permesso…  Allora Abu Yazid disse: – Dio Altissimo misura i suoi servi con il peso di un atomo. E poi aggiunse: Non conosci la parola di Dio: Chi ha fatto un atomo di bene lo vedrà, e chi ha fatto un atomo di male lo vedrà. (Corano, 99: 7-8) E queste cose sono più grandi di un atomo; temo che mi distolgano dal mio Signore. In seguito andò in cerca di quella gente, chiedendo loro perdono per sé e per sua madre.” (Paragrafo 307, pag. 258-259)

E ancora:

Chiesero ad Abu Yazid: “Come sei giunto a un tale rango spirituale? Egli rispose: Dite pure quel che volete, ma io vedo ciò nella contentezza di mia madre nei miei confronti.” (Paragrafo 105, pag. 152)

L’anima di Abu Yazid pacificata da sua madre

La tradizione mostra come le parole di sua madre avessero un ruolo nella pacificazione dell’anima di Abu Yazid.

Nel Libro della Luce è detto:

“Abu Yazid quindi fece ritorno a casa, ma il suo cuore era inquieto. La madre era ancora in vita, era una serva unica tra le donne, con luce e splendore in volto, casta e pudica. Ella possedeva umiltà e devozione, timore e speranza; una donna asceta, devota serva di Dio, dedita alla veglia di notte e al digiuno di giorno, virtuosa e nobile, soddisfatta della volontà di Dio e a Lui gradita. Ella scorse il turbamento e l’inquietudine del figlio e gli disse: Calmati! Abu Yazid trovando la calma all’istante disse: Barriera (ai miei turbamenti e alle mie ansie)! Con questa parola intendeva dire: Un suo cenno mi ha inebriato e mi ha preservato come una barriera dall’estraniazione. Poi, si quietò, calmandosi dopo tale turbamento. (Paragrafo 10, pag. 95-96)

La madre di Abu Yazid è anche descritta come una donna molto pia e virtuosa, che digiuna e passa la notte in preghiera. Una tradizione aggiunge che quando si sposò, suo marito Isa si era avvicinato a lei solo dopo quaranta notti.

Nel Libro della Luce è detto:

“Quando i genitori di Abu Yazid si sposarono, Isa, padre di Abu Yazid, nella notte delle nozze non parlò con lei e non la toccò per quaranta notti, finché non ebbe la certezza che nel suo corpo non era rimasto nulla di ciò che aveva mangiato nella casa di suo padre. Soltanto allora consumò l’atto nuziale e da tale unione nacque Abu Yazid”. (Paragrafo 11, pag. 96)

Sottomissione alla madre

La perfetta sottomissione di Abu Yazid alla volontà di sua madre è illustrata dal seguente khabar:

“Una notte la madre di Abu Yazid gli chiese: Portami dell’acqua. Egli uscì di casa in cerca dell’acqua e quando vi ritornò, la trovò addormentata. Egli si fermò, tenendo in mano l’anfora finché la madre si svegliò e gli chiese: Dov’è l’acqua? Egli rispose: Eccola qui! La madre mentre prendeva l’anfora dalla mano di Abu Yazid, essendo essa molto fredda, si accorse che era rimasto un frammento di pelle del dito assiderato attaccato al manico dell’anfora. Allora ella ne chiese il motivo ed egli le rispose: Quella è la pelle del mio dito. Mi sono detto: se lasciassi l’anfora per terra e mi addormentassi, tu potresti cercarla senza trovarla, e siccome non mi avevi ordinato di metterla per terra, l’ho tenuta in mano affinché obbedissi al tuo ordine e ti facessi contenta. Disse allora la madre: Che Dio sia contento di te!” (Paragrafo 104, pag. 151-152)

Le tradizioni riguardanti il padre di Abu Yazid e dei suoi due fratelli, Adam il primogenito e Ali il più giovane, non ci insegnano nulla se non il loro nome.

Abu Yazid muore nell’eremo

Tutto ciò che si sa della vita di Abu Yazid è che rimase fino alla sua morte in una cella dell’eremo adiacente alla moschea dove si recò nelle ore della preghiera rituale. Fu lì che il suo servitore e discepolo Abu Musa lo scoprì morto dopo aver bussato alla porta della sua cella invano per chiamarlo alla preghiera dell’alba.

È detto nel Libro della Luce:

“Nella notte in cui lo spirito di Abu Yazid salutò il corpo, Abu Musa venne come al solito ad informare il maestro del momento della preghiera mattutina, ma non vedendolo uscire bussò quattro volte alla sua porta e non sentì alcuna risposta; allora gridò il suo nome, mentre, non lo aveva mai fatto per reverenza e devozione. Essendo certo che non sarebbe uscito, aprì allora la porta e lo trovò che aveva lasciato questo mondo.” (Paragrafo 18, pag. 101)

L’abbigliamento modesto

Nel momento della sua morte indossava gli stessi vestiti che aveva indossato per quarant’anni e l’unico paio di sandali che aveva posseduto nello stesso periodo.

Nel Libro della Luce è detto:

“Abu Yazid frequentò per quarant’anni la moschea. Aveva una veste apposita per la moschea e una per la casa e un’altra ancora per il suo ritiro spirituale. E similmente aveva anche due paia di scarpe.” (Paragrafo 324, pag. 264)

Abu Yazid aveva molti discepoli, ma ancor più erano quelli che, attratti dalla sua fama di santità e scienza spirituale, venivano a vederlo e a consultarlo. Alcuni di questi visitatori prolungarono il loro soggiorno e si aggrapparono a lui, conservando nella loro memoria le preziose parole del Maestro. È ad uno di questi personaggi, Abu Musa al-Daybili (che non dovrebbe essere confuso con un altro Abu Musa, servitore di Abu Yazid), che dobbiamo molte delle tradizioni trasmesse, le quali ci riferiscono le parole del Sufi di Bistam. Anche il servitore di Abu Yazid contribuì in larga misura alla diffusione dei khabar (racconti) del suo Maestro.

Ora dedicheremo il resto di questo studio alle tradizioni che riguardano la vita spirituale e l’insegnamento del Maestro.

II. ABU YAZID E IL SENSO PROFONDO DELLO ZUHD (ASCESI)

Il triplo talaq dal mondo

Una tradizione, citata da al-Sahlagi sulla base di tre riwaya (trasmissione orale di un hadith), tra cui quella di Abu Musa al-Daybili, essendo la più completa, esprime la rinuncia definitiva di Abu Yazid al mondo. Questa rinuncia è paragonata, usando un simbolismo propriamente Islamico, ad un ripudio (talaq) la cui gravità è segnata dal fatto che, secondo le parole di Bistami, era pronunciata “dalla triplice formula”, e si sa che nel diritto Islamico, la donna ripudiata in questo modo è d’ora in poi vietata al marito, a meno che non sia stata in seguito sposata da un altro uomo. Il ripudio spirituale di Abu Yazid era quindi senza appello:

Nel Libro della Luce è detto:

“Divorziai tre volte dal mondo, in modo da non potervi ritornare. In seguito, lo abbandonai e mi trovai solo presso il mio Signore, Lo chiamai invocando soccorso. Dio mio, mio Amico intimo (maula)! Ti prego con la preghiera di colui a cui non è rimasto niente tranne Te.” (Paragrafo 253, pag. 231; anche paragrafo 237, pag. 221)

Ma a questa rinuncia, e all’ascetismo che vi sottintende, non si dovrebbe dare un senso esclusivamente morale, che nemmeno lo stesso Bistami gli assegnava. Non si trattava più di un’astinenza, più o meno penosa, che comportava un rinnovato sforzo di volontà e una dolorosa lotta psicologica. Ecco perché, in diverse occasioni, Abu Yazid è attento a sottolineare che lo zuhd, cioè l’ascesi in quanto astinenza, lungi dall’essere un fine spirituale, deve essere superato e che può anche essere un ostacolo se diventa l’unica preoccupazione del salik, il viaggiatore che percorre la via della realizzazione metafisica.

L’ascesi non ha alcun rango spirituale

Nel Libro della Luce è riportato che un personaggio di nome Abu Hafs una volta chiese ad Abu Yazid informazioni sull’ascetismo1:

“Chiesi ad Abu Yazid a proposito dell’ascesi2 (zuhd) ed egli rispose: L’ascesi non ha alcun rango spirituale (manzila). Chiesi: Perché? Ed egli mi rispose: Perché io per tre giorni fui dedito all’ascesi e al quarto giorno venni fuori da essa. Abu Hafs chiese: Come è possibile? Ed egli rispose: Nel primo giorno mi staccai dal mondo e da tutto ciò che in esso è incluso. Nel secondo giorno mi staccai dall’aldilà e da tutto ciò che in esso è incluso. Nel terzo giorno mi staccai da ogni cosa tranne Dio. Nel quarto giorno invece non mi rimase nulla tranne Dio.” (Paragrafo 373, pag. 283)

In un altro racconto, Abu Yazid, attira l’attenzione su coloro che potrebbero perdere di vista l’essenziale e fermarsi su ciò che è, dal punto di vista spirituale, solo secondario, cioè sul pericolo dell’ascesi come fine a sé stessa. Inoltre, scaglia una critica dell’adorazione (ibada) e della scienza spirituale come limite per la crescita spirituale dell’iniziato.

È detto nel Libro della Luce:

“Ci sono tre gruppi di persone che in tre cose sono maggiormente velate a Dio: nell’ascesi (zuhd), nella devozione (ibada) e nella scienza (ilm). Magari il povero asceta sapesse che Dio Altissimo ha chiamato il mondo insignificante e sapesse la misura di quanto gli spetta di quell’insignificante, e in che cosa infima egli abbia praticato la sua ascesi. In seguito disse:

“In verità l’ascesi è un’idolatria (shirk), perché essa significa credere in qualcosa oltre a Dio Altissimo. Il vero asceta è colui che guarda a Dio e presso di Lui rimane. Egli non volge lo sguardo né verso altri da Lui né verso sé stesso. Il primo dunque (l’asceta) è velato dalla propria ascesi, il secondo (il devoto) è velato dalla propria pratica devozionale e il terzo (l’uomo di scienza) dalla propria scienza. Il paradiso poi è il più grande dei veli, perché gli amanti del paradiso con esso si quietano, e chiunque si quieta tramite altri da Dio, è uno ch’è velato.” (Paragrafo 420, pag. 310)

Vediamo, quindi, che la rinuncia di Bistami non era nient’altro che una conseguenza immediata delle sue richieste spirituali che erano assolute. Questa rinuncia è perfettamente espressa in un altro khabar (racconto) particolarmente acuto.

Nel Libro della Luce è detto:

“Dio Altissimo ordinò ai suoi servi alcune cose e vietò di farne altre, ed essi hanno obbedito. In seguito li rivestì con una delle Sue vesti (khil’a o manto d’onore). Ma loro si sono distolti da Lui, occupandosi di tali vesti. Io invece a Dio non chiedo altro che Dio.” (Paragrafo 454, pag. 321)

III. ABU YAZID E L’INTRANSIGENZA SPIRITUALE

Abbiamo appena visto che le esigenze di Bistami, che era rivolto solo all’Unico, lo spingevano verso una assoluta e definitiva trascendenza di tutte le forme e di tutti i limiti, qualunque essi fossero, e gli facevano apparire che la rinuncia al Mondo fosse ben poca cosa. Questa intransigenza si manifestava in tutti i suoi atti e in tutte le sue parole, in molti aspetti e in molteplici ambiti.

Nel Libro della Luce è detto:

“Un giorno Abu Yazid stava eseguendo la preghiera canonica guidata da un Imam in una moschea. Dopo un’ora, l’Imam gli chiese da dove ricavasse il suo sostentamento e Abu Yazid gli rispose: Aspetta che io rifaccia la preghiera, perché pregare dietro una guida che non conosce il Sostentatore (Razzaq) non è lecito.” (Paragrafo 360, pag. 277)

Il digiuno come complemento spirituale

La tradizione seguente mostra che Abu Yazid praticava un digiuno insopportabile per chiunque concepisse il digiuno ascetico come una mera privazione volontaria, senza capirne il vero significato:

Un uomo si recò presso Abu Yazid, chiedendogli: – Vorrei risiedere nella tua moschea, dove solitamente vivi tu. Abu Yazid ribatté: Non saresti capace di sopportarlo. Disse allora l’uomo: E se vedrai che ne sarò capace? Abu Yazid gli diede il suo permesso. Passò un giorno e l’uomo non poté nutrirsi, ma pazientò. Nel secondo giorno egli gli disse: – O maestro, vorremmo del cibo. Rispose: – O ragazzo, presso noi Allah è l’unico nutrimento. Disse allora l’uomo: – O maestro, ciò ch’è necessario è necessario (la budda mimma la budda minhu). Abu Yazid ribatté: – Ragazzo, il necessario è soltanto Dio. Disse l’uomo: – Maestro, io cerco qualcosa con cui il mio corpo possa resistere durante i miei atti d’obbedienza a Dio. E Abu Yazid rispose: – O ragazzo, i corpi non resistono se non mediante Dio.” (Paragrafo 184, pag. 189-190)

Questo khabar non significa, naturalmente, che Abu Yazid raccomandasse il digiuno assoluto, ma solo che insegnava ai suoi discepoli e a coloro che venivano a chiedere il suo aiuto spirituale, di percepire e di volere solo l’essenziale. Ha anche consigliato il digiuno, non come una mortificazione ascetica, ma come un complemento alla realizzazione spirituale, secondo la seguente tradizione:

“La fame è come una nuvola. Quando il servo è affamato, il cuore piove sapienza (al-hikma)” (Paragrafo 487, pag. 334)

L’irfan (la gnosi)

Spesso fu chiesto ad Abu Yazid sul raggiungimento del suo risultato spirituale e sull’irfan (gnosi)3:

“A cosa sei giunto, quando sei giunto? Ed egli rispose: “A una pancia affamata e a un corpo nudo.” (Paragrafo 379, pag. 268)

In un altro passo simile fu chiesto ad Abu Yazid:

“Con cosa hai trovato la gnosi (irfan)? Egli rispose: Con un’anima nuda e una pancia a digiuno di tutto.” (Paragrafo 337, pag. 268)

La ricerca continua dell’essenziale, nella vita spirituale e attraverso i suoi stadi successivi, si manifestava ugualmente in Bistami mediante la sublimazione degli atti rituali come la preghiera.

Il significato del Takbir

Nel Libro della Luce è detto:

“Un giorno chiesero ad Abu Yazid del perché, nel fare la preghiera, alzasse in alto le mani. Ed egli rispose:

“È una delle tradizioni del Profeta, ma tu cerca d’innalzare il tuo cuore verso Dio; questa è cosa migliore.” (Paragrafo 361, pag. 277, 278)

Perseguite la conoscenza fino in Cina

La ricerca spirituale di Abu Yazid non si limitava all’ambiente in cui era nato e cresciuto, ma conformemente all’hadith del Profeta di andare a trovare la conoscenza fino in Cina, la cercava in tutto il mondo terreno e ultraterreno, attraverso insegnanti terreni e ultraterreni…

Nel Libro della Luce Abu Yazid ha detto:

“Io ho riunito tutte le pratiche devozionali degli abitatori dei sette cieli e delle sette terre e le ho messe in un cuscino, qui sotto la mia guancia.” (Paragrafo 463, pag. 325)

Un altro racconto ci informa che “Un venerdì Abu Yazid stava dinanzi al pulpito su cui un oratore predicava. Quando questi ebbe a recitare il versetto: ‘e non apprezzano Dio nella giusta misura’ (Corano, 6: 91), Abu Yazid sentendolo prese a sanguinare dagli occhi, fino a bagnare il pulpito.” (Paragrafo 322, pag. 263)

Inoltre, Abu Yazid ebbe a dire: “È da trent’anni che quando voglio menzionare Allah, mi lavo la bocca e mi sciacquo la lingua per prepararmi a onorarlo.” (Paragrafo 160, pag. 179)

Queste varie tradizioni mostrano che per Bistami l’intransigenza e la sublimazione spirituale erano l’espressione del suo costante e assoluto orientamento (tawajjuh) verso la Realtà Unica.

IV. ABU YAZID E I MIRACOLI (KARAMAT)

I prodigi e i miracoli (karamat) erano molto comuni al tempo di Abu Yazid; tuttavia, lo stesso Abu Yazid mantenne sempre un atteggiamento di sdegno e diffidenza nei loro confronti.

Le tradizioni riportano che al suo arrivo le due rive del fiume si congiungessero:

“Abu Yazid era andato a Balkh per fare visita a un fratello.  Quando, dopo avergli fatto visita, arrivò presso il fiume Jayhun (Oxus), osservò che al di là di Balkh, le due rive si congiungevano. Abu Yazid stupefatto disse: “o mio nobile Signore, questo celato inganno cos’è mai? Giuro sulla Tua gloria che io non ho voluto questo. In seguito tornò sui suoi passi senza attraversare il fiume.” (Paragrafo 536, pag. 364)

Abu Yazid non volle trarre profitto dall’attraversamento del fiume, affermò di non dedicarsi all’adorazione di Allah per conseguire questi risultati. Un altro racconto ci informa che una notte, quando Abu Yazid era in preghiera, la stanza in cui si trovava si illuminò come se fosse mezzogiorno.

Nel Libro della Luce è detto:

“Una notte mentre Abu Yazid pregava, la casa divenne luminosa come se fosse mezzogiorno, allora Abu Yazid ebbe a dire: Se tu sei un diavolo, lo shaytan, io sono troppo potente e inaccessibile perché tu possa arrivare a tentarmi; ma se ciò proviene da Dio, allora Gli chiederò di rimandarlo indietro da questa Casa dei servi al tesoro della Sua generosità (karama).” (Paragrafo 281, pag. 241-242)

Il teletrasporto

Altri prodigi che lo riguardano sono la capacità di viaggiare nello spazio da Oriente a Occidente in un batter d’occhio.

Nel Libro della Luce è detto:

“Due uomini vennero da Abu Yazid e uno di loro gli disse: O Abu Yazid, proprio oggi, in meno d’un ora, a te sono arrivato giungendo da un luogo posto oltre i sette mari. Abu Yazid lo guardò quasi arrabbiato e così rispose: – Non c’è nulla da meravigliarsi: ti è stata data la forza delle rondini. L’altro dei due disse: – Io invece, da oltre l’Oriente, sono venuto sino a te in meno di un giorno.” (Paragrafo 392, pag. 292-293)4

“Così mostrammo ad Abramo il regno dei cieli e della terra, affinché fosse tra coloro che credono con fermezza.” (Corano, 6:75)

La bilocazione

Abu Yazid aveva il potere della bilocazione. Si spostò contemporaneamente a Bistam e nel Tabaristan in compagnia di al-Khidr, il santo capace di bilocarsi e materializzarsi ovunque. Nel Libro della Luce è detto:

 “O Abu Yazid, nel Tabaristan era morto un uomo presso le cui spoglie s’era adunata molta gente. Ti vidi colà con Khidr, avevi il braccio al collo di lui e lui aveva il braccio sul tuo; e quando la gente se ne andò, ti vidi volteggiare in aria. E lui disse: Fu proprio così.” (Paragrafo 341, pag. 270)

Volare nello spazio, un fenomeno comune

A quell’epoca, il fenomeno straordinario di volare nello spazio era anche comunissimo. Esso è riportato nel Libro della Luce:

“Ahmad ibn Khidrawayh arrivando da Balkh, si fermò dinanzi al vicolo in cui Abu Yazid abitava e rivoltosi ai suoi mille allievi così disse: Chiunque tra voi riuscisse a volare in aria e a camminare sull’acqua, o fosse tale da vedere esaudita ogni preghiera – questi esempi che ho appena elencato sono tra i poteri prodigiosi (karamat) – venga dunque avanti: ci presenteremo al maestro. Chi invece non avesse tali poteri, se ne vada pure!

Nessuno volle tornare indietro, poiché tutti avevano raggiunto tale stazione spirituale (maqam); ciascuno, infatti, possedeva un qualche potere prodigioso, giacché essi erano giunti a tale elevato rango (manzila) ed erano approdati a tale grado spirituale.” (Paragrafo 36, pag. 112)

E ancora:

“Un uomo andò da Abu Yazid dicendo: O Abu Yazid, sono giunto allo scopo. Abu Yazid chiese: A cosa mai sei giunto? L’altro rispose. Dio mi ha donato un potere per cui se volessi potrei volare, e se volessi potrei camminare sull’acqua. Abu Yazid disse: Cosa mai può valere questo? Ci sono delle creature di Dio, i pesci, che corrono sull’acqua senza che nessuno li ritenga di alcun valore, o altri ancora, gli uccelli, che volano nel cielo; ma servo eccellente è invece colui che con uno sguardo contempli tutti i regni in un solo attimo.” (Paragrafo 391, pag. 292)

Le karamat e il vero scopo della Via spirituale

Non solo questi doni soprannaturali non hanno alcun valore rispetto al vero scopo della Via Spirituale, ma sono simili ai prodigi realizzabili da esseri che non seguono questa Via, ed è per questo che Abu Yazid si richiama ad altri principi quando si tratta di valutare la santità o la qualità spirituale di un uomo.

Nel Libro della Luce è detto:

“Se vedete un uomo che gode di poteri prodigiosi (karama) a tal punto che si siede sull’aria con le gambe incrociate, non ingannatevi, e aspettate a giudicarlo finché non vedete come si comporta circa l’osservanza degli ordini e dei divieti, e circa il rispetto dei precetti della legge canonica (shari’a).” (Paragrafo 90, pag. 145)

Ai dubbiosi dei miracoli (karimat)

A coloro che dubitavano dei miracoli (karimat) o che non capivano come potevano manifestarsi, Abu Yazid fornì la seguente spiegazione:

“Quando l’anima umana dell’uomo con l’aiuto del cuore diventa pia; quando il cuore gioisce a causa della sua bontà di pensiero riguardo a Dio; quando l’uomo rettifica il suo pensiero con la volontà divina e quando la sua volontà si unisce con la Volontà Universale del Creatore, divenendo la stessa Volontà Universale di Dio, e poi contempla con il consenso (muwafiqa) di Dio; e quando il suo cuore si eleva all’altezza di Dio e con la Potenza di Dio la sua anima si muove; ebbene allora questo servo, con la Volontà Universale di Dio Altissimo, va ovunque vuole e si ferma, in conformità con la Scienza e con la Potenza, ovunque Dio vuole.

Un servo così è ovunque con Lui, poiché nessuno spazio è vuoto di Lui. Quando un tale servo è con Dio, nessuno spazio è vuoto di lui, e quando non è con Dio, egli non sarà in nessuno spazio. L’anima (nafs) dell’uomo è legata al suo cuore e questo è legato al suo pensiero, il suo pensiero è legato alla sua volontà e questa è legata alla Volontà Universale di Dio Altissimo.”

Ha detto Dio Altissimo: Io sono laddove il pensiero del Mio servo è con me (hadith qudsi). Quindi, ogni volta che lui pensa a Dio, Lui è con il pensiero del Suo servo; e allora ove sia Dio, vi sarà anche il servo. Così come ovunque sia il servo, vi sarà anche Dio, ugualmente il servo, con Dio, non sarà vuoto di Lui, ma sarà ovunque sia Dio; ed è certo che Dio è ovunque.

La bontà del pensiero

Quindi, se la bontà del pensiero del servo verso Dio è autentica, il suo pensiero s’inclina verso il suo Signore, e il suo cuore verso il suo pensiero e la sua anima verso il suo cuore. Di conseguenza, con la Volontà Universale di Dio egli andrà dove vorrà, da un luogo all’altro. Saranno le cose che verranno da lui, mentre lui è fermo al suo posto, senza alcuno sforzo: verranno l’Occidente e l’Oriente a Lui.

Ogni spazio a cui pensa, presso di lui sarà presente, mentre egli non è presente con tale spazio, poiché egli vi è sempre e vi sarà sempre, poiché egli è costantemente assieme a Lui che mai si ritira e mai cesserà di essere, poiché egli stesso è Colui che mai si ritira, Colui che mai cesserà di essere. Quindi, comprendilo! Le cose Lo seguono, mentre Lui non le segue. È certo che tutte le cose da Dio hanno avuto la loro sussistenza.” (Paragrafo 120, pag. 161-162)

V. ABU YAZID E LA CHIAROVEGGENZA DEL MAESTRO SPIRITUALE

Abu Yazid trasmetteva un insegnamento di conoscenza, amore o fede durante l’esperienza vissuta con i suoi molti visitatori e discepoli. Egli aveva l’intuizione del vero Maestro capace di sondare le anime fin dal primo contatto.

Citiamo, in conclusione, una tradizione che dimostra in maniera eloquente che Abu Yazid penetrava profondamente nell’anima dei suoi interlocutori obbligandoli a prendere coscienza di loro stessi. L’esempio presentato in questo khabar è particolarmente istruttivo perché chiarisce che l’ascetismo e una vita morale esemplare non sono la vera spiritualità, a prescindere dalle apparenze. Solamente l’intransigenza di Abu Yazid poteva troncare l’illusione di cui l’asceta era vittima.

L’illusione dell’ascetismo

Il Libro della Luce è espressivo al riguardo:

“V’era un tale di Bistam che frequentava sempre le sedute di Abu Yazid, senza mai abbandonarlo. Un giorno egli disse ad Abu Yazid: – O maestro, sono trent’anni che di giorno digiuno e veglio di notte in preghiera, ho abbandonato tutte le passioni, ma nel mio cuore non trovo nulla di ciò che tu menzioni. Eppure io credo in tutto ciò che dici e lo ritengo giusto.

“Rispose Abu Yazid: Se per trecento anni digiunerai, pregherai e resterai costante, così come ti vedo, non avrai di questa Scienza neanche un atomo. L’uomo chiese: – Perché, maestro? Abu Yazid gli rispose: – perché sei ancora avvolto nel velo del tuo io. Chiese l’altro: – Esiste una cura per stracciare questo velo? Rispose Abu Yazid: – Sì, ma tu non l’accetterai né l’applicherai. L’uomo disse: – Ma sì che accetterò e applicherò tutto ciò che mi dirai. Gli ordinò, quindi Abu Yazid: – Vai all’istante dal barbiere a tagliarti i capelli e la barba, togliti questi vestiti e copriti con un mantello, appenditi al collo un sacco pieno di noci e chiama i bambini intorno a te con tutta la voce che hai e di’ loro: O bambini, chi di voi mi darà uno scapaccione, gli darò una noce. Vai nel centro del bazar dove tutti coloro che ti rispettano possano vedere la scena.

L’uomo disse: – Ma Abu Yazid, Che Dio sia lodato! Ti sembra ammodo che io faccia una cosa simile? Rispose allora Abu Yazid: – Il tuo pronunciare che Dio sia lodato è un atto di politeismo (Shirk). Chiese l’uomo – Come mai? Rispose Abu Yazid: – Perché con questa replica hai glorificato e lodato soltanto il tuo io. Ribatté l’uomo: – O Abu Yazid, io non sono capace di fare ciò che mi hai detto e non lo farò mai. Dimmi qualsiasi altra cosa tranne questa! Disse allora Abu Yazid: – Inizia prima di tutto proprio da questa, affinché tu abbatta il tuo orgoglio, e il tuo io ne esca umiliato. Soltanto allora ti farò conoscere cos’è il meglio per te. L’uomo ripeté: – Me ne manca la forza. Disse Abu Yazid: – Avevo detto che non avresti accettato; infatti, ne ero certo.” (Paragrafo 193, pag. 194-197)

IL SUFISMO DI BAYAZID BISTAMI E LO SCIISMO

La relazione tra Sciismo e Sufismo inizia con Abu Dharr al-Ghaffari, uno dei primi convertiti all’Islam, che è considerato una figura di spicco dell’Islam Sciita grazie alla sua posizione pro-Alide. Fu convertito all’Islam dall’Imam Ali. L’amore per gli Imam Sciiti è condivisa da tutti gli ordini Sufi, compresi i Sufi del Khurasan, tra cui Bayazid Bistami.

Gli Imam Sciiti erano molto apprezzati dai Sufi del Khurasan, al punto che i loro insegnamenti costituivano una base importante per la formazione dei diversi aspetti di questo ramo del Sufismo. I Sufi includono tra i loro antenati spirituali uno o più dei primi otto Imam Sciiti. Questo perché questi otto Imam formarono la “catena d’oro”, collegando le generazioni successive allo stesso Profeta.

I nomi dei 12 Imam in caratteri cufici nel Mausoleo di Abdullah Ansari, Herat, Afghanistan

Le iscrizioni dei 12 Imam

Bayazid ricevette l’iniziazione dall’Imam Ali ar-Ridha (8° Imam), ma frequentò molto probabilmente gli Imam successivi della Famiglia del Profeta Muhammad: l’Imam Muhammad at-Taqi (morto il 835 d.C.), l’Imam Ali al-Hadi (morto il 868 d.C.) e l’Imam Hasan al-Askari (morto l’874 d.C.), che sono gli antenati paterni di Baha-ud-Din Naqshband al-Bukhari, il fondatore dell’Ordine sufi della Naqshbandiyya. Il successore di Bayazid fu Abu al-Hassan al-Kharaqani, che trasmise la fede nei dodici Imam sia a Khwaja Abdullah Ansari, nel cui santuario sono incisi i nomi dei dodici Imam, sia a Abul Qasim Gurgani (morto nel 1076), sufi Kubrawi, nel cui santuario sono pure incisi i nomi dei dodici Imam.

I nomi dei 12 Imam in caratteri cufici nel Mausoleo di Abdullah Ansari, Herat, Afghanistan

I sufi del Khorasan

I primi Sufi del Khurasan possono anche essere considerati i discepoli degli Imam. Fin dai primi tempi dell’Islam, nel Khorasan, l’amore per gli Imam ha reso questa regione un centro Sciita.

Nel suo Asrar al-tawhid, Mihani scrive: “alcuni sostengono che il grande maestro Bayazid Bastami seguisse la scuola del nobile Imam Abu Hanifa; tuttavia, questo non è esatto, perché Bayazid era un discepolo di Gia’far al-Sadiq e il suo acquaiolo.

Gia’far lo chiamò Bayazid Saqqa’ (l’acquaiolo, cioè il trasportatore d’acqua, paragr. 10, pag. 95). Bayazid aderì alla scuola di Gia’far e la seguì. Sebbene l’idea che Bayazid fosse un contemporaneo dell’Imam Sadiq (a) sia stata discussa da al-Sahlagi, è degno di nota che al-Sahlagi basandosi sull’autorità di Shaykh Abu ‘Abd Allah Dastani affermò che “Bayazid servì 313 maestri, l’ultimo dei quali fu Gia’far al-Sadiq. (Paragrafo 10, pag. 95)

E per ultimo, nel mausoleo di Bayazid Bistami è custodita la tomba di Muhammad ibn Jafar, figlio del 6 ° Imam sciita, la vicinanza delle due tombe ha suscitato molte riflessioni tra i ricercatori.

La dinamica dei coni rotanti

La forma a cono del mausoleo in cui riposa Abu Yazid al Bistami si inscrive nella dinamica dei coni rotanti.

Recentemente tre ingegneri americani traendo ispirazione dal movimento della danza Sufi hanno scritto le equazioni che spiegano la dinamica di superfici coniche flessibili in rapida rotazione. Il risultato consente di spiegare la formazione di schemi di concavità e concavità che si sommano al movimento rotatorio, e potrebbe risultare utile per lo studio delle deformazioni che intervengono in molti sistemi rotanti, dalle turbine ai lettori di hard disk.

Note

1) ascetismo: il complesso delle pratiche e delle dottrine che tendono alla conquista della perfezione, in quanto questa si identifichi con un mistico superamento del mondo e della carne da parte dello spirito.
2) ascesi: pratica spirituale che mira a ottenere il distacco dal mondo e la conseguente perfezione interiore mediante l’abnegazione e l’esercizio delle virtù.
3) gnosi: forma di conoscenza superiore, di origine divina, proposta da una serie di movimenti di pensiero, d’ispirazione più o meno direttamente religiosa, per la salvezza dell’anima.
4) San Giuseppe da Copertino, nella devozione cattolica viene chiamato il santo dei voli, a motivo della levitazione che secondo le cronache del tempo avrebbe compiuto in stato di estasi e che gli procurarono il processo dinanzi al Sant’Uffizio per abuso di credulità popolare, dal quale però venne assolto.

https://it.aleteia.org/2017/07/20/santi-volanti-tra-grazia-prova/

Bibliografia

Il libro della luce. Fatti e detti di Abu Yazid Al-Bistami, Ester

Roger Deladrière, Abu Yazid Al-Bistami et son enseignement spirituel

http://www.lescienze.it/news/2013/11/28/news/dinamica_rotazione_gonne_dervisci_coni_flessibili-1908791/

I nomi dei 12 Imam nel Mausoleo di Abdullah Ansari, Herat, Afghanistan

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