Il saluto al sole si relaziona ai dodici Imam

La dodicità e la quintuplicità nel surya namaskar e nell’islam

Il surya namaskar, il saluto al sole, è un rito devozionale di dodici asana o posizioni, di cui cinque posture, cioè la pranamasana (la posizione della preghiera), l’hasta uttasana, la padahastasana, l’ashwa sanchalanasna e la paravatasana sono ripetute rispettivamente in ordine inverso, mentre l’ashtanga mamaskara e la bhujangasana si svolgono tra le ripetizioni. Queste dodici asana corrispondono a ognuno dei dodici segni dello zodiaco.

La wilayah, la santità nell’Islam, testimonia che dopo il Profeta ci sarebbero stati dodici Imam/Califfi. Essi, come sopra, rappresentano i dodici segni zodiacali, mentre tra di essi i cinque Panjtan, sono i cinque corpi sacri (Muhammad , Ali , Fatima , Hasan e Husain). Nell’arte dell’inchino e della prostrazione devozionale questi cinque Panjtan rappresentano le cinque salat (preghiere) quotidiane.

Le dodici posizioni del Surya Namaskar (Dhikr al Sole) corrispondono ai 12 Imam/Califfi. Nello Yoga ogni posizione del saluto al sole corrisponde ad uno dei dodici segni zodiacali proprio come nell'Islam.

L’origine del saluto al sole è in mesopotamia

La Dasira Narada Foundation, una scuola di terapie olistiche afferma: “La pratica del surya namaskara si perde nella notte dei tempi, comunque se vogliamo avvicinarci alla sua origine, dobbiamo spostare l’attenzione in Babilonia (l’attuale Irak). In seguito fu introiettato dalla religione Islamica con la nascita della salat – il rituale delle cinque preghiere giornaliere – per arrivare ai giorni nostri verosimilmente sotto forma di hatha-yoga con gli asana“.

La diffusione del saluto al sole in India

ll surya namaskar importato nel subcontinente indiano divenne una forma “rituale” in uno dei tanti gruppi religiosi dell’antica società. Shivaji (1627-1680), fondatore dell’Impero Maratha, chiese che queste efficaci, fluide e dinamiche tecniche, fossero adottate dai soldati della guardia reale. Incoraggiò, quindi, il leader religioso Sri Samartha Ramdas (1608-1681) a “far rivivere” e a diffondere il saluto al sole in tutti gli angoli del regno.

Però, fu solo nel 1938 che Bhawanrao Shriniwasrao Pant Pratinidhi (1868 – 1951), il Rajah di Aundh, rese popolare il saluto al sole incorporandolo negli esercizi di yoga.

CHI ERA SHIVAJI?

Shivaji e le sue relazioni con i musulmani

L’antropologo indiano J. J. Roy Burman, ha scritto: “Per quanto riguarda Shivaji, possono essere portati alla luce i legami di suo nonno Maloji con Malik Ambar, uno schiavo musulmano etiope convertitosi all’Islam che regnò nel XVII secolo. Anche il padre di Shivaji, Shahji, prestò servizio nell’esercito di Malik Ambar per qualche tempo. Shahji in seguito si unì al sultano di Bijapur”.

Shivaji si circondava di qazi, non di brahmini

Shivaji non si circondava di brahmini, al contrario, prove recenti hanno dimostrato che non incontrò Ramdas, il “rivificatore” del surya namaskar fino al 1672. Ci sono prove considerevoli che accolse i musulmani nel suo stato fin dai tempi più antichi. I procedimenti giudiziari del 1657 elencano i nomi dei qazi (giudici) musulmani che erano stipendiati per giudicare i casi. Allo stesso tempo, Shivaji accolse le reclute musulmane nel suo esercito. La prima unità era un gruppo di 700 pathan afghani, che avevano lasciato Bijapur dopo un trattato con i Moghul. Anche singoli musulmani sono ascesi nell’esercito di Shivaji, come Sidi Ibrahim, che era uno dei 10 comandanti più fidati durante lo scontro con Afzal Khan.

Shivaji un indù alleato dei musulmani

Shivaji sposò più di una volta la tolleranza e il sincretismo. Invitò persino Aurangzeb a imitare il comportamento dell’imperatore Akbar che rispettava le credenze e i luoghi dell’Induismo. Shivaji non ebbe difficoltà ad allearsi con gli stati musulmani che lo circondavano come il Sultanato di Bijapur, retto dalla dinastia islamica sciita degli Adil Shahi; col Sultanato di Golconda e con la dinastia Moghul, anche contro le potenze Indù, come i Nayak del Karnataka. Inoltre, non si alleò con altre potenze Indù, come i Rajput, per evitare di ribellarsi ai Moghul. L’ammiraglio della sua flotta era ovviamente un musulmano.

Anche dopo il periodo di Shivaji, la popolazione indù del Deccan rimase divisa tra loro. Molti Indù continuavano a parteggiare per i musulmani. Quando la dinastia musulmana Nizam sconfisse i Maratha, il principale portavoce dei Nizam alla corte di Shahu era Parshuram Pant Pratinidhi (un brahmino Deshasta) che era un diretto rivale di Bajirao (un brahmino Chitpavan).

Govind Pansare sfata il mito anti-musulmano di Shivaji

Govind Pansare, storico marxista indiano sfata il mito anti-musulmano del sovrano Shivaji. Egli ritrae Shivaji come un moderno sovrano laico dedito alla costruzione di una società multiculturale. Govind Pansare si chiede: “Come si può spiegare l’impiego di un gran numero di musulmani nella marina e in altri servizi del regno di Shivaji?” Shivaji fece seppellire Afzal Khan con tutti gli onori militari dopo averlo ucciso nel 1659 e stanziò i fondi per il mantenimento della sua tomba – dichiara Govind Pansare. Chhatrapati Shivaji Maharaj trattava i musulmani e l’Islam con rispetto, e non era contrario a stabilire relazioni con quegli indù che si erano convertiti all’Islam, o desideravano riconvertirsi all’Induismo.

Shivaji si ispira alla metafisica solare islamica

Chhatrapati Shivaji Maharaj osservando la somiglianza tra la salat e il surya namaskar si propose di saldare un’alleanza indù-musulmana. A tal proposito, costituì un gruppo di sapienti indù e musulmani, tra cui Samartha Ramdas (il”vivificatore” del saluto al sole e consigliere di Shivaji), i quali si accorsero dell’origine mesopotamica del saluto al sole e di una metafisica solare islamica.

Nel suo Dasbodh (in Marathi, “I consigli per il discepolo”), Samartha Ramdas scrisse: “I brahmini hanno perso la loro saggezza e la loro condotta. Sono diventati i discepoli dei loro discepoli, dimenticando la propria casta. Sono diventati gli adoratori dei santi musulmani”. (Citato in “Biography of Samartha Guru Ramdas” a cura di Anil Kumar Salil)

Questo passaggio indica che i brahmini dell’epoca di Shavaji si ispirarono alle scritture Islamiche e da esse fecero “rivivere” il surya namaskar. È degno di nota che anche Guru Nanak, il fondatore del Sikhismo, una “religione-ponte” tra Islam e Induismo, nacque in una famiglia khatri di Samartha Ramdas, il guru di Shivaji.

Alla scoperta della metafisica solare islamica

“Glorifica e loda il tuo Signore prima del levarsi del sole e prima che tramonti.” (Corano, 20:130)

Ibn ‘Arabi, il grande mistico andaluso, usa i simboli del sole per rappresentare Dio come fonte principale dell’universo.

Ibn 'Arabi scrisse: "E lasciare lo dhikr è meglio, perché in realtà il sole non tramonta mai."

Il verso “e lasciare il dhikr è meglio, perché in realtà il sole non tramonta mai” indica che il sole è un simbolo di Allah che non se ne va mai, e che sarà sempre presente in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. È proprio come il sole, che in realtà non tramonta mai, ma cambia solo il tempo e il luogo in cui illumina, ma la sua esistenza rimane. Il sole per Ibn ‘Arabi è la rivelazione di Dio o il Corano stesso (Ayatullah Jawadi Amuli).

Il ricordo del sole (dhikr al-shams), non il saluto al sole

"Te ne abbiamo dette già abbastanza; pensa al resto (a contemplare), se il tuo pensiero si è congelato, pratica lo dhikr.
La memorizzazione di Dio (lo dhikr) mette il pensiero in movimento; fa dello dhikr un sole per il tuo pensiero congelato". (Rumi, Mathnavi, Libro 6, versi 1475-76)

“Rumi riferendosi al ricordo di Dio che aiuta a rafforzare le capacità intellettuali e permette all’intelletto di fiorire e allo spirito di riverberare, paragona lo “dhikr al Sole” al movimento che solleva il pensiero [o l’intelletto] inaridito rimettendolo in azione”.

La mistica Nuqtavi e le dodici asana del saluto al sole

Nella mistica Nuqtavi, il sole ha dodici case e la sua anima si manifesta nei dodici Imam e nelle dodici asana del saluto al sole. I dodici mesi solari, i dodici Imam e le dodici asana sono tutti identici: “essi sono l’anima persiana [nafs-i ‘Ajami]|, la cui manifestazione è il sole, e dal sole è la manifestazione dei dodici”.

Nella commemorazione rituale del martirio di Husayn a Karbala, il sole è considerato un segno di regalità, è il mistico, il monarca e il messia.

Il saluto al sole è in continua evoluzione

La differenza tra il surya namaskar classico (rituale religioso) e il surya namaskar di  Pratinidhi è nella sequenza, nei japa mantra (ripetizione dei mantra) e nella respirazione. Sotto tutti e tre gli aspetti, Pratinidhi lo ha progettato per essere sistematizzato senza alcun japa mantra. Il surya namaskar progettato nell’era Pratinidhi non faceva parte delle attività di yoga e asana. Fu solo pochi anni dopo che il surya namaskar di Pratinidhi fu adottato come forma di riscaldamento prima delle varie asana.

Non ci sono dati storici su chi abbia adottato il surya namaskar come parte delle asana, tuttavia, secondo Swami Shivananda (1887–1963) il saluto al sole doveva abbinarsi alla recita dei 12 nomi del sole.

Mark Singleton, un istruttore di yoga qualificato in India nelle dottrine d’Iyengar e di Satyananda, ha attribuito la diffusione del saluto al sole a Krishnamacharya (1888 – 1989). Quindi, il surya namaskar come lo conosciamo oggi non faceva parte dello yoga e ha solo circa 100 anni di vita.

La sequenza di Pratinidhi è più adatta per i musulmani

Quindi, il classico surya namaskar è un rito religioso che contiene mantra induisti e i musulmani non possono farlo. Tuttavia, la versione fisica del surya namaskar di Pratinidhi è un tipo di surya namaskar che prevede il riscaldamento del corpo fisico e una sequenza di respirazione (espirazione e inspirazione), senza contenere alcun mantra; quindi, è più adatta per i musulmani.

Il surya namaskar e la salat

Yogi Adityanath ha dichiarato che la “salat/namaz offerta dai musulmani assomiglia a diverse posture e asana del surya namaskar che includono il pranayama.

Il surya namaskar e la salat sono due forme di attività fisica efficaci, sicure e salutari per tutti i tipi di persone, compresi i disabili. Entrambe le sequenze possono essere eseguite regolarmente a qualsiasi età per l’ottenimento di benefici fisici, fisiologici e psicologici.

Il surya namaskar e la salat devono essere praticate preferibilmente su un tappeto con il supporto di una guida.

Mantra Bija Induisti e Dhikr Islamici

Mantra Bija Induisti Dhikr Islamici per ognuno dei dodici Imam
Om Hram Mitraya Namaha — Benvenuto, amico di tutti che esisti!Ya Amir Al-Muminin (O Comandante dei fedeli)
Om Hrim Ravaye Namaha — Benvenuto, donatore di luce!Ya al-Mujtaba (O il prescelto)
Om Hrum Suryaya Namaha — Benvenuto, incoraggiatore di azioni!Ya Sayyid al-Shuhada (O Maestro dei martiri)
Om Hraim Bhanave Namaha — Benvenuto, luminoso!Ya Zayn al-Abidin (O Ornamento degli adoratori) oppure Ya Sayyid al-Sajjadin (O Maestro dei prostratori)
Om Hraum Khagaya Namaha — Benvenuto, galleggiante nel cielo!Ya al-Baqir (O Divisore della Conoscenza)
Om Hram Pushne Namaha — Benvenuto, creatore di cibo e energia!Ya al-Sadiq (O Veritiero)
Om Hram Hiranyagarbha Namaha — Benvenuta, entità cosmica dorata!Ya al-Kadhim (O Calmo o Controllato); oppure Ya Bab al-Hawa’ij (O porta per soddisfare i propri bisogni)
Om Hrim Marichaya Namaha — Benvenuti, raggi solari!Ya al-Ridha (O gradito)
Om Hrum Aditaya Namaha — Benvenuto, figlio di Aditi!Ya al-Taqi [O Pio]; oppure Ya al-Jawad [O Generoso], oppure Ya al-Qani’ [O Soddisfatto]
Om Hraim Savitri Namaha — Benvenuto, donatore di vita solare!Ya al-Hadi [O Guida], oppure Ya al-Naqi [O Puro]
Om Hraum Arkaya Namaha — Benvenuto, degno di lode!Ya al-Samit (O Quieto) oppure Ya al-Zaki (O Puro).
Om Hraha Bhaskaraya Namaha — Benvenuto, tu che mi porti all’Illuminazione!Ya al-Mahdi (O Guida), oppure Ya al-Hujjat ibn al-Hassan (O Prova), oppure Ya al-Muntadhar (O Atteso)

La Om contro l’Adhan

Al tempo di Shivaji molti parallelismi furono tracciati tra le personalità Islamiche e il Pantheon Induista. La parola sanscrita OM a sinistra fu equiparata al nome di Ali scritto in arabo a destra, primo Imam e primo bija mantra/dhikr del surya namaskar.

La Om è un mantra che viene tradizionalmente cantato all’inizio e alla fine delle sessioni di yoga. Si ritiene che il mantra abbia un alto potere spirituale, sonoro e creativo. È un suono e un simbolo ricco di significato e di profondità e, se pronunciato correttamente è in realtà AUM. L’Aum è in verità composto da quattro sillabe – A, U, M e la sillaba silenziosa, in cui il suono A (allungato “awe”) parte nella parte posteriore della gola e si estende. Fa vibrare il plesso solare e il petto. Il suono U rotola gradualmente in avanti nella parte superiore del corpo e fa vibrare la gola. Il suono M tocca i denti anteriori e fa vibrare la parte superiore. La sillaba silenziosa è il profondo silenzio dell’infinito. Le tre lettere simboliche sono caratterizzate rispettivamente da 1) creazione, 2) conservazione e 3) liberazione.

L’Adhan ha più benefici del suono OM perché ha più sillabe di quest’ultima. L’Adhan in arabo è la chiamata islamica al culto, recitata dai muezzin cinque volte al giorno. Il significato della parola è “ascoltare, sentire ed essere informati”. L’Adhan ha un alto significato in quanto contiene il linguaggio della glorificazione del Signore e del Suo Messaggero. Inizia con “Allah è il più grande” (quattro volte) che testimonia il potere supremo del Creatore dell’universo. La frase successiva, “Non c’è nessuno degno di adorazione all’infuori di Allah”, giustifica il primo criterio della fede di un musulmano: credere nella supremazia di Allah e non paragonare nessuno a Lui. Segue la testimonianza che il Profeta è il Messaggero di Allah. Poi, l’Adhan proclama: “Venite alla Salat!” (alla preghiera) e “Venite al successo!”, il cui scopo è d’ispirare i musulmani a pregare per l’ottenimento del successo in questo mondo e nell’Aldilà.

Epilogo

La storia di Shivaji è stata molto distorta così come l’origine e l’evoluzione del saluto al sole (surya namaskar), che era islamizzato ed è islamizzabile. L’interazione indù-musulmana è stata sempre presente fin dall’antichità, e ancora oggi sventolano le bandiere verdi dell’Islam sulle case dei diseredati di religione indù di Yavatmal (Maharashtra).

Bibliografia

J. J. Roy Burman, Shivaji’s Myth and Maharashtra’s Syncretic Traditions

Ayatullah Jawadi Amuli, Dhikr and the Wisdom behind it

Cahya Buana, Nature Symbols and Symbolism in Sufic Poems of Ibn Arabi

/ 5
Grazie per aver votato!