I sufi turkmeni e l’amore per il califfo ‘Ali

Demidov Sergei Mikhailovich è nato a Mosca. Nel 1959 si è laureato all'Università Statale di. M. V. Lomonosov di Mosca. Nello stesso anno si è trasferito in Turkmenistan. Autore di sei monografie, pubblicate in Ashgabat, Mosca e Amburgo (Germania). Ha pubblicato 350 articoli nelle diverse repubbliche dell'ex unione Sovietica e all'estero. Il suo principale interesse sono stati i vari aspetti delle credenze religiose turkmene.

L’origine dell’alidismo in Turkmenistan

Ci sono molte leggende in Asia centrale associate al nome del califfo ‘Ali. Secondo queste leggende, il califfo ‘Ali partecipò personalmente alla conquista dell’Asia centrale, liberò la terra dagli infedeli e morì in battaglia. Le leggende narrano che il califfo ‘Ali arrivò nella Corasmia mostrando i suoi poteri prodigiosi. Un giorno il califfo ‘Ali doveva andare a pregare, ma doveva attraversare il fiume Amu Darya. Così, il califfo ‘Ali saltò prodigiosamente col cavallo alato Duldul il fiume. La località adiacente venne chiamata Duldul-Atlaghan, che significa “il salto del Duldul”.

Ai piedi del monte Kopet dag, c’è una pietra che fu calpestata dagli zoccoli del cavallo alato e si chiama “Duldul dashi”. Dopo aver legato il suo cavallo a un piolo, il califfo ‘Ali, secondo le narrazioni, lasciò anch’Egli le sue impronte su una pietra che fu chiamata “Namaz dashi”.

È noto che il califfo ‘Ali non è mai stato in Asia centrale, ma la sua venerazione è associata alla presenza di luoghi santi (mazar). Ci sono diverse versioni su come la tomba del califfo ‘Ali sia arrivata in Asia centrale. Un chierico narra che dopo la morte del califfo ‘Ali, ogni gruppo pretese di seppellire il suo corpo nella propria terra natale perché durante il funerale all’apertura delle bare, il corpo del califfo ‘Ali giaceva nella bara di ciascun gruppo. Ecco perché fu sepolto in sette (secondo alcune narrazioni, undici) luoghi. I sufi avevano un grande rispetto per la personalità del califfo ‘Ali e lo consideravano il loro padrone esoterico (nascosto).

La struttura tribale turkmena

All’interno della struttura tribale turkmena, mentre le principali tribù rivendicano la loro ascendenza da Oghuz Khan, il loro mitico progenitore, un certo numero di tribù e gruppi non fa risalire la sua genealogia a questo leggendario personaggio. Questa minoranza discenderebbe dagli antichi popoli iraniani locali o dai gruppi turchi antecedenti alla venuta degli Oghuz, o da antenati di presunta origine araba discendenti del profeta Muhammad. Dopo che i turkmeni accettarono l’Islam, la progenie degli arabi appartenenti alle quattro tribù che arrivarono nei deserti turkmeni adottando la cultura indigena, svolsero un ruolo importante nella diffusione dell’Islam.

I lignaggi Ovlat, di solito, includono una rispettata figura sufi. La maggior parte di queste comunità ha abitato in aree compatte ai margini del deserto lungo il fiume Amu Darya, o lungo la catena montuosa del Kopet dag. Questi gruppi delle zone montuose possiedono delle caratteristiche e delle tradizioni, a eccezione della lingua, simili a quelle dei popoli del Pamir in Tagikistan e in Afghanistan.

Gli Ovlat

Un altro gruppo il cui lignaggio parrebbe “non turkmeno”, ma che viene etichettato dagli studiosi come un insieme di “gruppi sacri” o di “gruppi d’onore”, è denominato in turkmeno Ovlat. La tradizione turkmena generalmente riconosce sei gruppi di grandi raggruppamenti socio-religiosi secondo l’ordine che segue in base alla sua percezione di santità e di potere: i Khoja, gli Shikh, i Sayyid, i Makhtum, gli Ata (antenati) e i Mujevur (dall’arabo مجاور, i prossimi, i vicini). Tutti e sei i gruppi fanno risalire il loro lignaggio a tre dei quattro califfi dell’Islam (e per estensione al profeta Muhammad). Nel turkmeno standard, la parola Ovlat designa un “gruppo sacro”, e non si riferisce necessariamente ai “discendenti” come nelle lingue degli altri popoli dell’Asia centrale. Le “Sacre Tribù” rappresentano oggi piccole formazioni tribali che non si mescolano con le altre tribù turkmene perché sono protette ancora oggi da rigorosi tabù endogamici. Il loro numero totale è stimato da Demidov in “poco più di 30.000” all’epoca della sua ricerca.

Sufismo e l’ishanismo

L’attività delle confraternite sufi locali e l’organizzazione del culto degli antenati sono intimamente legate al sistema tribale dei turkmeni; più precisamente, la venerazione dei luoghi sacri dipende dall’attività delle cosiddette “Tribù sacre”, gli Awlad, plurale arabo di walad, figlio, erede, in turkmeno Ovlat, i cui membri si suppone discendano secondo le loro genealogie dal profeta Muhammad attraverso tre dei quattro califfi (in turkmeno Dòrt Shakriyar, “i quattro amici”): Abu Bakr (Shikh), Osman (Ata) e Ali (Seyyid, Mahtum, Mijevir e Khoja).

Demidov, in un primo momento, suppose che l’origine di questa struttura fosse da rintracciare nella continuazione del sacerdozio preislamico locale, ma in seguito si convinse del legame esistente tra il sufismo e l’ishanismo1. È evidente che il ruolo e l’importanza dei gruppi della società turkmena variano notevolmente rispetto ad altre parti del mondo Islamico.

La santità degli Ovlat

La santità dei gruppi Ovlat è riconducibile a un padre fondatore sufi che ha convertito una comunità o le ha assegnato un’identità musulmana. Più significativo è che la sacralità degli Ovlat sia accettata da tutte le altre tribù turkmene. Sebbene alcune tribù e comunità turkmene sconfessino certi lignaggi Ovlat dichiarandoli non “autentici”, il principio dell’Ovlat, le sue origini sacre e, per estensione, il suo potere, erano e sono tutti accettati come un dato di fatto, sebbene in molti casi a malincuore e con risentimento, dalle altre tribù turkmene.

Hodja (o Khoja)

Gli Hodja (o Khoja) sono un’identità Islamica che “trascende i confini etnici a cui è conferita una posizione elitaria interetnica”. Essa si estende non solo fino alle identità etniche kazake, ma anche uzbeke e tagike.

I Khoja sono il gruppo più potente e influente tra gli Ovlat. Essi associano la loro origine alla discendenza del califfo ‘Ali dal suo matrimonio con Fatima, la figlia del Profeta. Si considerano, pertanto, sayyid, sharif, cioè appartenenti al lignaggio sacro della storia politica e sociale Islamica. Secondo S. M. Demidov, la giustificazione religiosa della posizione speciale dei Khoja, che collegava la loro origine al califfo ‘Ali, apparve nel XVII-XVIII secolo in un’area compresa tra la penisola di Mangyshlak (Kazakistan), la provincia di Balkan (Turkmenistan) e la regione di Khorezm (Uzbekistan). Esistono molti sottogruppi dei Khoja riconducibili comunque a dodici divisioni principali.2

Questa tabella mostra la genealogia dei figli del profeta Noè

Il carattere sociale di questo gruppo è indicato anche dal fatto che i Khoja erano di solito molto più prosperi di altri gruppi turkmeni. Si ritiene che i Khoja siano dotati di poteri metafisici, perciò sono detti anche bakshi. Quando un Khoja esegue delle pratiche divinatorie è chiamato bakshi, cioè sciamano musulmano. Le persone che non hanno trovato una risposta nella medicina contemporanea si rivolgono ai Khoja.

Shikh

Mausoleo di Ismamut Ata

Esistono due sottogruppi principali: i gizil-shikh della regione del Caspio e i pakir-shikh del Khorezm, mentre i Lebab/Lebapa sono i discendenti dei santi locali come Ismamut Ata (mausoleo di Gorogly, Dashoguz), Shikh Bilal Baba e Astana Baba. Se i pakir-shikh discendono dal califfo Abu Bakr as-Siddiq, i gizil-shikh, che di solito indossavano dei Telpek rossi, discendono dal califfo ‘Ali. La tomba del leggendario Pakir shikh (Faqir Shaikh), vicino al villaggio di Bendesen, è un luogo di pellegrinaggio molto venerato. Il patrono dei gizil-shikh è Shopan-Ata, un seguace degli insegnamenti di Khoja Ahmad Yasawi.

Astana Baba era un eminente sufi della tribù Shikh discendente del califfo 'Ali. Il mausoleo è nel distretto di Kerki a nord dell'Amu Darya, vicino al confine con l'Afghanistan. È uno dei luoghi santi più venerati del Turkmenistan orientale.

La moschea sotterranea presso la necropoli

Scolpita all'interno di una collina calcarea, divenne una moschea nel X secolo (Mangystau, Kazakhstan). Shopan-Ata è famoso per le sue azioni miracolose compiute in vita e dopo la morte, che attirano molti pellegrini a visitare la sua necropoli.

Seyyid

Nonostante un’autosufficienza più solida, godono di meno credibilità tra i turcomani rispetto ai Khoja e agli Shikh. Non hanno un’unica genealogia. I loro sottogruppi sono: i shaseyid (shah-seyyid), i managar, gli ak eshikli («vestiti bianchi»), i ganymat («con la preda»), i tilkiler («volpi»), i dueller («cammelli») e i dev («giganti»). Il protettore e il progenitore dei Seyyid è considerato il califfo ‘Ali bin Abi Talib.

Makhtum

I Makhtum discendono tutti dal califfo ‘Ali (che è considerato il loro capostipite. Il cognome Makhtumov deriva dalla parola araba”makhdum”, la cui radice “kha’-dal-mim” significa “servire” in questo caso il “maestro”) attraverso il seguente lignaggio: l’Imam al-Husain, suo figlio Zain al-‘Abidin fino a Makhtum Meezem Jurjani di ascendenza iraniana (Jurjan). Anche N. Hanif riporta che la sua tomba si trova nel villaggio di Makhtum Qala, nella valle del fiume Sumbar, ed è venerata come un luogo sacro. I Makhtum si dividono principalmente in sei rami: gli Otly-Makhtum, i Pir-Makhtum, i Makhtum del Mar Caspio, i Garry-Makhtum (“gli anziani”), i Gyly-Makhtum e gli Haltaly-Makhtum (portatori di bisacce). I Pir-Makhtum tracciano il loro lignaggio fino al califfo ‘Ali attraverso Muhammad ibn al-Hanafiyya.

Il loro principale santuario di Gayip-guli-pira si trova a Beurma nella provincia (Wilaya) di Ahal (Turkmenistan). Questo gruppo si distingueva per la pratica dello zikr “curativo”, non molto diverso dallo zikr sonoro (jahr) delle atin3 o dalle sedute dei porkhan4 turkmeni.

Mujevur

I Mujevur (dall’arabo “Mujawir”, مجاور coloro che “vivono vicino ai luoghi sacri”) sono considerati i discendenti di Dana Ata (in turkmeno il saggio). Il vero nome di Dana Ata nell’Oghuz Nama, un’esposizione epica e poetica della storia turkmena, è Ahsan Shaikh. Ahsan Shaikh è sepolto nella provincia Balkhan (Turkmenistan occidentale) e si ritiene che sia nato dal matrimonio di Muhammad ibn al-Hanafiyya con una ragazza locale della regione di Merv (quindi è un Alide Hanafita, proprio come i Khoja kazaki Hanafiti). I due santuari della regione di Merv – di Muhammad bin al-Hanafiyya e di Palvan Ahmad Zamchi5 – sono considerati i principali centri di pellegrinaggio. Esistono i seguenti sottogruppi dei Mujevur: i gutom, i khalil, gli abu l-khalik, i chandir, i mezit, i mamet-ali e gli ovluyeler (“santi”). Dal punto di vista scientifico, tra tutte le famiglie sacre dell’Asia centrale, l’Ovlat turkmeno è il più studiato. Gli Ovlat turkmeni occupano una posizione sociale simile a quella dei Khoja kazaki. Dato che gli Ovlat sono discendenti del Profeta, sono venerati come degli Awliya (santi) e godono di alcuni diritti e privilegi rispetto alla popolazione tradizionale.

NOTE

Nota 1

Ishan è un titolo onorifico dato ai leader Sufi dell’Asia Centrale. I rappresentanti dei sufi Naqshbandi sono chiamati “Ishan” in Turkmenistan. Gli Ishan praticano il sufismo o l’ishanismo, osservano le tradizioni religiose e la sunnah. Sono considerati delle persone onorevoli in Turkmenistan. Ogni giovedì e venerdì della settimana si riuniscono nelle moschee per studiare la teologia. Gli Ishan si riuniscono ogni notte dopo aver recitato una preghiera luttuosa e osservano il rituale sufi. In alcuni casi, i turkmeni credono nella loro santità e nel loro potere di guarigione. Le coppie sposate che non possono avere figli guariscono attraverso la loro intercessione. Secondo Wang Jianping, nella dottrina sufi del Turkestan orientale, l’ishan ha una natura divina e agisce da intermediario tra i musulmani e Allah. Un ishan ha un potere assoluto nel suo gruppo, può nominare il suo khalifa e il suo hafiz. Di solito, un ishan eredita questa posizione all’interno della sua famiglia e la trasmette ai suoi discendenti.

Nota 2

Öwlat: “Hoja taýpalary XII tirä bölünip aşakdaky şahalardan ybarat”. Questi dodici rami principali sono: Berdili, 2. Jemhur, 3. Gymylan, 4. Şagla, 5. Geçi aýak, 6. Alaňlar, 7. Göttikmeliler, 8. Baýtally, 9. Tat, 10. Peder köş, 11. Garalar, 12. Geçilije.

Nota 3

Il titolo di “atin” o “atun” è generalmente applicato alle donne che impartiscono l’istruzione religiosa. Ci sono molti tipi di atun. Le halpa/atin sono delle guaritrici. Nella Corasmia diventano atin sia dopo una grave malattia (come per lo sciamanesimo) che in seguito a un pellegrinaggio nei luoghi sacri, a un pernottamento in un cimitero o a un sogno iniziatico. La capacità di leggere la scrittura araba è percepita come una qualifica sufficiente per diventare una atin. Le “donne che recitano” sono invitate a molte cerimonie del calendario Islamico, ma anche non Islamico. Alcune hanno la funzione di guaritrici o indovine e tra i loro spiriti aiutanti compaiono tanto i dodici Imam (On Ikki Imamlar) quanto gli eroi del mondo sunnita.

Nota 4

La principale differenza tra i porkhan e gli ishan è che i primi hanno un rapporto positivo e funzionale con i ginn nella cura del paziente, mentre gli ishan evitano i ginn perché li considerano la vera causa della malattia. I punti di vista di questi due gruppi hanno quindi fondamenti molto diversi. I porkhan terapisti turkmeni dell’Iran eseguono il “canto delle fate” che cattura i ginn e le fate cattivi espellendoli dal corpo del malato.

Nota 5

Ahmad Zamchi, detto comunemente Abdal Bobo, era nativo di Zamchi, un villaggio vicino a Bukhara. Era un discendente del Califfo ‘Ali. Secondo la leggenda, Ahmad Zamchi era un abile fromboliere e un zelante musulmano che combatté dalla parte di Abu Muslim (VIII secolo). La sua tomba venerata si trova nella città di Nurota (Nurata) nella regione di Navoi della Repubblica dell’Uzbekistan.

Bibliografia

Ovlyady

Shrines associated with the name of Hazrat Ali in Central Asia

Ovlat

Consideration of Porkhani Ceremony in Turkmen Sahara of Iran

/ 5
Grazie per aver votato!