Il Sultano Mehmed V e la bandiera con i 12 imam

Il Sultano Mehmed V, nome originale Mehmed Reşad, (1844—1918), regnò dal 1909 al 1918. Mehmed Reşad era un uomo buono e gentile, uno storico della tradizione Islamica e uno studioso di letteratura persiana; ma aveva poca esperienza nell’arte di governare. Sfortunatamente, ha assistito alla dissoluzione dell’Impero Ottomano.

La prima guerra mondiale

Poche settimane dopo l’entrata in guerra degli Ottomani, le autorità statali e religiose emisero un fatwa (parere legale) che dichiarava la lotta contro Gran Bretagna, Francia, Russia, Serbia e Montenegro una jihad.

La dichiarazione aveva lo scopo di mobilitare i musulmani, in particolare gli arabi, che venivano corteggiati dalla Gran Bretagna, a ribellarsi contro le potenze coloniali. In qualità di califfo, il Sultano Mehmed V invitò anche alla rivolta gli sciiti d’Iran e i sudditi musulmani delle colonie delle potenze dell’Intesa, soprattutto di Egitto e India.

I principali religiosi sciiti delle città Ottomane di Najaf e Karbala aderirono alla jihad. Allo stesso tempo, la proclamazione della jihad escludeva dall’arruolamento i non musulmani dell’impero, gli armeni e i greci; infatti, era stata proclamata una lotta contro l’Europa cristiana.

La dichiarazione della jihad

La dichiarazione della jihad “jihad-i mukaddes ilani” fu firmata dal shaikh ul islam Ürgüplü Hayri Efendi (1867-1921) e fu approvata dal Sultano Mehmed V il 14 novembre 1914. Il testo fu tradotto nelle numerose lingue dei paesi musulmani e fu inviato a quasi tutti gli stati asiatici e africani in cui vivevano i musulmani.

I capi religiosi sciiti delle città sante di Najaf, Karbala e Kazemiye (Baghdad) ricevettero l’ordine d’informare il popolo che l’Impero Ottomano partecipava alla prima guerra mondiale.

Purtroppo, la maggior parte delle comunità musulmane erano sotto il controllo delle potenze coloniali e i loro cittadini musulmani combattevano negli eserciti coloniali contro l’Impero Ottomano.

Il Sultano Mehmed V riceve il sostegno degli sciiti

In un telegramma in arabo, indirizzato al Sultano Ottomano dal consiglio degli ‘Ulama di Najaf mancava la frase Amir al-mu’minin, titolo che esclusivamente si applica tra gli sciiti ad ‘Ali ibn Abi Talib, ma il gruppo di Ulema sciiti chiamò Mehmed V, khalifatuna (il nostro califfo). Tre anni dopo ancora il consiglio degli ‘Ulama inviò un altro telegramma al Sultano Mehmed V riguardante le invasioni anglo-russe dell’Iran. Questo telegramma riportava la frase Khalifah-i Islam.

La bandiera sunnita-sciita

Questa bandiera commemorativa ufficiale Ottomana fu preparata col logo Ottomano e la tughra del Sultano a destra, la mezzaluna turca e il simbolo della stella al centro, il versetto coranico e l’hadith a sinistra, circondati da 18 cerchi calligrafici che sono:

Il cerchio col nome di “ٱلل‍َّٰه جل جلاله” (trasl. Allah Jala Jalaluhu), Allah il Più Sublime.
Il cerchio con il nome di Rasulu Allah, il Messaggero (S) di Allah.
Il cerchio con il nome di Sayyida Fatima az Zahra, la pace sia su di Lei.
Tre cerchi con il nome di Sayidina Abu Bakr, Umar e Uthman, che Dio sia soddisfatto di Loro.
Dodici cerchi con il nome calligrafico di dodici Imam dell’Ahl ul Bayt, la pace sia su di Loro.
Il tughra (timbro) appartiene al Sultano Mehmed V che governò nell’ultima fase dell’impero Ottomano.

Questo vessillo spiega che la credenza nei 12 Imam era ben radicata dall’inizio alla fine dell’era Ottomana. Ancora una volta questa è la prova che la credenza nei dodici Imam dell’Ahl ul Bayt è stata preservata all’interno del Sultanato Ottomano.

Bibliografia

Vefa Erginbaş, The appropriation of Islamic history and Ahl al-Baytism in Ottoman historical writing: 1300-1650
Jane Hathaway, The Forgotten Icon: The Sword Zulfikar in Its Ottoman Incarnation
‘Abd al-Hadi Ha’iri, Shi’ism and Constitutionalism in Iran: A Study of the Role Played by the Persian Residents of Iraq in Iranian Politics

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