La mezzaluna d’acqua e l’islam

“… E dall’acqua abbiam fatto germinare ogni cosa vivente.” (Corano, 21, 30)

Il cantante tataro Zulfat Zinnurov ha fatto scavare un buco nel ghiaccio a forma di mezzaluna. Si è congratulato per le vacanze natalizie con gli ospiti tatari musulmani provenienti dalla Cina e dalla Finlandia nella comune lingua tatara: “Beyirum belem duslar! Alla ul ber, onytmagyz)”. (Buone vacanze, amici! Dio è uno per tutti, non dimenticate).

Il significato della mezzaluna d’acqua

La mezzaluna fertile è sorta in Mesopotamia. Questa regione viene spesso definita come la “culla della civiltà” e fu nelle valli fertili dei quattro grandi fiumi della regione (Nilo, Giordano, Tigri ed Eufrate) che si svilupparono le prime civiltà e nazioni dell’Antichità. Nel Gorinto buddista giapponese, la mezzaluna d’acqua rappresenta lo sviluppo dell’intuizione e della consapevolezza.

Il rapporto con l’acqua nell’Islam è quotidianamente percepito dalla legge Coranica dell’abluzione che i musulmani eseguono per compiere le cinque preghiere quotidiane.

“O voi che credete! Quando vi levate per la preghiera, lavatevi il volto, le mani [e gli avambracci] fino ai gomiti, passate le mani bagnate sulla testa e lavate i piedi fino alle caviglie. Se siete in stato di impurità, purificatevi. Se siete malati o in viaggio o uscendo da una latrina o dopo aver accostato le donne non trovate acqua, fate la lustrazione con terra pulita, passandola sul volto e sugli avambracci. Allah non vi vuole imporre nulla di gravoso, ma purificarvi e perfezionare su di voi la Sua grazia affinché siate riconoscenti.” (Corano, 5, 6)

La fonte sacra Zamzam vicino alla Mecca ha effetti benefici sulla salute del corpo grazie a una trentina di elementi che sono stati individuati nella sua acqua. La fonte è chiamata anche “il pozzo di Ismaele” perché è scaturita miracolosamente per ordine divino per far sì che Agar nel deserto potesse dissetare Ismaele, figlio di Abramo.

Gli sciiti si riferiscono all’acqua per ricordare l’evento brutale di Karbala (680 d.C.) in cui Hoseyn, figlio di ‘Ali e nipote del Profeta Muhammad, fu martirizzato nei pressi di Kufa, in Iraq.

“La goccia d’acqua che lasciò la sua casa, l’oceano,

Quando vi fece ritorno

trovò un’ostrica ad aspettarla

e divenne una perla”

Rumi

L’Islam può essere raccontato attraverso l’arte acquatica degli hammam e delle vasche dei giardini dell’Alhambra. L’acqua è fondamentale nella cultura Islamica che ha solide radici nomadi e desertiche. Nell’Islam, l’acqua è l’elemento che dona la vita. Nel Corano, il termine acqua (ma’) nelle sue svariate forme ricorre più di 60 volte. Dio ha creato tutti gli esseri viventi dall’acqua e anche i giardini del paradiso straripano di acqua viva: ci sono fiumi, fontane e sorgenti, alcune profumate di canfora.

“I pii saranno in giardini con sorgenti” (Corano, 15, 45) e sorprendentemente persino l’inferno ha una fonte d’acqua bollente. I dannati imploreranno pietà chiedendo agli ospiti del paradiso di versargli un po’ di acqua fresca: “Versate su di noi dell’acqua” (Corano, 7, 50).

Nella vita terrena l’acqua è lo strumento terreno per dare la vita (Corano, 26, 134; 18, 33).

Il Mufti Albir Krganov ha spiegato per evitare malintesi in occasione delle feste natalizie: “Seppur scavato durante il Natale, nel buco di ghiaccio e acqua i musulmani possono nuotare, ma non si tratta del bagno battesimale.”

Bibliografia

ACQUA, ISLAM E ARTE, Museo d’arte Orientale, Torino, 2019

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